LA DISCIPLINA ALL'ESTERO di R. Cri.
t t LA DISCIPLINA ALL'ESTERO Se in Italia mancano norme, in Francia, il testo di una legge sulla bioetica approvato il mese scorso dal senato prevede che chi acconsenta alla fecondazione artificiale della moglie «impegna la sua responsabilità nei confronti della madre e del bambino». Se poi si rifiuta di riconoscere il bambino (e quindi anche se lo «disconosce») viene meno al proprio «impegno». Così i «padri» che cerchino di sfuggire al dovere di contribuire al mantenimento del figlio «in provetta», sono perseguibili per legge. Molto più restrittive le leggi in Germania. «In principio - secondo un portavoce del ministero della Giustizia - sono ammesse inseminazioni interne alla coppia», ma in caso di sterilità maschile non esiste possibilità di ottenere inseminazione artificiale legalmente. In Gran Bretagna, la fecondazione artificiale è gestita dalla «Human Fertility and Embryology Authority» che esamina caso per caso e dà autorizzazioni solo dopo che il marito si assume «ogni responsabilità» per il futuro bambino, che sarà, a tutti gli effetti, «sempre» considerato figlio suo. La Spagna è il primo e per ora unico Paese europeo che si è dato una legislazione sulla fecondazione artificiale che stabilisce norme per tutti gli aspetti connessi alla pratica. Il consenso scritto dell'uomo alla inseminazione artificiale eterologa della donna, che sia sposata o no, è un atto indispensabile, documento con cui l'uomo assume le sue responsabilità di padre, come se fosse il padre genetico del bambino. Mancanza di norme uniche negli Usa, dove ogni Stato legifera autonomamente e dove, secondo la tradizione legale anglosassone, fanno testo le sentenze pregresse. Ancor più complesso il problema del «diritto alle origini». L'unico Paese che lo riconosce è la Svezia, dove il figlio della provetta, raggiunti i 18 anni, ha il diritto di conoscere l'indentità dei genitori genetici. Ma non può vantare diritti. [r. cri.]
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