Tutti i padri NUOVA DESTRA

Con Berlusconi e Bossi è nato un identikit culturale: che cosa si sostituisce ai vecchi simboli fascisti Con Berlusconi e Bossi è nato un identikit culturale: che cosa si sostituisce ai vecchi simboli fascisti Tutti i padri NUOVA DESTRA f ROMA : ; EGGE con passione, come i i a centellinare il piacere di I j una sottile ebbrezza libeMAi ratoria, il libro che ha già fatto inviperire liberal e femministe d'oltreoceano: Rivelazioni di Michael Crichton, il romanzo dove è una donna a molestare sessualmente la sua vittima. Tra i film più recenti apprezza II socio, dove Tom Cruise ingaggia la sua solitaria battaglia contro il marcio della società, oppure Bronx, l'ultimo inno ai buoni sentimenti in un mondo senza cuore. La Destra nuova di zecca si è insomma riconciliata con Hollywood, con l'americanismo, col romanzo di largo consumo, con l'immaginario della modernità, con la cultura di massa, con la legge dei grandi numeri. La vecchia Destra del pessimismo culturale è defunta. E con essa sono scomparse le sue ubbie aristocratiche, il suo elitarismo un po' polveroso, il suo tradizionalismo leggermente arcaico. Indro Montanelli afferma che la nuova Destra gli suscita «orrore». E si capisce: la Destra di massa è nata per vincere. Basta soltanto questo peccato originale per provocare il raccapriccio di chi ha fatto del proprio destino minoritario un vessillo esistenziale e persino la prima ragion d'essere. «La nuova Destra nasce sulle ceneri del partito ideologico», sostiene Gianni Baget Bozzo. La vecchia Destra, al contrario, era impregnata di ideologia fin nelle sue fibre più intime. Dall'ideologia nasceva la sua ostilità per il «materialismo» moderno, la sua repulsione per la «mediocrità» della democrazia, la sua debolezza per la «terza via» fascista, sentita e vissuta come baluardo del vecchio mondo minacciato dalla «massificazione» americana. La Destra incolta e manesca che faceva il verso ad Arnold Shwarzenegger balbettava rimasticature ideologiche per dare una veste eroicizzante alla sua genetica estraneità ai costumi democratici. Quella colta e consapevole di sé s'inchinava devota ai grandi nomi del suo (vero o presunto) albero genealogico: da De Maistre a Nietzsche, da Prezzolini a Marinetti, da Heidegger a Jùnger, da Celine a Pound, da Eliade a Evola, da D'Annunzio a Gentile. Nomi che non dicono più niente alla Destra post-ideologica che si addobba con i colori sgargianti della modernità. Una Destra suadente e accattivante come una convention di Silvio Berlusconi. Una Destra ottimista e sfrontata. Una Destra in cui i nemici riconoscono un inconfondibile tratto di artificiosità e di belletto. Una Destra di «plastica», come ha affermato Ernesto Galli della Loggia. «A parte che la plastica ha una funzione essenziale nella nostra vita», replica Baget Bozzo, «questa Destra ha capito più degli altri che l'immagine conta più del contenuto, realizzando alla perfezione la profezia di McLuhan: il mezzo è il messaggio». Ecco perché questa Destra appare oggi sovraccarica di una valenza «inedita», quasi a sottolineare la rottura più drastica, più radicale e irreversibile con le forme «antiche» della comunicazione politica da «Prima Repubblica», a cominciare dai partiti, è proprio lei a rappresentarla. E' questo il tratto più «nuovo» che il semiologo Omar Calabrese rico- nosce nel variegato minestrone della Destra italiana riconducendo tutte le sue multiformi manifestazioni sotto la categoria di «populismo». «In tutte le "destre" italiane l'elemento fondante appare il rapporto immediato e senza filtri tra il Capo e le masse, caratteristico del populismo», spiega Calabrese: «C'è il