Delle Piane naso amore e pulizia di Simonetta Robiony

Delle Piane, naso amore e pulizia Parla l'attore, stasera su Rete 4 con la Shields Delle Piane, naso amore e pulizia ROMA. Un altro professore per Carlo Delle *Mane, dopo quello di «Una gita scolastica», uno dei tanti film firmati da Pupi Avati, il regista che lo ha fatto arrivare a ruoli da protagonista dopo anni di caratterizzazioni, la più famosa delle quali è quella de il figlio di Totò, da «Guardie e ladri» a «Totò e Cleopatra». Stavolta, però. Delle Piane è un professore senza virtù, meschino, vigliacco, approfittatore. Una mezza calza d'uomo che, finito in America a fare un corso di letteratura italiana presso una piccola università, si innamora di Brooke Shields, la giovane assistente che gli hanno messo al fianco perché l'aiuti con la lingua inglese. «Un amore americano», pur essendo diretto da Piero Schivazappa, è un film legato ai due fratelli Avati. Antonio Avati l'ha prodotto per la Silvio Berlusconi Communications, e le mezze tinte della storia punteggiata da eventi minimali, sono quelle di Pupi. Girato tre anni fa a Davenport nello Iowa, la cittadina sul Mississippi dove gli Avati comprarono una casa ai tempi di «Bix», è stato fermo tutto questo tempo in attesa di una distribuzione cinematografica che non è arrivata: va in onda stasera in prima visione tv su Retequattro (alle 20,30), all'interno di un dibattito condotto da Emilio Fede sulla «sbandata», tema tornato d'attualità dopo la vicenda di Ylenia Carrisi infatuata a vent'anni di un musicista sessantenne. Nel frattempo Delle Piane ha girato con Pupi Avati «Dichiarazioni d'amore», storie di adolescenti nella Bologna del '48: lui è il matto di quartiere, il Commissario, barba lunga e cappotto addosso, un personaggio vero di cui non racconta però assolutamente niente. E adesso Delle Piane si prepara a debuttare come regista con la versione cinematografica di «Ti amo Maria», la commedia di Manfridi portata in scena tre anni consecutivi, per il gusto di far teatro, una volta nella vita. Ma soldi nel cinema italiano ne girano pochissimi, tutto è fermo, e il progetto non riesce a partire con gran disperazione dell'attore, che quando non lavora confessa di annoiarsi in maniera mortale. Perché, cosa fa quando non è sul set? «Assolutamente niente. E non va bene». Viaggiare non le piace? «Solo se è per lavoro. L'albergo mi infastidisce. Devo controllare almeno due o tre volte col direttore che la stanza sia in ordine prima di poter prender sonno. Sono ansioso e intollerante». Vive solo? «Ho campato fino a due anni fa con mia madre, a Trastevere, nella casa dove abitavo da bambino. Adesso sto a pochi metri dai miei fratelli, in un altro quartiere». Lasciare Trastevere le sarà dispiaciuto. «Affatto. Non si poteva più nemmeno uscire dal portone, per le macchine parcheggiate sul marciapiedi. Come Fabrizi, io che amo Roma non posso che essere incazzato per come l'hanno ridotta. Ci giocavamo a pallone noi ragazzini davanti a casa, un tempo». Fu lì che si ruppe il naso? «Fu in quegli anni. Lionello Ponti, il celebre chirurgo, s'è offerto molte volte di rifarmelo, ma io ho voluto tenerlo. Avevo appena girato "Cuore" di Duilio Coletti. Era il '48. Ero stato scelto in classe per la mia faccia curiosa. In principio non volevo andare al provino perché temevo fosse un'interrogazione. Poi m'è parsa una gran bella avventura che mi faceva saltare la scuola». Come l'è parsa Brooke Shields? «Una ragazza giunonica ma gentile e intelligente. Sempre accompagnata dalla madre, però, una signora che le fa da agente e ama molto bere». Qual è la sua attrice ideale? «Diane Keaton, un'intellettuale». Ci crede, lei, agli amori tra un uomo di mezza età e una adolescente appena cresciuta? «Ho avuto poche storie e tutte vissute con sofferenza, tant'è che sto meglio quando finisce tutto. Solo sto male, ma in due per me è peggio». Con quali pensieri si consola se quelli d'amore non l'aiutano? «Coi ricordi d'infanzia. Per esempio penso a mio padre. Era un sarto bugiardo e inventivo. Accettava tutti i lavori ma non rispettava le consegne. Per impietosire il cliente si faceva trovare una volta con un braccio fasciato, un'altra a letto con una febbre da cavallo. L'arte di mentire l'ho ereditata da lui». E adesso che vive da solo co- me si trova? «Vado a pranzo dai fratelli». Non mangia mai a casa? «Ho comprato una bellissima cucina ma non accendo il gas per paura di dimenticare di spegnerlo. In casa ho pochissimi oggetti: niente quadri, soprammobili, foto. E' asettica, la mia casa, perché devo sempre controllare tutto e meno si ha più ò facile». Ma se vuol tirarsi su che fa? «Il venerdì vado a cena con Antonio Avati, sempre allo stesso ristorante. E poi ascolto il blues sui miei amati vecchi 33 giri». Niente ed., quindi. «Non hanno la copertina, mi lasciano freddo. Inoltre non si possono né toccare né spolverare». L'ossessione della pulizia l'ha ereditata da sua madre? «Credo di sì. Se penso a lei la vedo con uno straccio in mano che lucida i nostri mobili. Dopo sessantanni erano ancora nuovi». Perché non è andato in analisi? «Non so. Sono un depresso che non vuol curarsi». Il momento politico che stiamo attraversando la fa sentire più frastornato del solito? «No. Anzi. Stavolta dopo più di dieci anni che non voto, da uomo di sinistra andrò di nuovo a votare perché è un dovere». Simonetta Robiony «Vivo solo, mangio dai fratelli, non mi piace viaggiare, voterò per dovere. Brooke? Una ragazza giunonica e gentile» Nella fotografia Carlo Delle Piane e Brooke Shields, insieme nel film

Luoghi citati: America, Iowa, Roma