La Roma «ricca» guarda al Cavaliere di Fabio Martini

10 Berlusconi dovrà affrontare Spaventa (progressisti) e Michelini (centro) La Roma «ricca» guarda al Cavaliere I sondaggi: capitale spaccata in tre II ministro ha il 31%, lei destra il 33 IL COLLEGIO CHE SCOTTA OROMA UANDO a Roma cambiano gli umori, quando a Roma gira il vento, il primo che se ne accorge è il «barometro» di via Condotti 57: dietro la tendina bianca della sua boutique, ecco Gianni Battistoni, democristianissimo quando andava di moda il bianco e ora...: «E ora sono incerto - dice -. A Segni avevo chiesto: fai il sindaco, fai lo Chirac di Roma ma lui c'ha il pallino del premier. E cambia spesso opinione...». Va bene, il Centro non piace e allora? Battistoni si sbottona: «Le chiacchiere di caffè, le chiacchiere con i colleghi dicono che il fenomeno Berlusconi va avanti, cresce, può essere il cemento di una vera alternativa alle sinistre...». Parola di Gianni Battistoni, naso fine del generone romano, di quella borghesia benpensante che da 40 anni, con i suoi sbalzi di umore, decide il destino politico della città. Alberto Pica, sanguigno capopopolo dei baristi e dei lattai romani, conferma: «La nostra gente vede bene Berlusconi: per lo meno non è contro di noi». E se Roma bottegaia - qualcosa come un milione di addetti - già occhieggia al Cavaliere, persino oltre Tevere qualche spruzzo di emozione supera le mura del Vaticano. Dice il cardinal Silvio Oddi: «Se Silvio Berlusconi riuscirà ad ottenere la fiducia degli elettori, una volta al governo troverà le risposte adeguate ai problemi del Paese». Il vecchio Oddi sarà pure un cardinale appartato, ma le sue parole sono troppo rotonde, troppo chiare per essere una voce impazzita, in un consesso che non ammette stecche fragorose. E allora è chiaro il messaggio: Roma la cinica, Roma che ha inneggiato a re, imperatori. Papi, sindaci democristiani e sindaci comunisti si prepara ad accogliere anche l'ultimo «invasore»: il milanese Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha deciso di presentarsi nel più prestigioso collegio - quello di Roma centro - e avrà come avversari, per il fronte dei progressisti, il ministro del Bilancio Luigi Spaventa e, per il Centro, Alberto Michelini, ex mezzobusto Rai. Il Cavaliere contro due gentlemen, due fiorettisti della politica. Con i suoi studi a Oxford, la sua tessera del Codrington Club, i suoi panciotti, i suoi prìncipi di Galles e la sua alterigia, Luigi Spaventa è soprannominato dagli amici «l'inglese», anche se i giornalisti gli hanno regalato un nomignolo meno gratificante: «il Doberman», da quando - rac¬ conta la «leggenda» - il «professore» aizzò il suo cane contro un cronista. A via dell'Umiltà, quartiere generale di Berlusconi a Roma, si fregano le mani: «Spaventa? Spaventarsi di lui sarebbe la fine del mondo», se la ride il generale Luigi Calligaris. Una bella tegola doversela vedere con Berlusconi: ne sa qualcosa Alberto Michelini che fino a due giorni fa pregustava uno scontro con il suo ex collega del Tgl Fabrizio Del Noce. Da 9 anni super-votato dall'elettorato cattolico di Roma, una carriera sbarrata dagli andreottiani, Michelini è un buono e dovrà violentarsi per tirare fuori una cattiveria che non ha. Nel suo magnifico studio nell'ex convento di San Salvatore in Lauro, Michelini confessa subito: «Sarò leale, non farò attacchi personali...». Musica per le orecchie del Cavaliere, anche se Michelini fa la voce grossa («vedrete, il gigante Golia qualche pietra in fronte se la prenderà»; «voglio vederlo Berlusconi che si occupa della toilette dei cani del centro di Roma...»), anche se il buon Alberto spara le sue cartucce sul bersaglio più delicato: «La legge - dice Michelini prevede un tetto di 92 milioni per ciascun candidato, ma ci sarà qualcuno che 92 milioni potrà spenderli al giorno... Si racconta che un anno e mezzo fa Vittorio Sbardella abbia speso 40 miliardi e figuriamo- ci se Berlusconi non farà di tutto per raggiungere in tutti i modi gli 80.000 elettori. Ci vorrà un controllo rigoroso sulle spese...». Ai nastri di partenza i due gentlemen (sulla base del voto comunale di due mesi fa) partono già con l'handicap: Michelini dispone del 23 per cento del Centro, Spaventa parte da uno «zoccolo» del 31,5 per cento, mentre la destra (msi più satelliti) offre al Cavaliere una base del 33 per cento. I numeri, gli umori, la forza del denaro, un elettorato favorevole (nel centro prevalgono commercianti e artigiani) tutto cospira a favore di Berlusconi, eppure Michelini e Spaventa, per 24 ore hanno fatto vacillare la sicumera del Cavaliere. Due sere fa i primi dubbi nel clan di Arcore, dubbi che si sono palleggiati Berlusconi e il suo braccio destro Marcello Dell'Utri: «Quel Michelini lì, con le aderenze che ha nel mondo cattolico, quanti voti si porterà via?», «se Michelini porta a casa più del 25 per cento, rischia di passare Spaventa...». Dubbi veri, al punto che si decide di dare uno sguardo ai collegi, si prende seriamente in esame il collegio di Roma 2, quello del Salario-Parioli, il collegio più «nero» di Roma. Ieri mattina, alle 12, l'agenzia Dire, di proprietà del pds, lancia il dubbio: «Berlusconi ci ha ripensato?». Alle 13, dall'ufficio stampa di Forza Italia di Roma, tenuto all'oscuro delle incertezze del Cavaliere, partono telefonate di fuoco alla Dire: «Dovete smentire». Poi, da Milano, arriva il contrordine di Dell'Utri ai suoi di Roma: «Stiamo riflettendo». Alle 15 il «contrordine compagni»: il Cavaliere resta candidato nel cuore di Roma. Fabio Martini Cauta apertura del cardinale Oddi «Se vince, Silvio saprà governare» I A destra, Alberto Michelini ex conduttore del tg Silvio Berlusconi (foto grande) Qui accanto Luigi Spaventa ministro del Bilancio