populismo radicaleggiante della destra missina, il populismo "dal basso", anarcoide e giustizialista della Lega, che rivendica un rapporto diretto e senza delega con il suo Capo; c'è il populismo "dall'alto", un po' americano e un po' sudamericano, di Silvio Berlusconi che dispensa ai suoi seguaci speranze demagogiche nonché l'esempio di uno che "si è fatto da solo" e che può trasferire anche in politica il suo tragitto di imprenditore; infine c'è un populismo di matrice cattolica che si riassume nella formula "solidarismo dall'alto", cioè un solidarismo che rimarca una differenza tra chi generosamente dà ed elargisce e chi riceve». E cosa c'è di più tipico del «populismo» di una coriacea, pervicace, viscerale forma di «anti-intellettualismo»? Calabrese suggerisce con malizia che «se la destra avesse voglia di leggere potrebbe trovare un breviario dell'anti-intellettualismo nelle Illusioni del progresso di Sorel». Ma non è difficile ricono scere nella nuova Destra un'av versione profonda per l'«intellet tuale di sinistra», per l'intelli gencija sofisticata e spocchiosa, salottiera e sussiegosa che fa pensare all'ostilità che Edmund Burke, il critico moderato, sia pur lontano dagli anatemi apocalittici di un De Maistre, della Rivoluzione francese, _...,„ nutriva verso i philosophes astratti, considerati alla stregua di «sofisti», «declamatori» e «metafisici». La nuova Destra appare piuttosto orientata ai valori della solidità, della concretezza, del pragmatismo. Al pari di Burke nutre un'antipatia radicale, come sostiene lo studioso d'estetica Stefano Zecchi, «per il razionalismo illuministico e astratto della cultura progressista». E se l'ostilità per la figura dell'«intellettuale di sinistra», con tutte le sue «elucubrazioni» e le sue vaghezze utopistiche, adesso ha trovato persino una sua proie¬ zione narrativa con il romanzo di Carlo Sgorlon II regno dell'uomo e nel direttore di Studi cattolici Cesare Cavalieri, il fustigatore del laicismo «di sinistra» (ultima vittima: Alberto Arbasino), tipico della nuova Destra è piuttosto la mitologizzazione dell'«uomo comune» non intellettualizzato, dell'artigiano, del piccolo borghese, dell'imprenditore di modesto fatturato schiacciato dal predominio del «grande capitale» e del «potere finanziario» (un'eco lontana della mussoliniana guerra alle «plutocrazie»?). Ecco allora, con perfetto tempismo, l'editore Corbaccio che ripropone Babbitt di Sinclair Lewis, l'epopea dell'«uomo ordinario» dell'America Anni Venti con «l'abito grigio ben tagliato, ben cucito e assolutamente anodino», «le scarpe nere con le stringhe, ottime, solide, straordinariamente prive di alcunché di originale». Piuttosto che al tradizionale «peronismo», con tutto il suo corteo di de- scamisados e plebi straccione, questa simpatia per l'«uomo comune» assomiglia all'appello reaganiano rivolto ai «piccoli produttori» dell'America profonda in lite con lo Stato invadente e fiscalmente esoso, oppure con la mitologia della Thatcher figlia di un droghiere che si è fatta da sé e che nella sua azione di governo solletica gli «spiriti animali» di un capitalismo allergico ad ogni forma di regolamentazione troppo rigida e vincolante da parte del potere pubblico. L'uomo solo, il selfmade man, l'individuo che è venuto su dal nulla. L'identificazione simbolica della nuova Destra liberista, antistatalista, individualista e profondamente diffidente verso la dimensione collettiva (il che comporta una frattura netta con la tradizionale vocazione «sociale» della Destra di derivazione fascista) non può che nutrirsi di quella mitologia dell'«eroe solitario» che tanta parte ha avuto nell'immaginario