Massacrata per vendetta di Lorenzo Del Boca

L'uomo l'ha colpita a bastonate. Ai carabinieri ha detto: «Ha distrutto il mio matrimonio» L'uomo l'ha colpita a bastonate. Ai carabinieri ha detto: «Ha distrutto il mio matrimonio» Massacrata per vendetta Novara, donna uccisa dal cognato NOVARA DAL NOSTRO INVIATO L'ha aspettata nel garage di casa che erano da poco passate le 7 di sera, lei Adriana Puppieni è scesa dalla sua Uno, ma non ha fatto in tempo a girarsi per avvicinarsi alla porta: un colpo violentissimo alla nuca, sferrato forse con un martello, forse con una spranga. E' caduta con la testa sfondata, morente. Con gesti brutali un uomo l'ha tirata su da terra, gettando quel povero corpo nell'utilitaria e ripartendo da Crusinallo con una meta precisa: una curva della strada provinciale di Valle Strana, sovrastante un burrone di quasi cinquanta metri, fiancheggiata da guglie di neve ghiacciata. Raggiunto il posto (ed era ormai buio fitto) l'uomo è sceso lasciando il motore acceso e il cambio in folle. Una lieve spinta e la macchina, con dentro la donna rantolante, si è mossa verso la voragine. Ma la neve e qualche arbusto hanno creato problemi imprevisti, la Uno ha fatto pochi metri, non più di quattro, e si è fermata, incastrata fra il ghiaccio e un alberello che ne ha impedito la caduta. Inutilmente l'uomo, ormai affannato, ha cercato di spostarla ancora, ha spinto e tirato, imprecando, sempre più nervoso, sudato nonostante il freddo che gli mordeva le mani. AJla fine ha dovuto rinunciare: sulla provinciale passa quasi nessuno, ma i fari di qualche macchina, in lontananza, lo hanno terrorizzato. Ha lasciato la macchina come stava, ed è fuggito. Due ore > dopo un artigiano che rincasava lungo la provinciale ha visto la Uno e, dentro, la donna agonizzante, gettata sul sedile posteriore, il sangue sparso dappertutto e già rappreso. Ha dato l'allarme, ma i soccorsi, il trasporto al Neurochirgico di Novara, il prodigarsi dei medici di uno dei reparti migliori d'Italia, non hanno salvato Adriana. E' morta nella mattinata di giovedì, quando già da due ore un uomo, diventato nel frattempo un assassino, era su una sedia dell'ufficio del capitano Sfratato, della compagnia di Verbania, e aveva confessato. Claudio Di Stefano, 39 anni, che della quarantatreenne Adriana era il cognato, avendone sposata la sorella, una sola cosa nega: di aver portato con sé l'arma del delitto. Dice di aver raccolto «qualcosa» in garage, colto da un eccesso d'ira. Non è un particolare da poco: è la differenza che passa fra un omicidio premeditato e uno sempre volontario, sì, ma con 1'«attenuante» della non premeditazione. Ma i carabinieri non gli credono: «Uno che vuole solo discutere, soprattutto uno che nella casa di Adriana e della sorella ci andava liberamente e spesso per vedere i figli, non si apposta in un garage buio, come un animale da caccia - dice il capitano Sfratato - ma suona il campanello e parla. Poi ci sono altre cose, che non posso dire, ma che ci convincono che Di Stefano sia partito con le idee ben chiare, l'altra sera». E il solo fatto che l'uomo sia così insistente sul particolare dell'arma «trovata» lascia pensare agli inquirenti che anche questa carta da giocare fosse stata messa in conto, se le cose fossero «andate male». E infatti non ci hanno messo molto, i carabinieri, ad arrivare a lui. I due, vittima e assassino, vivevano fino a qualche anno fa nella stessa palazzina: al piano di sotto Adriana con il marito, al piano di sopra Di Stefano e la moglie. Tre figli in tutto, due Claudio e uno Adriana: Luca, di 20 anni, è partito la settimana scorsa per il militare. Poi come accade nella vita delle persone, i due matrimoni andarono in frantumi e nella casa di Crusinallo, a poca distanza dall'azienda di famiglia, la «Al.Pu. Casalinghi», restarono a vivere le due donne con i figli. E per un po' di tempo sembrò che la quiete fosse tornata dopo i litigi di un tempo. Claudio Di Stefano andava spesso a trovare i figli, sembra¬ va tranquillo. Tranne che per una cosa: accusava, lo aveva sempre fatto, la cognata di avergli «rovinata la vita mettendogli contro» la sorella. In pratica la incolpava della fine del suo matrimonio. Questa storia era diventata un'ossessione, ne parlava con tutti, pensava alla vendetta. E dopo tanto pensare, in una serata di gelo, ha deciso di agire. Quando i carabinieri, dopo averlo cercato invano per tutta la notte, sono andati ad aspettarlo davanti al magazzino della sua ditta di idraulico, si sono visti venire incontro un uomo apparentemente tranquillo. E nemmeno tanto stupito di ve¬ dere gli uomini della compagnia di Verbania farglisi incontro con le manette pronte. Non ha reagito. Dall'altro ieri, in cella, non aggiunge parola a quanto ha detto nei primi momenti dopo l'arresto: «Mi ha rovinato la famiglia e la vita». A Crusinallo, nel palazzotto con il portone chiuso, una parente di Adriana piange e mormora appena: «Era un fissato, lei non aveva fatto niente, la vita se l'era rovinata da solo. E adesso l'ha rovinata anche a Luca: il padre non si vede mai, gli resta solo la nonna. Povero ragazzo...». Lorenzo Del Boca Il corpo trovato in un'auto vicino ad una scarpata: voleva nascondere il delitto A sinistra la vittima, Adriana Puppieni. Sopra l'auto dove è stata trovata la donna

Persone citate: Adriana Puppieni, Claudio Di Stefano, Di Stefano, Sfratato

Luoghi citati: Crusinallo, Italia, Novara, Verbania