Tubercolosi record di vittime

ALLARME OMS ALLARME OMS Tubercolosi, record di vittime In Italia ventimila casi di tisi all'anno SI parla tanto di Aids, ma la principale causa di morte da agente infettivo è il bacillo di Koch, la vecchia tubercolosi, ma più aggressiva, a volte incurabile e in crescita sostenuta. Nel mondo una persona su tre è infettata (anche se non sempre sviluppa la malattia attiva) dal bacillo tubercolare: lo dicono le statistiche dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Finché la tisi uccideva solo nel Terzo Mondo i giornali la ignoravano. Però adesso si muore di tbc anche nei Paesi industrializzati, e allora ecco i gridi di allarme. Attualmente i nuovi casi sono 10 milioni all'anno, 3 milioni i morti per il micobatterio tubercolare. Queste cifre però sottostimano sicuramente il fenomeno per l'inesistenza di controlli nel Terzo Mondo, ma anche, tanto per fare un esempio, in Italia, dove un'indagine sulla prescrizione di farmaci anti-tbc ha mostrato che i casi di tubercolosi sono sette volte quelli notificati ufficialmente (i soli iscritti in quei 195 mila casi di tbc nei Paesi industrializzati). E così si scopre che fra le nostre piaghe una è la tisi: 20 mila casi l'anno. Ma la mostruosità di questo ritorno della morte per mal sottile non è che il bacillo di Koch sia spesso diventato resistente ai farmaci. Mostruoso è che lo sia diventato per decisione umana, per quanto possa sembrare paradossale, per scelte economiche dei governi. La tbc attuale è malattia «reaganiana», malattia da fine dello stato sociale. Il taglio dell'assistenza sanitaria pubblica negli Usa ha fatto sì che i malati, quelli indigenti ma non solo loro, tendessero a smettere le cure appena superato l'attacco acuto. Così il batterio non debellato diveniva anche farmaco-resistente. Un'indagine negli ospedali di UN gruppo di immunologi del Dana Farber Cancer Institute di Boston ha prodotto una serie di anticorpi in grado di riconoscere una molecola bersaglio situata all'interno della cellula, e non sulla sua superficie esterna, come avviene di norma. Gli anticorpi, o immunoglobuline, sono proteine che circolano nel sangue e nei liquidi dell'organismo, generate attraverso un meccanismo estremamente complesso, al termine del quale sono in grado di riconoscere e legare la quasi totalità degli antigeni esterni (virus, batteri e così via) e di quelli interni. Date le notevoli dimensioni della molecola anticorpale, il suo passaggio attraverso la membrana cellulare è in genere impossibile. Gli anticorpi quindi si limitano a reagire solo con le molecole esposte sulla membrana esterna della cellula. Il gruppo di Wayne Marasco si è proposto di usare anticorpi per bloccare il virus Hiv responsabile dell'Aids, nel momento in cui questo è all'interno della cellula infettata. Scartata la scelta di anticorpi convenzionali per i loro biniti di ingombro, il gruppo di Boston ha smontato i geni di anticorpi anti-virus Hiv, ricorrendo a tecniche di ingegneria genetica. Si sono ottenuti così anticorpi costruiti in laboratorio, enormemente più piccoli di quelli da cui derivano ma con la stessa capacità di legare il bersaglio per cui sono specifici. L'idea non è nuovissima ed è stata a lungo fonte di frustrazioni per molti ricercatori americani e inglesi. Infatti numerosi laboratori avevano osservato che è alquanto difficile trattenere gli anticorpi all'interno delle cellule secernenti o di altre cellule, data la loro tendenza a risalire verso la superficie ed essere da qui secreti nei liquidi biologici. Nel disegnare le nuove molecole ricombinanti, il gruppo di Wayne Marasco è partito da un anticorpo già esistente in grado di legare la molecola gp 120/160, una proteina che il virus Hiv usa per attaccare i recettori espressi New York rivela un 49,2 per cento di casi di tbc incurabile in soggetti con questi trascorsi. E poi, ancora, la lesina degli interventi sanitari nei Paesi del Terzo Mondo ha reso le terapie brevi, troppo brevi, per malati che magari poi, in fuga dalla miseria africana, entrano come clandestini nei nostri Paesi. Che non li vogliono e ovviamente neppure li curano. Inoltre la tubercolosi dei Paesi industrializzati ha un alleato: l'Aids. Chi ha questo virus spesso riattiva una tubercolosi che era latente e che diventa inarrestabile. Se poi si considera che oggi si viaggia di più anche in località ad alti livelli