Crisi a Porta Palazzo

\ \ Crisi a Porta Palazzo «Altro è parlar di morte, altro è morire!» Era il grido con cui iniziava la sua concione un cavadenti che in anni lontani esercitava la sua arte a Porta Palazzo. Questo grido che esprime una profonda verità, rappresenta una perfetta epigrafe per i nostri tempi, per noi che all'ora di metterci a cena assistiamo a stragi in diretta sui Tg e leggiamo avidamente le cronache di fatti efferati. Mi è tornata in mente seguendo la lotta dei commercianti e degli abitanti di Porta Palazzo per liberare il loro quartiere dai venditori abusivi e dagli spacciatori di droga. Una battaglia sacrosanta che va sostenuta da tutti per salvare il più pittoresco e il più vivace quartiere di Torino. Però c'è un fatto curioso: quando si parla di Porta Palazzo, si loda sempre il passato, confrontandolo con la decadenza dello stato presente. Anche gli scrittori antichi lo fanno, anche il Casalis, anche il Viriglio il quale scrivendo alla fine dell'Ottocento, sostiene che al Ballone, soprannominato Stass-borgo cioè Borgo degli Stracci, non è possibile trovare qualcosa d'interessante o di curioso, fare quei «colpetti» che in passato erano possibili agli intenditori di anticaglie, perché la merce esposta è di sesta scelta e il venditore, quasi un antiquario, ne sa oramai più del compratore. Come si spiega questo costante rimpianto di ima mitica età dell'oro di Porta Palazzo? Forse col VENERDÌ'

Persone citate: Ballone, Casalis, Viriglio

Luoghi citati: Torino