Sì dei sindacati al piano della Fiat di Francesco Manacorda

Cruciale una telefonata tra Ciampi e Agnelli. Subito le consultazioni di base, venerdì la ratifica Cruciale una telefonata tra Ciampi e Agnelli. Subito le consultazioni di base, venerdì la ratifica Sì dei sindacati al piano della Fiat Giugni trova il compromesso e anche la Fiom accetta ROMA DAL NOSTRO INVIATO I sindacati dicono sì, sulla trattativa Fiat c'è l'intesa. Dopo un incontro con il ministro del Lavoro Giugni e l'azienda, Firn, Uilm, Fismic e a sorpresa anche la Fiom, hanno accettato ieri alle 22,30 la proposta di accordo sulla vertenza Fiat presentata domenica notte dallo stesso Giugni ministro del Lavoro. Firn, Uilm e Fismic hanno già siglato l'accordo mentre la Fiom ha per ora apposto solo la sua «adesione». Il sì definitivo, che appare scontato per tutti, arriverà dopo che le organizzazioni avranno consultato le assemblee dei loro iscritti nelle fabbriche del gruppo. Giugni ha fissato l'appuntamento per la firma alle 17 di venerdì. E' stata una mezza paginetta di testo, messa a punto in extremis ieri sera, a compiere il «miracolo», traghettando la Fiom dal limbo dei dissensi interni, al primo assenso. Un assenso che provocherà comunque polemiche nel sindacato. II testo, che è una dichiarazione del ministro del Lavoro, prevede un sistema di verifiche stringenti sull'accordo nel caso in cui nei prossimi due anni «emergessero scostamenti negativi della produzione, rispetto alle previsioni contenute nel piano industriale... per valutare gli interventi da predisporre per far fronte agli eventuali problemi di occupazione nascenti». E' una dichiarazione che riguarda tutte le fabbriche del gruppo, ma che dovrebbe tranquilizzare alcuni settori della Fiom, preoccupati soprattutto per il destino di Mirafiori. La carta che sblocca il gioco arriva dopo dodici ore di consultazioni a catena, ritardi, rimandi, e alla fine un vertice dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Nell'ufficio del ministro del Lavoro il telefono squilla a mezzogiorno meno dieci. «Ciao Gino...», «ciao Sergio...». Mancano pochi minuti all'appuntamento dato da Giugni ai segretari dei metalmeccanici per la pronuncia sulla sua ipotesi di accordo, ma il segretario confederale della Cgil Sergio Cofferati lo avverte: sulla trattativa Fiat l'aria nella Fiom è ormai girata verso il brutto. Il coordinamento dei delegati, che si è riunito alle 11, dopo una riunione del vertice Fiom con quello della Cgil, non ha proprio intenzione di sottoscrivere l'ipotesi di accordo e le delegazioni di Piemonte, Lombardia e Campania sono ormai in rottura aperta con la segreteria nazionale della stessa Fiom: il segretario confederale Cesare Damiano e Susanna Camusso, che conduce le trattative. Questi ultimi, invece, pensano che pure se l'intesa è difficile da accettare, come tutte quelle che riducono l'occupazione, il giudizio debba essere positivo. Glielo ha ripetuto all'infinito nei giorni scorsi e nelle ultime ore, anche il segretario generale della Cgil Bruno Trentin. Il nodo interno alla Fiom è venuto, insomma, al pettine, ma invece di sciogliersi rischia di spaccare il pettine. La posizione dei metalmeccanici Cgil blocca il negoziato e fa tremare il governo. Il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, chiama Giugni e si dice «preoccupato». Poi parla con il presidente della Fiat Giovanni Agnelli, un colloquio importante. Nel frattempo, dal pds, il responsabile dell'industria Gavino Angius scende in campo chiedendo «ogni sforzo per evitare una rottura» anche se esprime «forti riserve» sull'accordo. Ma dal coordinamento il sì non arriva proprio. Il nuovo punto dolente si chiama Mirafiori. Per i delegati piemontesi i programmi dell'azienda non permettono di considerare «temporanee», fino al 1996, le 8000 eccedenze dichiarate negli stabilimenti torinesi e sostengono che alla fine del periodo di cassa integrazione e di utilizzo dei contratti di solidarietà, le produzioni lascerebbero «scoperti» 4000 lavoratori e ridimensionerebbero il ruolo di Mirafiori. L'azienda sostiene invece che lar dislocazione della Tipo D a Mirafiori garantirà, anche con una produzione di auto inferiore all'attuale, di mantenere lo stesso livello di occupazione perché su queste auto, di gamma alta, lavorano più persone che non sulle utilitarie oggi prodotte nello stabilimento. Intanto l'appuntamento dal ministro slitta alle 13.30, ma la delegazione della Fiom arriva un'ora dopo. In mano a Susanna Camusso un documento di poche righe. Il coordinamento Fiom «dà atto al governo delle positive novità che la sua iniziativa ha introdotto sul piano delle politiche e delle prospettive industriali» e apprezza gli strumenti messi in campo. Tuttavia... «Tuttavia è emerso, anche nella fase finale del confronto, un quadro che - in particolare per Torino e per Mirafiori - contraddice le premesse stesse del negoziato, con conseguenze profonde sulle prospettive produttive e occupazionali e sulla stessa credibilità delle relazioni sindacali». Ecco perché non è ancora ((possibile una conclusione senza una riflessione che - coinvolgendo tutte le responsabilità istituzio- nali - risolva i nuovi problemi emersi». Conclusione? Si va alle assemblee dei lavoratori. Una doccia fredda, ma non inattesa per gli altri sindacati. In mattinata sia la Firn che la Uilm tengono i loro coordinamenti e si dichiarano disposti a ratificare il piano. Anche il Fismic è pronto a siglare. Ma un accordo separato non piace a nessuno, tantomeno a Giugni. «Per applicare questo accordo spiega il ministro -, anche per la parte che concerne il governo, ci vogliono le adesioni di tutti i soggetti rappresentantivi. E la Fiom è un soggetto rappresentativo». Alternative non ce ne sono. A questo punto scendono in campo i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Bruno Trentin, Sergio D'Antoni e Pietro Larizza sono concordi sulla necessità di risolvere la vertenza Fiat. In serata un Larizza messaggero di pace lascia la sede della Cgil in Corso d'Italia e va dal ministro: la trattativa Fiat si avvia alla soluzione. Francesco Manacorda Un momento di una delle manifestazioni che hanno scandito questi mesi di trattativa

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