I fantasmi del'14 tornano nei Balcani di Aldo Rizzo

«L'aeronautica ha già pagato un tributo di sangue con i piloti abbattuti durante le missioni Onu» OSSERVATORIO Ifantasmi del '14 tornano nei Balcani IìIp, ^mH! ministri degli Esteri dell'Unione Europea esaminano oggi la situazione in Bosnia. Esame delicato, difficile, per la situazione sul campo, ma anche per il ruolo che può, deve avere l'Europa nella crisi, dopo il ritorno in forze delle due vecchie superpotenze, l'America da una parte e la Russia dall'altra. A dirigere la discussione è il ministro greco, perché greca, appunto, è la presidenza di turno della Ue, in questo semestre. Singolare paradosso: si tratta del Paese che si è dissociato clamorosamente dalla decisione europea e americana di lanciare l'ultimatum agli assedianti di Sarajevo. Di più: si tratta del Paese che, in pieno ultimatum, cioè nel corso di un drammatico braccio di ferro, che investe la sicurezza dei Balcani e dell'Europa intera, ha preso la sconcertante iniziativa di decretare una specie di embargo all'ex repubblica jugoslava della Macedonia (interrompendo tutti i traffici da e per Skopje). In pratica, ha acceso un'altra miccia nella polveriera, come se non bastasse quella bosniaca. La Macedonia, per non restare isolata dal mondo, ora dipende dall'Albania. Che ha offerto ufficialmente «il massimo di cooperazione economica e logistica». Ma bisogna sapere o ricordare che la popolazione macedone è per circa un terzo albanese, e che questo terzo è in un difficile, polemico rapporto con la maggioranza. Fra loro c'è chi sogna una specie di Grande Albania (siamo anche a questo), composta, oltre che dagli albanesi propriamente detti, dai loro «connazionali» nel Kossovo e appunto nella Macedonia. Ebbene: se la repubblica di Skopje si consegna, per l'embargo di Atene, nelle mani di Tirana; se i serbi insorgono contro gli albanesi maggioritari nel Kossovo, e questi si rifugiano in massa in Macedonia, alterando e anzi sconvolgendo gli equilibri etnici, già molto precari, il meno che si possa prevedere è un altro Libano balcanico, dopo la Bosnia. Con la Turchia pronta a prendere le parti degli albanesi-musulmani, e comunque decisa a non darla vinta né alla Serbia né alla Grecia. Fantasmi, davvero, del 1914 (benché poi, complessivamente, la situazione sia parecchio diversa). Perché i greci ce l'hanno tanto con la Macedonia? Perché temono che quest'altra scheggia della ex Jugoslavia titoista abbia, o finisca per avere, mire annessionistiche o irredentistiche sulla «loro» Macedonia. Fantasmi, questa volta, di un passato remoto, ben oltre il 1914, pensando all'impero greco-macedone di Alessandro: quanto meno Atene vorrebbe il «copyright» del nome, sprezzando il diritto dei macedoni di Skopje e degli altri che vivono in Bulgaria (in base alla divisione, alla tripartizione, determinata dalla storia). E poco importa al socialista Papandreu, che fu una delle speranze dell'Europa «progressista», che a Skopje abbiano detto e ribadito che gli basta e avanza sopravvivere, senza (figurarsi) mire di espansione. Racconto tutto questo, nelle more della tragedia di Sarajevo e della Bosnia, non per divagare, ma per dire quanto sia difficile l'Unione Europea, se la s'intende dal Baltico all'Egeo (e in questa settimana, appunto, è o era in programma una riunione decisiva per l'«allargamento» a Austria, Finlandia, Norvegia e Svezia). Questo coacervo di Paesi e popoli, uniti dalla tradizione democratica e da uno stile di vita relativamente omogeneo, rispetto ad altri continenti, ma divisi da costumi specifici e soprattutto dalla memoria storica «regionale», con relativi interessi o pseudo-interessi o «tic», riuscirà a esprimere una strategia concorde, dopo la fine della guerra ideologica, che tuttavia fa salva l'influenza delle grandi potenze planetarie? Sì, può riuscire. Ma bisogna imporre condizioni rigide. E, per cominciare, oggi la Grecia dovrà spiegare il suo gesto irresponsabile verso la Macedonia e verso tutti i Balcani. Anche se le capita di detenere la presidenza dell'Unione Europea. Aldo Rizzo g° I

Persone citate: Papandreu