«E ora via tutti gli assedi dalla Bosnia»

America ed Europa vogliono estendere l'ultimatum che ha salvato Sarajevo a tutto il Paese America ed Europa vogliono estendere l'ultimatum che ha salvato Sarajevo a tutto il Paese «E ora, vìa tutti gli assedi dalla Bosnia» Clinton: «I caccia colpiranno chi tradisce la tregua» Eltsin propone una conferenza per la pace nei Balcani ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Soddisfatti del successo ottenuto con l'ultimatum della Nato a Sarajevo, Europa e Usa stanno considerando la possibilità di estendere lo stesso modello alle altre città bosniache attanagliate dalla guerra. Il ministro degli Esteri olandese Pieter Kooijmans ha proposto nuovi ultimatum della Nato per costringere le truppe serbo-bosniache a ritirarsi dalle altre città che assediano. Il suo collega belga Willy Klaes ha riaffermato che le minacce dei bombardamenti della Nato dovrebbero essere applicate alle altre zone dove infuriano i combattimenti. Da Parigi l'iniziativa è stata appoggiata dal ministro degli Esteri francese Alain Juppé e dal capo della diplomazia britannica Douglas Hurd. «Adesso bisogna togliere a tutti gli effetti l'assedio di Sarajevo, ma è altrettanto importante togliere l'assedio alle altre città proclamate zone protette dall'Onu», ha dichiarato Juppé. Tuzla, Srebrenica, Zepa e Gora zdc, le enclavi musulmane della Bosnia orientale, sono tuttora strette nella morsa delle truppe serbo-bosniache. La situazione è drammatica anche a Mostar, in Erzegovina, dove i combattimenti tra i croato-bosniaci e i musulmani continuano, come in Bosnia centrale, a Vitez e Gornji Vakuf. Anche se la Nato ha minacciato di usare la forza per riaprire l'aeroporto di Tuzla, indispensabile per gli aiuti umanitari, e per ga- rantire lo scambio dei Caschi Blu a Srebrenica, sul campo la situazione è rimasta immutata. «Sono contento perché i bombardamenti aerei non sono stati necessari. La missione è stata compiuta con successo: i serbi hanno messo sotto il controllo dell'Onu più di 250 armi pesanti», ha dichiarato ieri il presidente americano Bill Clinton, annunciando la possibilità che lo stesso modello venga «esportato» ad altre parti della Bosnia. «Mi congratulo con il governo russo per il grande contributo alla pace», ha detto il Presidente che ha confermato di essere stato tutto il tempo in contatto con il presidente russo Boris Eltsin. Clinton ha però precisato che l'ultimatum Nato rimane in vigore e che i cac¬ ciabombardieri alleati risponderanno ad ogni eventuale attacco contro Sarajevo. «Adesso bisogna rilanciare i negoziati per raggiunge una soluzione di pace accettabile alle tre parti. Solo così ci sarà la pace duratura», ha detto Clinton, esprimendo la speranza di una cooperazione con i russi. Ed è in questo contesto che il segretario di Stato Warren Christopher ha invitato il ministro degli Esteri russo Andrej Kozirev a Washington. Nella capitale americana si trova anche il premier bosniaco Haris Silajdzic che dopo l'incontro con Christopher verrà ricevuto da Clinton. «Siamo pronti al compromesso, ma non alla capitolazione. Faremo il possibile per mantenere il nostro Paese unito», ha dichiarato Sila¬ jdzic. Benché gli americani neghino di voler far pressione sul governo bosniaco, i russi chiedono loro di premere sui musulmani affinché accettino l'accordo di pace proposto dalla comunità internazionale. Il ministro della Difesa russo Graciov ha chiesto al suo collega americano Perry di mandare a Sarajevo un contingente di Caschi blu americani col compito di controllare la parte della città nelle mani dei musulmani. Ma Perry ha declinato l'offerta. Lo stesso Clinton ha riaffermato che i soldati americani andranno in Bosnia solo se ci sarà un accordo di pace accettato dalle tre parti. La Russia intanto chiede un nuovo vertice sulla Bosnia in cui oltre ai russi dovrebbero partecipare Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania. Ma mentre l'apparente successo dell'ultimatum Nato ha dato nuovo slancio all'attività diplomatica internazionale, in Bosnia cresce il timore che le artiglierie serbe ritirate da Sarajevo possano essere usate su altri fronti. Anche perché nessuno, compreso l'Unprofor, sa il numero esatto delle armi in mano ai serbi-bosniaci, che ieri hanno bombardato Tuzla e Bihac. Il che non ha impedito al leader serbo Karadzic di dichiarare che è pronto a negoziare l'apertura dell'aeroporto di Tuzla, controllato dai suoi miliziani, a condizione però che gli venga garantito che lo scalo non verrà usato dai musulmani. Ingrid Badurìna AUSTRIA TUZLA L'aeroporto, fondamentale per gli aiuti alle popolazioni della Bosnia centrale, è martellato dai bombardamenti serbi. La città conta 130 mila abitanti. Vukovar ROMANIA BIHAC Assediata dall'inizio della guerra, ospita 300 mila persone tra abitanti e r.fugiati. La sacca è circondata dalle autoproclamate Repubbliche serbo-bosniaca e serbo-croata. E' dilaniata dai combattimenti tra i musulmani fedeli a Sarajevo e i secessionisti del presidente Fikret Abdic. ITALIA MOSTAR Assediata dai serbi, è sconvolta dai combattimenti che hanno intrappolato 120 mila persone. GORAZDE Assediata dai serbi dal novembre '92. qui sopravvivono 70 mila persone ZEPA n città è schierato un gruppo di Caschi blu canadesi che dovrebbe essere sostituito, entro marzo, da un contingente di 1250 Caschi blu olandesi. SERBIA SREBRENICA Prima della guerra, vi abitavano 25 mila persone. La «pulizia etnica» ha costretto altri 20 mila musulmani a rifugiarsi in città. I serbo-bosniaci la assediano dal marzo 1992. Qui è schierato un contingente di Caschi blu olandesi. (MACEDONIA!