Gli affanni del Toro e il ribaltone juventino monopolizzano l'attenzione dei tifosi

Gli affanni del Toro e il ribaltone juventino monopolizzano l'attenzione dei tifosi Gli affanni del Toro e il ribaltone juventino monopolizzano l'attenzione dei tifosi Scusate se c'è anche la partita Mina: ma Giribaldi oggi conta più di Silenzi una vigilia anomala SARA' un derby giocato sul filo degli striscioni. Domenica scorsa quello dei Viking bianconeri, domani la stessa curva (la Filadelfia) esporrà la risposta ironica dei granata: «Finalmente padroni della Juve». Si attende la controreplica, che immaginiamo ispirata alle simpatie bianconere di casa Giribaldi, in un crescendo che si esaurirà soltanto il giorno in cui torneremo ad occuparci di calcio e non delle trame societarie, tra consigli di amministrazione e consigli per gli acquisti. Il derby, come fatto agonistico, non esiste. Non se ne avverte il profumo. Chi gioca? Boh. Interessa piuttosto chi comanda e chi comanderà. Meglio Bettega di Boniperti? E cosa aspetta Giribaldi a concludere l'acquisto del Torino? «Si capisce che c'è confusione - dice Gianni Mina, da sempre tifoso granata -, la gente è distratta da cosa accade attorno al derby con questa Ju- ve che per necessità gioca ad adeguarsi al Toro nel puntare sui giovani e con il Toro che per colpa di certi razziatori non può godere i frutti della propria politica. Ora si affaccia Giribaldi, che può essere un presidente serio, l'ultimo dai tempi di Sergio Rossi. E non mi stupisco che faccia discutere più della presenza o no di Silenzi». Sull'altro fronte c'è sconcerto. Non tutti si sono ripresi dagli eventi della settimana, «che non mi convincono, anche se Boniperti aveva fatto il suo tempo», sostiene Lamberto Sposini, l'anchorman del TG5. «Non vorrei che questa rivoluzione finisse, come nel '90, di Bettega come dirigente per ora non mi fido. La scelta che mi piace di più è quella di Lippi, perché temevo arrivasse uno zonista alla Maifredi». Come è sempre successo i nuovi belletti della Signora sono osservati con sospetto. Ci vorrà tempo e lavoro per convincere gli scettici. Bettega lo sa, non ha scelto una scommessa facile. ((Avrebbero potuto aspettare la fine della stagione prima di mettere in disparte Boniperti e intanto preparare il ricambio - afferma il direttore del TG2, Paolo Galimberti -. Mi pare che questa operazione sia stata troppo violenta e rapida per non chiedersi che cosa c'è dietro». Una risposta gli viene da Eugenio Fascetti, ex bianconero e l'allenatore che ha riportato il Toro in serie A: ((Ai miei tempi Umberto Agnelli era più sivoriano che bonipertiano. Questa scelta perciò non mi stupisce». «L'importante è che ne esca una cosa pulita, non inquinata - taglia corto Galimberti - e che finiscano gli equivoci del dopo Platini: si deve capire se la Juve di fine secolo vuole essere ancora una grande squadra oppure se non potrà più permetterselo, cambiando strategia e puntando sui giovani. La svolta è storica». Per Mina, «Bettega è un manager più diplomatico e realista di Boniperti, che soffriva troppo di juventinità». E le accuse incrociate di una Juve in mano torinista e di un Toro juventinizzato? «Ormai soltanto i tifosi possono credere che le società vanno gestite dai tifosi e non da manager che conoscono il mestiere indipendentemente dalla fede: credete che un Giraudo non farà di tutto per curare gli interessi degli Agnelli, anche se tifa per il Toro?». «Il problema non esiste - ammette Galimberti -, è come quando Serena passò dal Toro alla Juve e Bruno viceversa: un professioniste fa sempre il professionista». E l'importanza del derby? «Per noi è l'ultima possibilità di agganciare uno scudetto quasi perso: se non recuperiamo punti al Milan questa volta...», dice Sposini. «Il Toro non può perdere - obietta Fascetti -, sebbene la Juve abbia interessi di classifica più importanti e la veda ancora in corsa come ant.i-Milan. Ma io ho vissuto a Verona una situazione simile a quella del Torino: a gioco lungo questi casini societari diventano un vantaggio perché la squadra si cementa e prende forza. Tanto i giocatori sanno benissimo che gli stipendi sono garantiti dalla Lega o dal giudice fallimentare. Noi a Verona non ci perdemmo una lira». Marco Ansaldo Gianni Mina tifa per il Toro

Luoghi citati: Filadelfia, Verona