QUANDO BASTANO 120 MILA PAROLE
QUANDO BASTANO 120 MILA PAROLE QUANDO BASTANO 120 MILA PAROLE stinato com'è, fin dalle dichiarazioni programmatiche, alla scuola e ai lettori non specialisti. I due autori avvertono, nell'introduzione, di avere ristretto la scelta a 120 mila parole: poche, rispetto ai 3-4 milioni dell'intero repertorio italiano; moltissime, per il linguaggio usato dai parlanti, che non supera le due-tremila. Ma, di queste 120 mila parole, oltre diecimila sono nuove. De Felice e Duro spiegano di avere accettato i neologismi solo «se necessari e opportuni». Hanno escluso tutti quelli insorti «per ricerca pretensiosa di originalità e di prestigio, o di effetto (soprattutto nel linguaggio politico, giornalistico e televisivo)». E poi si sono dovuti arrendere, cambiando il dieci per cento del loro stesso precedente vocabolario. Una rivoluzione, in vent'anni. Il De Felice-Duro accoglie senza problemi tutte le parole straniere che noi impieghiamo, preoccupandosi soltanto di indicarle a margine con una stelletta (sorpresa: non sono così numerose come si penserebbe). E' più diffidente verso le voci regionali, salvo quando sono entrate in lingua, come la fonduta piemontese, il mugugno ligure, la patacca romana, lo scippo napoletano. Esclude le voci arcaiche, è selettivo verso quelle specialistiche. Soprattutto respinge i sinonimi e i contrari, ai quali il lessicografo non crede. «Esistono solo sinonimi e contrari parziali: morte non ha sinonimi, in quanto decesso, obito, fine, scomparsa, perdita, transito, dipartita, concorrono con morte solo in uno dei suoi numerosi significati». L'uscita del libro è stata preceduta da una imbarazzante, ma impropria polemica. Un articolo del Sole 24 ore, quando il vocabolario non era ancora stato visto da nessuno, accusava De Felice e Duro di razzismo per la voce «ebreo»: dove i due autori, accanto alla accezione corretta, avevano riportato quella «fig. spreg.» (figurata, spregiativa): «persona attaccata all'interesse», entrata purtroppo nell'uso. Qualcuno è arrivato De Felice-Duro il più giovane vocabolario italiano Soltanto i neologismi «necessari e opportuni* stro aiuto», dice la figlia. Dietro la firma di Emidio De Felice, ci sono tutti i familiari che collaborano, scambiandosi fascicolo su fascicolo, per le revisioni incrociate. «Sapevamo che era lo scopo della sua vita. Aveva sempre detto: "Voglio riuscire a vivere quel tanto che basta per vederlo finito". Come sono finite le bozze, è finito anche lui». Il dizionario che De Felice non ha fatto in tempo a vedere stampato è uno strumento insieme corposo e agile, grosso nel volume, chiaro all'uso; de¬
Persone citate: De Felice, Emidio De Felice
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