Usa tassa sul profugo

Si dovrà dimostrare di potersi mantenere 5 mesi, è polemica: «Favoriti i ricchi» Si dovrà dimostrare di potersi mantenere 5 mesi, è polemica: «Favoriti i ricchi» Usa, tassa sul profugo Costa 130 dollari ottenere asilo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli Stati Uniti sono diventati l'unico Paese al mondo in cui occorre pagare una tassa per ottenere l'asilo politico. Con una decisione improvvisa che sta già creando forti polemiche, l'«Immigration and Naturalization Service» he deciso che chiunque chieda l'asilo politico debba pagare 130 dollari. E, contestualmente, ha annunciato che ogni successiva pratica per ottenere un permesso di lavoro negli Usa non verrà evasa prima di 150 giorni. In sostanza, dal 1° ottobre, da quando cioè la nuova regola entrerà in vigore, potranno ottenere asilo politico negli Usa solo dissidenti e perseguitati con un discreto gruzzolo o abbastanza sostenuti da terzi, in modo da pagare la tassa e mantenere sé e la famiglia per almeno 5 mesi. La ragione del provvedimento è semplice: un formidabile arretrato nell'evasione delle pratiche da parte di un corpo di addetti particolarmente esiguo. L'arretrato, al momento, consta di 364 mila pratiche di richiesta di asilo politico e sta crescendo al ritmo di 10 domande inevase al mese. Solo l'anno scorso, hanno chiesto asilo politico negli Stati Uniti più di 150 mila persone provenienti da 154 Paesi. In prevalenza Guatemala, El Salvador, ex Jugoslavia, ex Urss, Cina, Cuba, Haiti e Liberia. Il corpo di funzionari addetti a smaltire questa montagna di carte bollate si compone di sole 150 persone. In un Paese che odia la burocrazia e la tiene all'osso, il Congresso ha ulteriormente aggravato la situazione negando all'«Ins» i fondi promessi. Questo è lo sfondo su cui è stata presa la controversa decisione. Ma c'è dell'altro. Uno degli scopi del provvedimento è anche quello di scoraggiare finti perseguitati politici dall'avviare la pratica al solo scopo di aggirare le leggi sull'immigrazione. Infatti, secondo la legge attuale, chi chieda l'asilo politico può entrare immediatamente, anche se poi, per un certo periodo, cioè fino all'evasione della pratica, resta senza cittadinanza. Ottiene però subito un permesso di lavoro, utilizzando il quale può procurarsi una patente illegale, sufficiente comunque a circolare nel Paese nascondendosi nel sottobosco dell'immigrazione clandestina. E' questo fenomeno che il provvedimento spera di arginare. Ma molti obiettano che il nuovo regolamento non consente di scoprire quali richieste siano fondate e quali finte. Di conseguenza un immigrato clandestino facoltoso potrebbe avere più possibilità di ottenere l'asilo di uno povero. E questo aspetto sta alimentando forti polemiche. Senza considerare la sgradevole immagine di un Paese che è considerato la culla della libertà, ma per entrare nel quale un perseguitato politico deve pagare una tassa. Paolo Passarmi Due profughi cubani nella base americana di Guantanamo