Tangenti Le Gru Brancher indagato

Tangenti Le Gru Brancher indagato In procura il dirigente Fininvest Tangenti Le Gru Brancher indagato Finisce sul registro degli indagati il nome di Aldo Brancher, braccio destro del neo presidente della Fininvest Fedele Confalonieri. Corruzione in concorso con altri l'accusa che gli ha rivolto il sostituto procuratore Giuseppe Ferrando. Il magistrato indaga sulle tangenti pagate dalla multinazionale francese Trema e sul ruolo degli uomini di Berlusconi (proprietario del 40 per cento), che entrarono nell'affare della shopville quasi contemporeamente all'uomo con la valigia, Alberto Milan, fiduciario Trema per l'Italia. Ieri Milan e Brancher sono stati messi a confronto. Uno scontro tra ex amici, tra due persone che hanno condiviso in passato affari e confidenze. Ma da tempo i rapporti erano in crisi: la botta finale era arrivata ai primi di febbraio, quando Milan raccontò al magistrato un altro tassello della storia delle Gru. «L'amico Brancher un giorno mi chiese l'elenco delle "contribuzioni" pagate per le Gru. Rifiutai di darglielo, e gli domandai il perché della richiesta. Rispose: "Non vorremmo correre il rischio di pagare due volte le stesse persone"». Che cosa voleva dire? Che anche la Fininvest aveva pagato tangenti? E' quanto voleva capire il dottor Ferrando con il confronto di ieri, da cui sarebbe potuta arrivare qualche sgradita sorpresa per Silvio Berlusconi. Milan, accompagnato dal difensore Calieri, ha ribadito la sua versione. Brancher, con il difensore Mittone, ha fornito una versione poi definita da Milan come «diabolica». Eccola: «Ricordo quel colloquio con Milan, e quella richiesta la feci davvero. Ma il motivo non è quello che si può pensare. La Fininvest non c'entra con questa vicenda. I vertici della Trema, nella persona di Bansaj, mi dissero di avere un sospetto su Milan: che il loro fiduciario pagasse tangenti. Non mi chie¬ sero di indagare su di lui, lo feci io di mia iniziativa, per dare prova della mia amicizia. Perciò chiesi quell'elenco». Per un'ora e mezzo i due si sono fronteggiati, ognuno ribadendo la propria versione. Intanto, nel corridoio del terzo piano della procura, l'avvocato della Trema, Corso Bovio, attendeva l'esito dello scontro. Poco dopo le 17, Brancher, il suo legale e l'avvocato Bovio si allontanavano sulla stessa auto senza rilasciare dichiarazioni. Poi usciva anche Milan. Tranquillo e sorridente come sempre, in vena di parlare: «Brancher ha mantenuto un silenzio francescano, da ex frate quale è. Ma la sua tesi non sta in piedi. Evidentemente ci sono degli intoccabili. Comunque, se è vero, come dice lui, che la Fininvest non ha pagato, sono stati bravissimi. E noi invece siamo stati degli allocchi. Io non sono a conoscenza di tangenti pagate da loro, Brancher non mi ha mai fatto questa confidenza, lo posso solo presumere». Ma perché, Milan, lei ha deciso di confessare le tangenti? «E' molto semplice: ero in rotta con la Trema. Nell'affare Le Gru, fino all'estate '92, tutto si era basato su un mutuo che io avevo fatto con il San Paolo. Ma di soldi francesi non c'era l'ombra. Ero in difficoltà, li misi di fronte a un autaut: o pagate o me ne vado. Non pagarono, me ne andai. Le tangenti? Loro sapevano tutto? Non si possono fatturare 5 miliardi in nero senza che i vertici lo sappiano». In serata, una dichiarazione del difensore di Brancher: «Si esclude che il mio cliente abbia ricevuto qualsiasi informazione di garanzia per la vicenda le gru. La sua posizione continua ad essere quella di indagato per reato connesso, in ordine a fatti di Milano». Brunella Giovara Nino Pietropinto m Gli ex amici Aldo Brancher (qui a fianco) e Alberto Milan (al centro) messi a confronto

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