In cella i violentatori di Nilsa di Maria Corbi
In cella i violentatori di Nilsa In cella i violentatori di Nilsa Una pista anche per la liceale stuprata ROMA. «Serena rabbia». Con questo stato d'animo il capo della mobile di Roma Rodolfo Ronconi sta lavorando per trovare i due naziskin che martedì scorso hanno violentato e massacrato di botte D.M., studentessa di diciotto anni. Un primo successo intanto è stato ottenuto con l'arresto dei due nigeriani che nella notte di martedì grasso hanno stuprato Nilsa, una giovane capovcrdiana che lavora come colf a Roma. La ragazza ricordava i primi tre numeri della targa dell'auto dove i due le hanno usato violenza, una Bmw grigia. E così, tramite il sistema informatico della polizia, si è arrivati al proprietario della macchina, nigeriano anche lui, ma estraneo alla violenza. La Bmw intestata a lui era però di un suo amico, uno dei violentatori appunto, John Semako, trentanni, di professione «organizzatore di feste». Il complice, Godwin Ero Monse, ha ventun anni ed è senza lavoro. Ad arrestarli si è arrivati grazie anche alla collaborazione della comunità di extracomunitari presenti nella capitale. Dalla polizia sono stati battuti luoghi di appuntamento, discoteche e bar. Una volta individuati, i due nigeriani colpevoli sono stati fotografati. Nilsa li ha riconosciuti e per loro sono scattate le manette. Rinchiusi a Regina Coeli devono rispondere di sequestro di persona, lesioni e violenza sessuale Ancora in libertà invece i due naziskin ricercati per lo stupro alla studentessa. Poche le novità nelle indagini. Si sta cercando di chiudere il cerchio intorno alle due teste rasate. Ed è fondamentale la collaborazione di D.M., che ancora sotto choc ieri ha continuato a riscostruire l'aggressione e a ricordare elementi della sua vita che possono contribuire a risolvere il caso. Amicizie, feste, compagni di scuola e conoscenti. Tutto viene registrato e controllato dalla polizia. Con la ragazza lavora ogni giorno Daniela Stradiotto, a capo della settima sezione della squadra mobile. Ma a sentire D.M. è andato anche l'esperto di «estremisti di destra» e naziskin della Digos. Si sta continuando a setacciare gli ambienti «neri» della capitale. Zone come il Tufello, i Parioli, l'Appio. E si cerca ancora sugli spalti dello stadio. Alla giovane sono state mostrate molte foto scattate ad ultra la domenica. E sotto l'occhio della polizia ci sono anche i frequentatori del bowling dell'Acqua Acetosa, a due passi da dove D.M. è stata sequestrata. La sala da gioco è una delle mete preferite dai simpatizzanti «nazi». Ma è ancora buio. L'identikit di uno dei ragazzi - quello con la svastica tatuata sulla mano che ha violentato D.M. - è stato tracciato, ma è rimasto nei cassetti della scientifica. Probabilmente perché l'indagine è a una svolta e non si vuole com¬ prometterla. Le bocche in questura sono cucite. «Fateci lavorare», è il ritornello per chi fa domande. «Certo - ha fatto notare un investigatore - se fosse un naziskin regolare lo conosceremmo, purtroppo però potrebbe trattarsi di un giovane qualsiasi, un simpatizzante, uno dei tanti che affollano gli stadi e seguono le mode». E di ragazzi di questo tipo a Roma ce ne sono moltissimi. Sempre di più. Nascondono la loro esistenza vuota e le loro insicurezze sotto divise che richiamano la violenza delle S.S. Teste rasate, giubbotti neri, anfibi, svastiche e simboli della mitologia germanica, come quello della forza, si vedono sempre più spesso per le strade della capitale e nelle scuole. Al Villaggio Olimpico la loro presenza è testimoniata dalle scritte che coprono quasi in ogni centimetro i muri. «Sieg heil», «fuori i negri», «heil Hitler», scrivono queste teste rasate nascoste dal buio della notte. Inutile cancellarle: il giorno dopo puntualmente riappaiono. «E noi - dice Paolo, che abita in uno dei palazzi costruito nel 1960 per le Olimpiadi - abbiamo paura. Prima c'era da temere solo la sera, ma dopo quello che è sucesso a D.M. alle otto di mattina qui sembra di vivere in stato di assedio». Maria Corbi I due nigeriani arrestati per lo stupro della ragazza capoverdiana: da sinistra, John Semako e Godwin Ero Monse
Persone citate: Daniela Stradiotto, Godwin Ero Monse, Hitler, John Semako, Rodolfo Ronconi
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