Trattativa Fiat all'ultimo ostacolo di Francesco Manacorda

E' iniziato ieri sera alle 22 quello che potrebbe essere il round finale del negoziato E' iniziato ieri sera alle 22 quello che potrebbe essere il round finale del negoziato Trattativa Rat all'ultimo ostacolo Giugni deciso, ma la Fiom non scioglie la riserva ROMA DAL NOSTRO INVIATO Trattare fino in fondo, ma senza arrivare a dire sì o no. Per prendere una decisione ci vorrà prima il voto dei lavoratori nelle fabbriche. Eccolo, il nuovo coniglio sindacale tirato fuori dal cilindro della Fiom nell'ennesima giornata di incontri-maratona sui 15 mila esuberi della Fiat Auto. Una novità che potrebbe smentire le ottimistiche previsioni del ministro del Lavoro, Gino Giugni, convinto che si possa chiudere con un'intesa entro questa notte, ma che non dovrebbe comunque impedire di raggiungere un accordo. Giugni, infatti, pur riservandosi di decidere sulla richiesta della Fiom, ha convocato già ieri sera alle 22 le parti e la trattativa ad oltranza è così ripartita. La nuova correzione di rotta della Fiom è arrivata ieri, dopo una lunga riunione notturna tra i delegati del settore auto e un altro incontro di sei ore con i vertici della Cgil. Ma mentre il segretario generale della Cgil, Bruno Trentin, ha spinto di nuovo la categoria ad andare a vedere le proposte della Fiat, le strutture delle tre Begioni interessate alla trattativa (Campania, Lombardia e Piemonte) hanno ripetuto il loro «no» alla firma di un accordo, mentre i delegati della Sevel Campania (l'azienda che secondo il piano Fiat dovrebbe chiudere a fine marzo) hanno addirittura abbandonato il coordinamento. E appare significativo dei malumori della struttura anche il fatto che da ieri sera accanto al segretario che conduce la trattative, Susanna Camusso, ci sia una delegazione allargata (composta dai segretari delle tre Regioni, Raffaele Busiello, Giovanni Perfetti e Pietro Marcenaro) e che di conseguenza anche gli altri sindacati abbiano allargato le loro delegazioni. Al termine delle riunioni, comunque, la posizione ufficiale della Fiom arriva con un documento scritto presentato al ministro. La Camusso lo riassume così: «Riteniamo necessario riprendere la trattativa con Fiat e governo per accertare tutti gli elementi di merito per quel che riguarda il contratto di programma, il piano industriale, gli strumenti legati all'occupazione e le prospettive industriali del gruppo». Ma la Fiom, spiega ancora, vuole arrivare non a un accordo, ma a «un'ipotesi conclusiva» che porterà poi all'esame del proprio coordinamento e che vuole sottoporre infine all'esame delle assemblee dei lavoratori. E quello delle assemblee prima della firma dell'accordo, se la richiesta della Fiom dovesse passare, potrebbe essere un nodo delicato, dato che per la prossima settimana lavoratori di Cassino e di Arese sono in cassa integrazione e non potrebbero quindi pronunciarsi sull'accordo. «Ma certo, se già questo lunedì la Fiat richiamasse i lavoratori in fabbrica, non avremo difficoltà a fare le assemblee», commenta la Camusso. Mentre la Fiat sdrammatizza, e il direttore del personale Maurizio Magnabosco conferma che «siamo lungo il viale che porta alla conclusione», gli altri sindacati contestano la posizione della Fiom. Firn, Uilm e Fismic dicono a una voce che una volta messi sul tavolo gli elementi di merito del piano, dovranno essere i rappresentanti ad accettarli o meno, poi toccherà alle assemblee - ma solo dopo la ratifica - esprimere la loro opinione. E su questo punto vorrebbero portare a una posizione unitaria anche i metalmeccanici della Cgil. Un accordo separato non appare quindi al momento possibile anche perché, al di là degli inevitabili richiami all'unità sindacale, nessuno potrebbe firmare un accordo di questo genere senza la Fiom. «Abbiamo detto al ministro Giugni che siamo disponibili a proseguire nel negoziato fino alla sigla e poi a sottoporlo al giudizio dei lavoratori - spiega il segretario nazionale della Firn, Pier Paolo Baretta - e del resto speriamo che nelle prossime ore la Fiom cambi la sua posizione». La ratifica dell'accordo da parte delle delegazioni, spiega ancora «è una garanzia anche per noi. Significa che le scelte che la Fiat dovrà compiere non potranno più essere messe in discussione». Anche Roberto Di Maulo, segretario della Uilm, la pensa così: «I dirigenti del sindacato devono prendersi le loro re¬ sponsabilità. Abbiamo a disposizione un pacchetto di misure che rende l'impatto della crisi sui lavoratori più gestibile rispetto a un mancato accordo». Per Giuseppe Cavalitto, segretario della Fismic, i sindacati devono puntare «alla ricerca di un'intesa globale anche grazie agli strumenti, come i prepensionamenti, che sono in arrivo». In questo quadro, se la Fiom non muterà la sua posizione, la soluzione all'impasse potrebbe arrivare dall'alto. Come? Attraverso un «lodo» di Giugni, che ponendosi come arbitro imporrebbe un accordo alle parti. Un'altra possibilità non esclusa in queste ore è che dopo che i metalmeccanici avranno analizzato il merito, al momento della decisione, potrebbero scendere in campo i tre segretari generali delle tre confederazioni per un intervento risolutivo. Francesco Manacorda Il ministro ormai è ottimista Subito il voto nelle fabbriche? Bruno Trentin Al centro il ministro Gino Giugni In alto a destra Maurizio Magnabosco Sotto Susanna Camusso

Luoghi citati: Arese, Campania, Cassino, Lombardia, Piemonte, Roma