«Un accordo a tre per mentire» di Giovanni Bianconi

Fondi neri del Sisde: escono i verbali degli interrogatori degli 007 implicati Fondi neri del Sisde: escono i verbali degli interrogatori degli 007 implicati «Un accordo a tre per mentire» «Malpica, Mancino e Parisi decisero cosa dire ai giudici» «Ministri e Quirinale accettavano ogni tipo di regalo...» ROMA. «L'accordo diciamo che era intervenuto a livello alto, direi molto più alto di me, ed era questo: "Voi rinunciate a questi soldi, e la questione si chiude"». Il 1° dicembre 1993, nel carcere di Rebibbia, l'ex direttore del Sisde parla davanti al giudice delle indagini preliminari. Un interrogatorio registrato e sbobinato in 144 pagine, divulgate solo ora, che contengono l'atto d'accusa contro il ministro dell'Interno Nicola Mancino e il capo della polizia Vincenzo Parisi, finiti sotto inchiesta per favoreggiamento. Parteciparono, dice Malpica, a quell'ormai famoso «accordo» per mentire ai magistrati che - nella primavera del '93, dopo che altri giudici avevano chiuso un occhio a dicembre '92 - stavano scoperchiando la pentola dei «fondi neri» del Sisde. «Non posso negare», ripete più volte l'ex 007: bisognava dire che i 14 miliardi trovati in una banca erano del servizio segreto, e non dei funzionari che poi sarebbero stati accusati di peculato. «La questione sembrava chiusa - dice Malpica -, e i soldi erano stati restituiti, fintanto che non fu riaperta dal dottor Frisani... Io fui ancora spinto a sostenere, ma questa volta recalcitrai parecchio perché dissi anche a Finocchi, a Lauro, e c'era anche Parisi presente, "guardate che qua mi assumo solo io le responsabilità... Con tutto il poco credito che hanno i servizi in Italia, chissà quali illazioni..."». E Mancino, che cosa sapeva? «Che il ministro fosse al corrente di tutto questo anche dopo - risponde Malpica -, è dato da una telefonata (certo io non la posso provare però l'ho avuta) del ministro che mi avvertì che quei quattro-cinque sarebbero stati arrestati per questo fatto, che però se avessero sostenuto con buoni avvocati la tesi dell'accantonamento (dei soldi in banca, ndr) la questione si sarebbe chiusa». Subito dopo Malpica prova a giustificare sia lui che Mancino: «Naturalmente neanche il ministro sapeva che dietro quei 12 miliardi c'era altra roba, perché naturalmente in questo caso non avrebbe mai... Né io, perché io pure ero sempre convin¬ to che si dicuteva dei 12 miliardi e basta». Malpica comincia il lungo interrogatorio gettando discredito su Broccoletti e soci, ma poi, di pagina in pagina, finisce per ammettere molte delle loro dichiarazioni. Per esempio sui pagamenti fatti con i fondi riservati del servizio a prefetti, uomini politici, giornalisti e tanti altri. Ce n'è anche per i ministri dell'Interno. Anche se a fini leciti, dice il prefetto: «Mi venivano chieste anche somme dai ministri, dal ministro dell'Interno. E d'altra parte il ministro dell'Interno è responsabile del servizio, non è che io possa...». «Istituzionali?», chiede il gip. «Sicuramente, sicuramente istituzionali. Qui è già un po' più difficile pensare alla finalità, anzi direi che è molto difficile». Il discorso si intreccia con quelli dei soldi del Sisde utilizzati per fare regali: «Del resto, se un presidente della Repubblica riceve un regalo, non penserà certo che gliel'ho potuto fare con il mio stipendio, insomma onestamente...». L'usanza dei regali, Malpica dice di averla trovata già in atto al Sisde: «... ministri, il presidente della Repubblica, erano regali che venivano comunque accettati, il che significa che non erano... altrimenti mi sarebbero stati sbattuti in faccia, no?...». Più avanti, l'ex direttore del Sisde torna sulle buste con i soldi destinate al gabinetto del ministro: «Diverse volte al capo di gabinetto Lattarulo, su sua richiesta, per l'organizzazione per esempio di incontri internazionali, io ho portato 100 milioni. Una volta al capo di gabinetto Lauro, sempre per questioni istituzionali, la signora Martucci portò 500 milio¬ ni...». Per giustificare le decine e decine di persone che stavano sul libro paga, Malpica fa l'esempio del prefetto a riposo Federico Umberto D'Amato: «Era un mio consulente, con il quale io avevo frequenti scambi di vedute, mi faceva avere anche una rassegna stampa. Io a questo, per esempio, davo di tanto in tanto, nell'ultimo periodo anche con frequenza mensile, cinque milioni...». E i nomi di politici, giornalisti, segretari di ministri? «Purtroppo... io li devo confermare... Sono tutti giustificati da esigenze del servizio di avere amicizie, appoggi, entrature un po' dappertutto... Alcune segreterie politiche ci consentivano accessi per avere notizie, qualche volta anche per darle...». Giovanni Bianconi m Riccardo Malpica, ex direttore del Sisde

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