«Non comprate imprese a Cuba O vi faremo sequestrare tutto»
A VISO " Monito degli espatriati anticastristi agli investitori esteri Monito degli espatriati anticastristi agli investitori esteri «Non comprale imprese a Cuba . # 0 Vl foremo sequestrare tutto» RIVOLUZIONE E CARTA BOLLATA CSAN PAOLO UBA è in vendita. Con l'acqua alla gola, alla disperata ricerca di dollari per comprare il cibo, il petrolio e le parti di ricambio minimamente necessarie per mandare avanti il Paese, il regime di Fidel Castro ha spalancato le braccia agli investimenti stranieri. L'isola è ormai un solo grande bazar. Volete comprare il terminale di container del porto di L'Avana? Preferite l'enorme raffineria petrolifera di Santiago? L'intera flotta peschereccia cubana? Forse la birreria Polar? O magari la fabbrica che produce i famosi gelati Coppella, i migliori di tutta l'America Latina? Con denaro in mano, tutto è possibile e negoziabile. Una lista di 120 imprese statali in vendita è stata pubblicata alcune settimane fa da un quotidiano di San Paolo. L'annuncio ha creato un'ondata di panico e di rabbia nella ricca e influente comunità di esiliati cubani all'estero. Molte delle imprese messe in vendita erano state infatti nazionalizzate, senza alcun indennizzo, nei primi anni della rivoluzione. E nell'attesa dell'eventuale crollo del regime, da trentacinque anni sempre annunciato come «imminente», i vecchi proprietari hanno lanciato una campagna per mettere sull'avviso i possibili interessati alla grande svendita. «Non appena la nazione cubana costituirà uno Stato di diritto - si legge in un avviso a caratteri di scatola fatto pubblicare sui giornali venezuelani, sul Wall Street Journal e sul quotidiano spagnolo Abc - i legittimi proprietari eserciteranno i propri diritti per recuperare i loro beni, con evidente danno per coloro che abbiano acquistato dal governo di Castro queste proprietà rubate». Un po' quello che è avvenuto nell'Europa orientale, dove gli antichi padroni di imprese e immobili nazionalizzati dopo il 1945 ne hanno facilmente ottenuto la restituzione in tribunale. «La mia famiglia possedeva due raffinerie di zucchero nella provincia di Villaclara, che vennero nazionalizzate un anno e mezzo dopo la rivoluzione - racconta da Miami Alfredo Bianco, dirigente della Associazione dei proprietari di raffinerie di Cuba, uno dei gruppi che hanno finanziato la campagna -. Sembra che una delle due sia già stata venduta. E' chiaro che dopo la caduta di Castro chiederemo un indennizzo, ma nel frattempo è già possibile cominciare un'azione legale contro i nuovi acquirenti stranieri». E' una guerra di carta bollata che va avanti già da alcuni anni e che si è riacutizzata negli ultimi tempi. Ne ha fatto ad esempio le spese la compagnia statale messicana Cemex, che ha comprato la fabbrica di cemento Mariel, appartenuta alla Lone Star Corporation nordamericana, e che ora rischia di vedersi confiscati i propri impianti negli Usa (gli Stati Uniti rivendicano da1 governo cubano quasi sei miliardi di dollari, diecimila miliardi di lire, per gli espropri commessi ai danni di propri cittadini). Tra le compagnie private, la multinazionale Bacardi ha inviato di recente una lettera circolare a tutte le fabbriche di bevande alcoliche del mondo, diffidandole dall'acquistare i quattro impianti (tre birrerie e una distilleria di rum) che possedeva sull'isola. Allo stesso modo, i vecchi proprietari del famoso Rum Havana Club sono riusciti ad impedire che la Ricard francese distribuisse in Europa i distillati che portano il nome, tuttora legalmente registrato, della loro antica impresa. Cuba ha anche perso il diritto di esportare in Francia e in Spagna i leggendari sigari Montecristo. «Esiste un interesse internazionale a investire sull'isola, soprattutto nel campo del turismo e del tabacco - sostiene Juan Suarez Rivas, vicepresidente dell'Unione liberale cubana, uno dei principali gruppi politici in esilio -. Ma la mancanza di chiarezza sui titoli di proprietà e sul futuro di Cuba causano diffidenza». Anche così, sono già partite un centinaio di joint-ventures, di cui 21 nel settore turistico. Gianluca Bevilacqua E' roba nostra, al ritorno i proprietari saremo noi A VISO " m SL S.*"*** m ma esfar conrempiapiro e*J8™ersimsEl 9obierno de Castra Giornale di Maracaibo con il monito degli espatriati Sotto, Fidel Castro
Persone citate: Alfredo Bianco, Fidel Castro, Gianluca Bevilacqua, Havana, Juan Suarez Rivas, Ricard
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