Pittrice dalla Croazia
L'artista espone i suoi quadri in una caffetteria L'artista espone i suoi quadri in una caffetteria Pittrice dalla Croazia Dipinge «naif» e fa parte della famosa «Scuola diHlebine» I serbi le hanno bruciato la casa: a Torino per aiutare la famiglia I serbi le hanno bruciato la casa. Pennelli, colori, quadri sono finiti nel rogo e Dragica Smicibrada, due anni fa, ha perso tutto: la sua pittura naive fatta di sogni policromi e di ottimismo ha conosciuto le tinte più cupe della tristezza e della guerra. Ora, questa contadina quarantenne croata, dopo la drammatica esperienza di due anni fa a Petrovac, sta esponendo i suoi «gioiellini» nella Caffetteria Beatrice, in piazza Carducci. Fino al 23, poi trasferirà una parte delle sue attuali tredici opere a Expocasa, dal 24 al 5 marzo: sarà una collettiva con altri pittori italiani. E da Beatrice, fra cannoli alla siciliana, babà al rum, tazze di cioccolata fumante, fa vedere ai clienti la tecnica pittorica che porta alla creazione di un cromatico lavoro naif: galline che razzolano sull'aia, capanne con i tetti di paglia su prati verde smeraldo, cicogne in volo, campi di grano e anatre in un laghetto osservate da una contadina, che potrebbe essere proprio la nostra Dragica. Questa donna, occhi di vetro e sorriso dolcissimo, è stata portata a Torino dall'ex gallerista Carlo Eskenazi, ebreo bosniaco che per fortuna non conosce l'odio razziale. Lui, da anni residente nel capoluogo piemontese, ha consigliato a Dragica di trasferirsi per qualche tempo in Italia: dipingere e vendere per aiutare il marito panettiere e i tre figli che sono rimasti nel villaggio semidistrutto in Croazia, in un prefabbricato per rifugiati sul fiume Kupa, attuale confine con i territori occupati dai serbi. Prima della guerra, questa pittrice naive, pur continuando ad accudire galline e maiali e a raccogliere il foraggio, trovava il tempo per fare quadri e venderli. Una vita dignitosa come molti altri pittori-contadini della non troppo lontana Hlebine, capitale di quest'arte pittorica fatta di colori e di istinto. Primitiva. La scuola di Hlebine è ormai famosa in tutto il mondo: ha dato pittori come Ivan Generalic, Rabuzin, Vecenaj, Kovacic e Dragan Gazi. Proprio quest'ultimo è stato il maestro di Dragica, quando non era an- cora ventenne. Per seguire la sua vocazione, si era trasferita anche lei a Hlebine, nell'ex Jugoslavia del Nord Est, ai confini con l'Ungheria. Lì ha vissuto per parecchi anni; poi s'è sposata e ha dovuto seguire il marito che aveva trovato lavoro a Petrovac, cento chilometri più a Sud. «Nel mio nuovo villaggio c'erano tanti serbi, miei amici e contadini come me» fa notare la pittrice. «Ma allo scoppio della guerra, i cetnici giunti da Belgrado li hanno convinti a spararci contro e allora è cominciato il dramma». Casa bruciata, marito senza lavoro, e l'odore acre del fuoco che ha divorato quadri che parlavano di pace e di gioia campestre, [ed. ball.] Uno dei dipinti di Dragica Smicibrada, momentanea «esule» a Torino
Persone citate: Carlo Eskenazi, Dragan Gazi, Dragica Smicibrada, Ivan Generalic, Kovacic
Luoghi citati: Belgrado, Croazia, Italia, Jugoslavia Del Nord Est, Torino, Ungheria
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