La Svizzera sfratta i Tir stranieri di Bruno Gianotti

Passa il referendum ecologista, gli autotrasportatori europei annunciano guerra Passa il referendum ecologista, gli autotrasportatori europei annunciano guerra La Svizzera sfratta i Tir stranieri «Tutte le merci dovranno viaggiare sui treni» BERNA. Gli svizzeri chiuderanno le porte ai Tir stranieri: ieri, con il 51,9 per cento dei voti a favore (e il voto della maggioranza dei cantoni: 16 sì e 7 no), è passato il referendum che, fra dieci anni, imporrà di caricare sui treni i camion in transito. Il governo federale, assolutamente contrario a questa proposta di legge, nota come «Alpenitiative», è in difficoltà. Teme soprattutto le ritorsioni di Bruxelles e un peggioramento delle relazioni con l'Unione Europea, dato che vengono messi in discussione i termini dell'accordo sui trasporti siglato nel '90. Ma l'iniziativa popolare, varata in nome dell'ambiente e .della salute l'I 1 maggio 1990 con 107.570 firme, è stata inarrestabile. Ed è passato anche l'aumento a 40 franchi annui (circa 46 mila lire) del contrassegno autostradale, insieme a due nuove tasse sul traffico pesante e alla revisione della legge sulla navigazione aerea. Il trasferimento del traffico merci dalla gomma alla rotaia non dovrebbe però creare troppe difficoltà, in quanto già ora il 90 per cento degli attraversamenti di merci avviene con il treno e il traffico pesante straniero rappresenta solo il 7 per cento del totale. Da anni inoltre è vietata la circolazione diurna ai mezzi oltre le 28 tonnellate (contro il limite di 40 del resto d'Europa). Per incentivare l'uso dei treni, il governo «regala» 470 franchi (circa mezzo milione di lire) a ogni Tir trasbordato da Chiasso su rotaia. Gli autotrasportatori italiani sono penalizzati da sempre e ora stanno alzando la voce anche i tedeschi e gli olandesi. «La Svizzera - ha dichiarato ieri il ministro dei Trasporti Raffaele Costa - chiede spesso, ma non sembra molto intenzionata a dare. Questa decisione crea sicuramente molti problemi ai nostri autotrasportatori e alle nostre aziende, già alle prese con le difficoltà oggettive dei transiti verso l'estero e con gli ecopunti degli austriaci. Gli svizzeri sono liberissimi di scegliere le loro strade, ma anche noi abbiamo la possibilità di tutelarci in sede internazionale». E se gli Svizzeri fossero semplicemente le avanguardie di nuovi bisogni? «Certamente si va verso i una riduzione dell'inquinamento da trasporto, ma è un cambiamento da progettare su tempi lunghi, per non penalizzare un'intera categoria». La soluzione più semplice, veloce ed economica, per i traffici Italia-Nord Europa resta ancora quella che evita la Confederazione, passando per Francia o Austria, nonostante i contingentamenti in vigore al Brennero. «La ferrovia non è sufficiente», conferma Luciano Marani, che a Cesena guida una delle più grandi aziende del settore e presiede la Trasfrigoroute, un'organizzazione cui fanno capo 24 Paesi. «La combinazione strada-rotaia è cara - aggiunge -, comporta costi che il committente non vuole sopportare. Il servizio non è 24 ore su 24, si perde tempo e si va contro gli interessi del cliente che vuole il trasporto "just in time". Noi non vogliamo la guerra, ma chiediamo che la Svizzera si adegui alla crescita del mercato. Fra 10 anni le strade non basteranno, da sole, a smaltire tutto il traffico e neppure le ferrovie. Si dovranno usare entrambe». Con la stessa logica, le organizzazioni degli autotrasportatori di Germania e Olanda, le più forti in Europa, fanno pressioni su Bruxelles, Berna e Vienna. L'Austria ha istituito l'anno scorso un sistema di Ecopunti, che regola i passaggi in base anche all'inquinamento prodotto dai camion. Gli italiani che hanno rinnovato il parco-macchine e sono ricorsi al diesel «pulito» hanno meno difficoltà al Brennero. Gli ecologisti svizzeri intanto ricevono solidarietà da ogni parte. Per il presidente della Commissione Traffico del Parlamento europeo Nel van Dijk, questa «buona politica» degli svizzeri dovrebbe costituire un modello anche per altre regioni. Bruno Gianotti

Persone citate: Luciano Marani, Raffaele Costa