Se la passione si colora di «Celeste» sei milioni vanno in «Rosso e nero» di Alessandra Comazzi

r TIVÙ' &TIVU' Se la passione si colora di «Celeste» sei milioni vanno in «Rosso e nero» CAPITA di tutto, in tv, anche di incontrare una telenovela femminista. Possibile? Possibile, provare (tra un dibattito politico e l'altro) per credere. Ci troviamo nella rete specializzata nel genere, la Quattro di Berlusconi, quella, sapete, che inzeppa i programmi di figli presi e lasciati, di scambi di persona, di crudeltà perfette e perfette generosità; la rete attenta in modo particolare ai gusti di un pubblico prevalentemente femminile, fatto di casalinghe che sognano davanti alle avventure esotiche ed erotiche delle belle protagoniste. Il momento più propizio per la messa in onda del genere è la mattina o il primo pomeriggio, quei momenti, insomma, in cui la tradizione fa supporre che gli angeli del focolare siano intorno al medesimo. Ai tempi che cambiano si adeguano pure i prodotti della televisione. Esempio: di recente i giornali hanno pubblicato i risultati di alcuni sondaggi compiuti in Inghilterra, secondo i quali una grande per1 centuale delle intervistate si I dichiara disposta a fare a me¬ no di un uomo, pensando che si viva meglio da soli, in pace con se stessi, piuttosto che in due quando non si va d'accordo. Molte donne sembrano anche pronte a tirar su i figli senza un compagno accanto: e allora di fronte a questi ribaltoni le nostre telenovela prendono i relativi provvedimenti. Vediamo «Celeste»: la passione dominante non è tanto amorosa, quanto abbinata al potere. Al potere sull'uomo da esercitarsi anche con i vecchi ricatti degli affetti, adesso non esageriamo con la modernità. Si diceva prima della telenovela femminista: ebbene sì, forse «femminista» è una parola grossa, ma serve a semplificare. Le soap opera, anche loro, si sono adeguate da tempo. A proposito, attenzione a non confondere telenovela e soap opera. La telenovela è una specie di fotoromanzo animato (perfetta l'imitazione di Ciquito e Paquito l'altr'anno ad «Avanzi»), è come se gli interpreti, con le loro mosse affatto espressionistiche, emettessero fumetti dalla bocca: è un genere povero, realizzato so¬ prattutto in Sudamerica, con poche scene, poco denaro e spesso molta improvvisazione, seguendo i gusti e le simpatie momentanee del pubblico; la soap opera, invece, è un genere più costoso, con una sceneggiatura vera e propria sia pure infinita; nasce negli Anni Trenta come trasmissione radiofonica mattutina, un piccolo sceneggiato quotidiano che durava un quarto d'ora circa e che normalmente aveva come protagonista una donna afflitta da problemi familiari. Scriveva Aldo Grasso quando ancora si occupava di tv e non organizzava la radio: «Ogni puntata dura quanto un bucato e serve, in qualche modo, a "detergere" i problemi delle ascoltatóri». Una funzione catartica, insomma, che passò poi, come altre funzioni, dalla radio alla tv. Ma intanto che noi ci trastulliamo intorno alle telenovela, ci sono 6 milioni 331 mila spettatori che seguono «Il rosso e il nero», tre ore belle toste di problemi, e ne fanno il campione del giovedì. Alessandra Comazzi

Persone citate: Aldo Grasso, Berlusconi

Luoghi citati: Inghilterra, Sudamerica