cinematografico americano. Sul versante «ottimista», suggerisce lo storico Piero Melograni, questo mito si è espresso nella figura dello James Stewart de La vita è una cosa meravigliosa di Frank Capra (ma Calabrese indica piuttosto lo Stewart dell' Uomo di Laramie, assieme a Gene Hackman seconda maniera). Sul versante «militante» spie- ca invece la saga del primo Rambo in lotta con una società che «sputa addosso» al reduce del Vietnam e il nome di John Milius (amato peraltro anche dalla vecchia Destra) che col suo Alba Rossa dà forma all'incubo di un Occidente militarmente occupato dai «comunisti» e con il quasi introvabile Ultimo attacco rappresenta l'eterno conflitto tra il commando disperato di eroi solitari e l'establishment prigioniero delle proprie paure e schiavo dei compromessi. Radici profonde, ascendenze simboliche di una Destra che seppur ama civettare con citazioni estrapolate dall'opera del liberista Luigi Einaudi, non sempre fornisce un folto pubblico di lettori ai libri scritti dai suoi ideologi. Tanto che due libri di Sergio Ricossa, uno dei pionieri assieme ad Antonio Martino della cultura liberista italiana, sono pressoché introvabili: da I fuochisti della vaporiera, vera e propria apologia della piccola borghesia laboriosa, intraprendente e vessata dal fisco, allo Straborghese, osanna alla borghesia produttiva e allergica all'assistenzialismo di Stato. Oggi il liberismo italiano appare più aggressivo e sicuro di sé. In molti corsi di economia politica le lezioni di Adam Smith hanno preso il posto di quelle dedicate a Marx. La Laterza moltiplica le ristampe dolla Favola delle api di Bernard de Mandeville dove si elogia la società che sa trasformare i «vizi privati» in «pubbliche virtù». Si riscopre l'opera di uno dei padri del liberismo come il premio Nobel Friedrich von Hajek, la cui opera, a detta dello studioso liberale Nicola Matteucci, è stata «ostracizzata», messa ai margini e trascurata dalla «dittatura culturale della sinistra». Antonio Martino sta per dare alle stampe un profilo biografico-intellettuale di Milton Friedmann, l'ispiratore principe dei Chicago Boys che hanno fornito l'ossatura concettuale alla politica economica di Reagan. Inoltre Leonardo Mondadori sta per pubblicare una raccolta di scritti politici del pensatore cattolico Augusto Del Noce. Critico della società «radicale» permeata di «laicismo borghese», la figura di Del Noce rappresenta infatti il trait d'union tra la Destra liberista e il tradizionalismo cattolico contrario all'evoluzione «progressista» della Chiesa post-conciliare. E se nella nuova Destra (non esente da una certa propensione all'edonismo consumista deplorato dalla vecchia Destra) le raccomandazioni papali sulla disciplina dei comportamenti sessuali non sembrano trovare un terreno particolarmente ricettivo, tuttavia è stato proprio il liberista Antonio Martino a manifestare le sue perplessità a proposito del riconoscimento dei matrimoni gay. Una coltre di tradizionale conservatorismo (assieme al rituale richiamo dei valori «antichi») si stende pur sempre su una Destra per altri versi così sensibile al nuovo costume introdotto dai mezzi di comunicazione di massa. A una Destra liberale e liberista l'ultima cosa che oggi si può chiedere è di diventare pure libertaria. Pierluigi Battista minestrone riconducenformi manicategoria di tte le "dento fondan immediato po e le maspopulismo», 'è il populidella destra o "dal basiustizialista dica un rap delega con populismo mericano e o, di Silvio ensa ai suoi emagogiche uno che "si è può trasferi suo tragitto ne c'è un poattolica che rmula "soliioè un solia una diffesamente dà eve». pico del «poriacea, pervia di «anti-inabrese sughe «se la di legge un breludi Sorel». Ma non è difficile ricono scere nella nuova Destra un'av versione profonda per l'«intellet tuale di sinistra», per l'intelli gencija sofisticata e spocchiosa, salottiera e sussiegosa che fa pensare all'ostilità che Edmund Burke, il critico moderato, sia pur lontano dagli anatemi apocalittici di un De Maistre, della Rivoluzione francese, _...,„ nutriva verso i philosophes astratti, considerati alla stregua di «sofisti», «declamatori» e «metafisici». La nuova Destra appare piuttosto orientata ai valori della solidità, della concretezza, del pragmatismo. Al pari di Burke nutre un'antipatia radicale, come sostiene lo studioso d'estetica Stefano Zecchi, «per il razionalismo illuministico e astratto della cultura progressista». E se l'ostilità per la figura dell'«intellettuale di sinistra», con tutte le sue «elucubrazioni» e le sue vaghezze utopistiche, adesso ha trovato persino una sua proie¬ zione narrativa con il romanzo di Carlo Sgorlon II regno dell'uomo e nel direttore di Studi cattolici Cesare Cavalieri, il fustigatore del laicismo «di sinistra» (ultima vittima: Alberto Arbasino), tipico della nuova Destra è piuttosto la mitologizzazione dell'«uomo comune» non intellettualizzato, dell'artigiano, del piccolo borghese, dell'imprenditore di modesto fatturato schiacciato dal predominio del «grande capitale» e del «potere finanziario» (un'eco lontana della mussoliniana guerra alle «plutocrazie»?). Ecco allora, con perfetto tempismo, l'editore Corbaccio che ripropone Babbitt di Sinclair Lewis, l'epopea dell'«uomo ordinario» dell'America Anni Venti con «l'abito grigio ben tagliato, ben cucito e assolutamente anodino», «le scarpe nere con le stringhe, ottime, solide, straordinariamente prive di alcunché di originale». Piuttosto che al tradizionale «peronismo», con tutto il suo corteo di de- IL PERFETTO UOMO DI DESTRA scamisados e plquesta simpatia pmune» assomigreaganiano rivolproduttori» dell'Ada in lite con lo Stfiscalmente esosomitologia della Thun droghiere che sche nella sua azisolletica gli «spiriun capitalismo alforma di regolampo rigida e vincodel potere pubblicL'uomo solo, il sl'individuo che ènulla. L'identificadella nuova Destrtistatalista, indivfondamente diffidimensione collcomporta una frala tradizionale vole» della Destra discista) non può quella mitologia tario» che tanta nell'immaginarioco americano. Sumista», suggeriscro Melograni, quespresso nella figStewart de La vmeravigliosa di FCalabrese indica wart dell' Uomo sieme a seconda versante «CINETECA IERI OGGI JOHN WAYNE (Henelli venti) CHARLES BRONSON (Il giustiziere della notte) CI.INT EASTWOOD (IspettoreCallaghan) SYl.VESTER STALLONE (Kambo2-3) SCHWARZENEGGER (terminator) JOHN M1LIUS (Alba rossa) JAMES STEWART (Ut vita è meravigliosa) UE N1RO (Taxi driver) SYLVESTER STALLONE (Rombo I) VIVIEN LEIGH (Via col.velilo) BIBLIOTECA IERI OGGI DE MAISTRE EDMUND BURKE NIETZSCHE MANZONI PREZZOI.INI CATTANEO JUNGER V. PARETO GENTILE F. VON HAJEK EZRA POUND LUIGIE1NAUDI EVOLA CRICHTON D'ANNUNZIO ai 1 STATISTI 1 IERI OGGI IE H MUSSOLINI THATCHER | H REAGAN | H JUANPERON EVITA PERON | '.LUJLtLEEE ■™rr"r"7 . FRASI IERI OGGI Dio, Pallia I'lit mercato famiglia meiio Slato la twit hi tin), una fa male finestra sul month INFORMAZIONE IERI OGGI II. BORGHESE TG 4 II. GIORNALE 1LGIORNALE (Monianelli) (h'ellri) IL CAND1DO L'lTALIA LUOGHI IERI OGGI LA PIAZZA TEATRO TEN DA PREDAPPIO ARCORE S. KABILA PONT1DA Dall'alto, Silvio Berlusconi, e il liberista Luigi Einaudi Dall'alto, due simboli di ieri e di oggi: John Wayne e Evita Perón

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