RADIO-BENJAMIN

RADIO-BENJAMIN RADIO-BENJAMIN Lo studioso tedesco narratore al microfono Streghe, burattini e minuzie sfuggite alla Gestapo NONOSTANTE i suoi quarant'anni la Tv ci sembra giovanissima. Forse perché non fa parte del nostro immaginario infantile. Quando prese a funzionare eravamo già ragazzini, e poi allora chi se la poteva permettere? Non si frequentava il Regno delle Immagini (se non sui libri illustrati), ma il Paese delle Voci, dove c'erano borghi, città, fiumi, nuvole, solo che sulla terra non si potevano vedere. Era una gioia inseguire suoni e parole e costruirvi attorno tutto un mondo con la fantasia. Era il fascino della radio, che è stata un'incomparabile scuola d'immaginazione. Non proprio il fai da te, ma il «fai con noi». Chi non ha cantato, recitato, incalzato, il narratore con un nervoso: e poi? Chi non ha fatto il turista accompagnato da una semplice voce? Tra costoro ci sono stati senza dubbio i fortunati ascoltatori delle «narrazioni radiofoniche» che il critico e scrittore berlinese Walter Benjamin tenne alla radio di Berlino e Francoforte tra il 1929 e il 1932. Lui le aveva programmate per i ragazzi, ma c'è da credere che anche gli adulti le abbiano ghiottamente seguite, come divorano i Viaggi di Gulliver o David Copperfield. Del resto erano tempi più sconquassati dei nostri in cui la realtà superava, di male in peggio, la fantasia: crolli in borsa, Grande Crisi, fascismi in avanzata. Meglio IL nome di Nino Salvaneschi richiama alla generazione di mezzo i sillabari del dopoguerra: pagine d'infanzia d'allora e di buoni sentimenti, di paesi e di stagioni, che insieme con lui erano firmate da altri scrittori oggi misconosciuti come Ada Negri, Milly Dandolo, Renzo Pezzani, Angiolo Silvio Novaro. La scoperta che fossero scrittori prestati all'infanzia di certo non poteva sfiorare il piccolo lettore, che lo avrebbe scoperto solo molto tempo dopo. Lui, Salvaneschi, è stato un buon giornalista e un prolifico autore di romanzi, un po' come lo fu (ma chi più lo ricorda?) Virgilio Brocchi. Pavese di nascita e torinese di adozione (a Torino morì nel 1968), verso i quarant'anni diventò cieco e scrisse un romanzo, Il fiore della notte, che racconta la sua crisi di convertito. La notte resterà poi sempre come la metafora del suo riscatto: «Benedico la cecità, stupenda favola che mi ha fatto re». Il suo nome è tornato nelle librerie grazie all'iniziativa della casa editrice Corbaccio, che ne ha ristampato due titoli, Saper credere e Saper soffrire, i quali in verità vantano per conto loro delle tirature continue di non piccolo rilievo, probabilmente forti di canali cattolici e devozionali. Per Saper credere 350 mila copie in ben 41 edizioni, per Saper soffrire 300 mila copie per 36 edizioni. Salvaneschi è un convertito che fa oneste profezie: «Credo che un giorno le civiltà materialistiche dichiareranno la loro impotenza a donare la felicità. E sarà la luminosa rivincita della civiltà spiritualistica dove ogni uomo, senza arrivare alla perfezione di Enoch, si sentirà più anima che materia». Chi ci sente da quest'orecchio? Lo spettacolo indecente che ci offre l'Italia tangentizia e spiona, con i suoi loschi traffici e le arroganze ostentate, non sarebbe che una delle degenerazioni della cosiddetta civiltà dei consumi. Saremmo dunque già ad una specie di redde ratio- Lo scrit Lo scritto quindi cambiare programma: lasciare le disgrazie riversate dai bollettini e sintonizzarsi sulla mezz'oretta di splendido intrattenimento curato da un iperintellettuale ebreo come Benjamin, capace di informare col ritmo e i tempi del narratore e con la spigliatezza di chi conosce alla perfezione il mezzo usato. Ora quelle micronarrazioni possiamo leggerle nell'ottima traduzione che Giulio Schiavoni ha curato per II Melangolo con il titolo Burattini, streghe e briganti. Illuminismo per ragazzi (1929-1932), e vien subito vogha di consigliarle a Rai 3, perché il prodotto è perfetto: ammannisce curiosità ed erudizione con la garbata disinvoltura di un Babbo Natale che riesce a distribuire libri anche a chi vorrebbe solo cioccolatini. Molto dipende certo dal tono, dall'involucro esterno, dalla seduzione sottile che un Benjamin in pantofole e con l'aria del parente che ha molto viaggiato (fra libri e culture più che per Paesi), sa mettere in atto. E' una gran fortuna che queste storie siano arrivate fino a noi dal lontano appartamento parigino dell'esule Benjamin, che incalzato dalla Gestapo deve piantare baracca e burattini (è proprio il caso di dirlo, visto che più puntate sono dedicate a questi ultimi) e scendere a Sud. Lui va verso la morte e i suoi testi verso un'incredibile avventura: grazie al sabotaggio di un tedesco finiscono in Unione Sovietica che li passa, nel dopoguerra, alla Germania Orientale. C'è materia sufficiente per un'altra microriflessione oltre alle divagazioni benjaminiane su Berlino colta in compagnia di Hoffmann e di fantasmatiche presenze, fra osterie e casermoni, sagome industriali e silhouettes popolari. Già, perché l'intellettuale delle Tesi di filosofia della storia o dei grandi saggi su Goethe, Kafka, Baudelaire e 0 Surrealismo ha la vocazione dello scrittore vero: osserva, annota, rispolvera la realtà e ne tira fuori sempre un oggetto sconosciuto. E' l'effetto di straniamento, quello che usava anche il suo amico Bertolt Brecht, il meccanismo creativo dei grandi: alla fine anche le cose note si fanno riscoprire. Che si parli di Berlino o di Pompei, del terremoto di Lisbona o della vecchia Bastiglia, di Faust o di Cagliostro, l'effetto è sempre identico: una buona dose di stupore non disgiunto dall'attenzione che ci incatena al racconto. Pensavamo di essere già al corrente e invece, ecco, lui ci infila un piccolo aneddoto, un particolare secondario, e trasforma l'erudizione in una storia piena di suspense. Magari con un tocco di preveggenza: «I peggiori furfanti di Napoli leggiamo infatti - hanno l'aria di onesti borghesotti...». Chissà cosa sarebbe diventato quel capitolo di Tangentopoli nelle sue divagazioni radiofoniche! Eran tempi di crisi e Benjamin lo ricorda ai propri ascoltatori con immagini e scelte precise; terremoti, incendi, disastri ferroviari, alluvioni dilagano sulla sua mappa cul-