Occhetto

Occhetto Occhetto «La denuncia? E un onore» ROMA. «E' un onore essere denunciati da Craxi». Achille Occhetto reagisce così, con aria di sfida, alle iniziative di Bettino. C'è aria di elezioni. E non è male galvanizzare le proprie truppe, risvegliando il mai sopito sentimento anticraxiano dei militanti pidiessini. Ma adesso che Craxi è venuto allo scoperto, e che nel corso della sua conferenza stampa ha divulgato il memoriale d'accusa, la rabbia di Botteghe Oscure è incontenibile. Non c'è spazio per l'ironia. A dare il «la» è un militante ormai famoso, Primo Greganti, che viene intercettato dai cronisti in un corridoio del palazzo di Giustizia milanese: «Non mi fa paura perché lo considero un morto che parla». Insulto sanguinoso. E nelle stesse ore, e si può pensare a un segno simbolico dei tempi, Craxi era anche lui a colloquio con un giudice. A Roma, però, come testimone a discolpa del deputato psi Raffaele Rotiroti, che un anno fa aveva accusato proprio il solito Greganti di aver intascato una tangente e s'è ritrovato indagato per calunnia. Ma anche D'Alema tirava fuori tutta la sua proverbiale rabbia gelida. Conversando con i giornalisti, alla Camera: «Cosa mi colpisce di più? Che questo signore ha indotto un uomo disperato ad accusarci, gli ha estorto una testimonianza falsa». Il capogruppo del pds alla Camera è convinto che la manovra di Craxi parta da lontano. E che la bobina registrata proditoriamente da Craxi sia un indizio. «Voleva farci accettare il colpo di spugna. Ma vi rendete conto di che colpo è anche per il nostro Paese? Ve lo immaginate uno come lui, presidente del Consiglio per quattro anni, che registra con i fili e i microfoni? Roba da matti!». Più o meno, è quanto dirà una nota ufficiale del pds, diramata a sera. Dopo aver ribattuto punto per punto alle tredici accuse di Craxi, il pds conclude sprezzante dandogli del ricattatore: «Da stasera, tutti coloro che hanno avuto un colloquio con Craxi nel suo studio possono nutrire il dubbio, se non avere la certezza, che ne esistano registrazioni. E poiché quell'interlocutore non si intratteneva certo in dialoghi filosofici, è facile immaginare un diffuso stato di inquietudine». Intanto anche un ex amico migliorista, Emanuele Macaluso, sparava duro: «Miserevoli ritorsioni. Ho ritenuto a lungo che il rilancio autonomistico del psi fosse un fatto positivo; il modo in cui Craxi l'ha interpretalo è stato devastante». Macaluso addirittura maramaldeggiava: «Se va avanti così, dirà come Poggiolini che il Nobel a "-orbaciov venne pagato chisf' n quali mazzette». Si dividono i coi ' di chi lo ha conosciuto ben».. Divaricazioni ovviamente legate allo schieramento di oggi. Carlo Ripa di Meana, attuale portavoce dei Verdi: «Chi lo conosce bene come me, non aveva dubbi, dopo il discorso nell'aula di Montecitorio, che ci sarebbe stato un follow-up. Craxi era ed è un protagonista politico e dunque la scelta dei tempi a ridosso delle elezioni è ispirata, credo, da considerazioni politico-elettorali». Di ben diverso tenore le dichiarazioni di Giuliano Ferrara, che scende in campo a fianco di Craxi: «Non più tardi di un anno fa, Occiietto aveva detto che il pds non aveva mai avuto la disponibilità di un conto bancario in Svizzera. Con le ammissioni di Morandina, è itato sconfessato il vertice del pds e cioè Occhetto e D'Alema». Ferrara ce l'ha soprattutto con i giudici, specie quelli di Milano: «Il gruppo dirigente del pds è stato colpevolmente tenuto fuori dalle indagini dei magistrati. La responsabilità di Borrelli e di D'Ambrosio è di aver blindato il gruppo dirigente del pds. Hanno inquinato la democrazia e il gioco elettorale». Francesco Grtgnetti

Luoghi citati: Meana, Milano, Roma, Svizzera