Crisi durissima lavoro a rischio di Andrea Di Robilant

Delors a Roma: «Solo con le grandi opere creeremo nuova occupazione» Delors a Roma: «Solo con le grandi opere creeremo nuova occupazione» Crisi durissima lavoro a rischio Ciampi: forse servirà un'altra manovra ROMA. «Il nostro Paese ancora non fuoriesce da quella che si sta caratterizzando come la peggiore recessione del dopoguerra e la questione del lavoro si aggrava». L'ultima istantanea dell'economia italiana, illustrata ieri dal presidente del Consiglio Ciampi a un convegno sul lavoro in Europa, contiene ancora molta più ombra che luce. Tanto più che la graduale fuoriuscita da questa recessione non porterà ad un recupero dei posti di lavoro. Il peggio della crisi è alle spalle. Già si avvertono alcuni segnali di inversione di tendenza e l'economia italiana si trova nelle condizioni di essere fra le prime a beneficiare della ripresa. Ma questa volta - ricorda Ciampi - «la ripresa ciclica da sola non è sufficiente a garantire il conseguimento dell'obiettivo occupazione». Per risalire la china sarà necessario mettere le mani alle strutture portanti del mercato del lavoro. Anche perché la rinnovata capacità tecnologica americana e il dinamismo dei Paesi di nuova industrializzazione stanno «erodendo ulteriormente la competitività dei prodotti europei». La rigidità del mercato del lavoro riguarda infatti tutta l'Europa (anche se Ciampi ha sottolineato le condizioni di particolare svantaggio del nostro Paese rispetto ai partner comunitari). E per Jacques Delors, presidente della Commissione europea, la disoccupazione che attanaglia il Vecchio continente rimane la spia più eloquente del «declino che lo minaccia». Delors, che lo scorso dicembre presentò un libro bianco per rilanciare l'occupazione in Europa attraverso un investimento di 40 miliardi di Ecu entro il 2000, ha detto ieri di essere «angosciato» dalla prospettiva di questa decadenza europea. «Mi rifiuto di pensare che un continente che abbia dato la luce alla civiltà greca, al diritto romano, alla cultura occidentale, si riduca a diventare un gi- gantesco museo. Ma dobbiamo essere pienamente consapevoli che questa minaccia esiste». La ricetta di Delors per aggredire «il problema gravissimo» dell'occupazione è quella di investire in grandi opere di infrastruttura a livello europeo (trasporti, comunicazioni, energia, ambiente) per creare 15 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi sei anni. Ciampi appoggia il libro bianco, che invece continua ad essere guardato con sospetto in altre capitali europee. Il rilancio dell'occupazione in Italia, dice il presidente del Consiglio, deve agganciarsi al grande progetto continentale di Delors. Allo stesso tempo Ciampi ricorda che una maggiore flessibilità nel funzionamento del mercato del lavoro «è un primo e fondamentale prerequisito» per frenare la disoccupazione in Europa e soprattutto in Italia. E precisa: «Flessibilità non è assenza di regole, di garanzie per i singoli lavoratori; non è sinonimo di riduzione del potere d'acquisto dei salari medi. Flessibilità significa capacità di adeguamento alle strutture produttive alle incessanti sollecitazioni provenienti dall'introduzione di nuovi prodotti e di nuovi metodi produttivi». Flessibilità significa salari diversi tra imprese e settori diversi, tra zone geografiche diverse dove le condizioni economiche non sono paragonabili. E flessibilità - aggiunge Ciampi significa anche abolire gli steccati tra impieghi ultra-garantiti e frange marginali di lavoro precario. Ciampi ricorda che il suo governo ha già avviato le riforme strutturali per riportare l'eco¬ nomia del Paese sul binario di un circolo virtuoso (Delors: «L'Italia sta ritrovando la sua capacità d'influenza in Europa»). E promette che «i frutti delle azioni intraprese», a cominciare dall'accordo sul lavoro del 23 luglio scorso, «si materializzeranno quando la ripresa avrà assunto vigore». Il prossimo governo dovrà comunque vigilare - un'ulteriore manovra correttiva sul bilancio potrebbe rendersi necessaria per tenere sotto controllo il rapporto tra deficit e debito pubblico (sceso al 9,8 per cento) - e mantenere con fermezza la rotta già tracciata. Inutile, dunque, illudere gli elettori in questo avvio di campagna promettendo facili soluzioni al problema dell'occupazione. E il presidente della Camera Napolitano, con un riferimento neanche troppo velato agli slogan di Berlusconi, aggiunge: «Non è tempo di promesse miracolistiche, di scivolamenti semplicistici e demagogici». Andrea di Robilant «Basta con le politiche che indennizzano l'ozio Diamoci da fare L'Italia? Conta di più» Il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi