Assassina per dar prova d'amore di Enrico Benedetto

Ragazza francese Ragazza francese Assassina per dar prova d'amore PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Saresti capace di uccidere qualcuno per amor mio?» Lei rispose sì. E qualche ora dopo esaudì la promessa assassinando uno sconosciuto. Ieri, tre anni dopo il crimine, i fidanzatini dall'omicidio facile sono comparsi dinanzi ai giudici. Lei ha venticinque anni, lui ventidue. Dovranno spiegare come la «prova d'amore» trasformi in killer. Non sarà facile. Quel sabato 14 settembre, Thierry Babot lancia l'assurda sfida alla sua compagna Sylvie Bereck. Potrebbe essere l'ennesima domanda retorica sull'eterno tema «Mi ami davvero? E quanto? Dimostramelo». Insomma, una maniera come un'altra per sfogliare la margherita, aggiungendoci un brivido da roulette russa. Ma il gioco non si ferma lì. Adesso, per strappare le attenuanti, si accusano a vicenda. «Thierry insisteva, non c'era altro da fare che obbedirgli». «No, passare all'azione è stata un'iniziativa di Sylvie». La realtà non cambia. Perché il pomeriggio stesso la coppia individua l'ignara vittima. Jean Grain ha trentanove anni e per vivere fa il commesso viaggiatore. Lavoro noioso, dalle scarse avventure. Ma Sylvie gliene fa balenare una. Con Thierry lo incontra in un caffè di Nemours, a qualche chilometro appena da Parigi. Non ci vuole molto per farlo cadere nella rete. Verso sera, la futura assassina e il suo neo-corteggiatore si ritrovano in un bar di Fontainebleau. Lei ha già con sé la pistola. Thierry si difende: «Gliela diedi io, ma era solo per minacciarlo e rubargli il denaro». Breve giro in automobile fino a una radura amica. La bellissima foresta di Fontainebleau - ove sorge una tra le più fastose residenze presidenziali - ne offre centinaia. Sylvie Bereck estrae il revolver e spara a bruciapelo. Due colpi. Jean Grain cade riverso, la tempia e il torace trapassati. Per ritardare l'identificazione, la baby-killer gli sottrae, con i quattrini, i documenti. Non paga, infierisce sul cadavere usando un coltello. «Era il modo migliore per far vedere a Thierry che non scherzavo» racconterà. Le indagini, sulle prime, brancolano. Non si trova un movente plausibile nella pacifica esistenza di monsieur Grain. Il dossier parrebbe incamminarsi verso l'archiviazione. Ma i gendarmi hanno un colpo di fortuna. Nell'aprile '82 arrestano per furto Sylvie e Thierry. Qualcosa, nelle loro deposizioni, intriga gli investigatori. Torchiati, sveleranno il mistero sulla tragica fine di Jean Grain. L'esame psichiatrico non segnala alcuna anomalia particolare. I due avrebbero agito entrambi nel pieno possesso delle loro facoltà. Come se fosse normale presentarsi con un cadavere per dire «Ti amo». Enrico Benedetto

Persone citate: Jean Grain, Nemours, Sylvie Bereck, Thierry Babot

Luoghi citati: Parigi