Un'arpa in salotto? Fino a 2 milioni

Un'arpa in salotto? Fino a 2 milioni SAPER SPENDERE Un'arpa in salotto? Fino a 2 milioni UN'ARPA in salotto? F da principi, e forse ' "a scinato dal romantici;, di questo strumento musicale che evoca tempi passati, Leonaldo Aronne di Torino ne ha acquistato uno parecchi anni fa. Scrive il lettore: «Sull'arpa è ben visibile la firma dell'artista costruttore cioè Sebastian Erard di Londra, mentre la struttura in legno dovrebbe essere francese. Vorrei saperne di più sul costruttore e se possibile un'eventuale stima del valore. Se si trattasse veramente di un oggetto importante allora cercherei un compratore». Qualche soldo ir più giova sempre soprattutto se viene dalla sorpresa di «un affare» fatto. Il prof. Ferdinando Viglieno Cossalino, consulente tecnico del giudice, spiega: «L'arpa firmata Sebastian Erard, London, è uno strumento di un certo interesse per le sue origini. Sebastian Erard (Strasburgo 1752 Passy 1831), costruttore dell'arpa, era figlio di un falegname e a vent'anni era già molto noto per la costruzione di un cembalo meccanico. Nel 1777 costruì il suo primo pianoforte e nel 1811 realizzò la famosa arpa a doppio pedale. I suoi strumenti rinomatissimi lo resero famoso in tutta Europa tanto che all'inizio dell'800 aprì una succursale a Londra. La ditta Erard fu attiva fino all'inizio del nostro secolo». Continua l'esperto: «L'arpa del lettore dovrebbe essere esaminata da un bravo e serio restauratore per verificarne le condizioni di conservazione. Purtroppo è uno strumento con meccanica molto complessa per cui, se in cattive condizioni, la spesa del restauro potrebbe essere molto elevata e decisamente antieconomica. Per suggerimenti tecnici potrebbe rivolgersi al Conservatorio di Torino. Oggi molte arpe da restaurare vengono vendute in negozi di antiquariato come oggetto di arredamento e si trovano a prezzi variabili da 500 mila a due milioni». Una statua di Massimo d'Azeglio, scolpita e firmata C. Marochetti, 1852, incuriosisce il proprietario che l'ha ereditata dalla nonna. Scrive il lettore: «Sotto il busto c'è incollato un foglietto con la scritta: "Nel 1896 Calandra faceva un busto del D'Azeglio per il paese omonimo servendosi di un modellino che la marchesa Lodovica d'Oria aveva copiato da questo, essendo ella allieva di Marochetti". Questo busto ricordo dei miei antenati potrebbe forse aiutarmi in un difficile momento economico». Risponde il prof. Ferdinando Viglieno Cossalino: «Il busto di Massimo d'Azeglio è senza dubbio opera di Cesare Marochetti(1805- 1867) ed è di bella qualità, anche se dalla foto non si può capire se sia di gesso o di marmo e il lettore non ne fa cenno nella sua descrizione. Se fosse in marmo il suo valore potrebbe oscillare dai due ai tre milioni di lire. Se in gesso può valere al massimo 300 mila lire». Più d'una lettrice chiede la ricetta della finanziera, ecco quella che ci ha inviato Giuliana G. Vitelli «a modo mio»: «Soffriggere in olio e poco burro cipolla, carota, sedano, rosmarino, salvia, un po' di prezzemolo, tutto tritato, e due o tre foglie di alloro. Tagliare a pezzi quadrati 200 g di coscia a fettine e 200 g di fegato a fettine, metterli a fuoco lento rimestare e salare solo a metà per evitare che carne e fegato si induriscano. Quando saranno ben dorati aggiungere uno o due bicchieri di vino bianco e continuare la cottura con il coperchio. Evaporato il vino, aggiungere brodo di carne e, a metà cottura, unire due animelle appena scottate in acqua bollente, spelate e tagliate a pezzetti e creste di gallo. Unire 200 g di pisellini surgelati. A fine cottura unire anche 200 g di cervella ben pulita e passata nella farina. Infine circa 500 g di sottaceti (cipolline, cetriolini a dischetti, porcini sott'aceto a pezzetti o champignon sott'olio. Prima di concludere la cottura (circa un'ora) versare un bicchierino di marsala e profumare con noce moscata. Si porta in tavola con purea di patate o riso in bianco o meglio ancora con fette di polenta. Simonetta

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