di tbc e che le strutture sanitarie sono tutt'altro che allertate contro il bacillo di Koch, si ha il ritratto del mal sottile del 2000. Una sorta di «nuova tbc» che si trasmette però nel vecchio modo: quando le vie aeree entrano a contatto con catarro o goccioline di saliva infette. E per il 2000, le statistiche danno 12 milioni di tubercolotici nel mondo (tenendo solo conto dei riduttivi dati ufficiali). Per curare seriamente, per 6 mesi, un soggetto, sono necessari fra i 40 e 50 dollari. Può inquietare che in Italia il prezzo sia 10 volte tanto. Ma, si è detto finora, l'Italia è un mercato piccolo e le aziende farmaceutiche devono fare prezzi più alti. Per fronteggiare l'offensiva della tbc all'Oms si guarda al modello dei vecchi, italiani, Centri provinciali antitubercolari, istituiti durante il fascismo e, dopo qualche metamorfosi, aboliti nel '78. E in Italia se ne propone la ricostituzione per controllo e cura dei casi di tbc all'interno di una, finora trascurata, funzione generale di prevenzione delle patologie ambientali e del lavoro. Gian Piero Amandola COME LA TUBERCOLOSI PUÒ' SVILUPPARE LA RESISTENZA Al FARMACI Lmcpe L'acido micolico costruisce particelle elementari Enzima Nel corso delle ricerche sul meccanismo di funzionamento di un tarmaco contro la tubercolosi, è stato trovato un gene che guida la produzione di un enzima coinvolto nella costruzione di uno speciale strato strutturale in un rivestimento di cera Un rivestimento di cera Si ritiene che l'enzima assembli particelle elementari di acido micoli Si ritiene che l'enzima assembli particelle elementari di acido micolico Enzima Come funziona il farmaco Sembra che il farmaco leghi Farmaco l'enzima, impedendogli di I bi gfunzionare. Il batterio muore quando il suo rivestimento viene meno Due teorie per spiegare lo resistenza Mutazione Enzima dopo la mutazione Enzima dola mutazio Se il gene va incontro a una mutazione e produce un enzima alterato, il farmaco non legherà più l'enzima Saturazione Se viene prodotto troppo enzima, il farmaco viene sopraffatto ^a. Colpevoli del rapido diffondersi delle malattie infettive da un continente all'altro sono le «migrazioni» turistiche: enormi masse di persone che vivono brevi periodi lontano dal loro Paese e che ritornandovi portano, inconsapevolmente, i germi di malattie come la malaria, già sconfitta in Occidente da decenni e che ora la classe medica non sempre sa riconoscere prontamente. Secondo Stephen Zinner, dell'Istituto Nazionale per la salute degli Stati Uniti, «è urgente arginare i germi emergenti con qualcosa di alternativo e potente, se non si vuole essere sconfitti». Si è parlato anche delle modalità di somministrazione degli antibiotici. All'Italia va il primato della somministrazione per iniezioni con un 48 per cento, contro il 2 per cento della Germania, il 4 della Gran Bretagna, il 10 della Spagna e il 2 degli Stati Uniti. Nel nostro Meridione la percentuale è addirittura del 65 per cento mentre nel centro-nord è del 35. All'estero si preferisce nettamente la somministrazione per via orale, perché è più sicura dal punto di vista delle infezioni (epatite, Aids) e costa da 3 a 6 volte di meno: lo ha ricordato Carlo Grassi, direttore dell'Istituto di fisiopatologia respiratoria dell'Università di Pavia. Pia Bassi to incoraggiante, e con ripercussioni che vanno oltre il caso specifico, è che la produzione di anticorpo ricombinante nei distretti interni non sembra avere effetti tossici per le cellule. Il trasferimento di queste osservazioni sperimentali alla pratica clinica è tuttavia ancora lontano: la tecnica è stata provata solo su cellule in coltura e non su organismi, non inibisce del tutto la formazione di particelle virali e presenta tutti i problemi tecnici che si incontrano ogni volta che si interviene direttamente sul Dna. I ricercatori del Dana Farber Cancer Institute si dicono sicuri che in un futuro non troppo lontano sarà possibile costruire anticorpi distrettuali, in grado cioè di funzionare in ogni parte della cellula. Le molecole ricombinanti potranno essere usate non solo nel caso di malattie virali, quali l'Aids, ma forse in maniera più determinante anche per bloccare la sintesi e l'assemblaggio di oncoproteine, responsabili dell'avvio dei processi di trasformazione neoplastica.

Persone citate: Carlo Grassi, Dana Farber, Gian Piero Amandola, Koch, Stephen Zinner