Bettino: io come Wiesenthal di Augusto Minzolini
Bettino: io come Wiesenthal Bettino: io come Wiesenthal «Smaschererò bugiardi ed extraterrestri» LA VENDETTA DEL KAMIKAZE Lm ROMA ~ UNICA cosa che non voglio fare è il pm. Ho, però, la tentazione di creare una fondazione Wiesenthal per smascherare i bugiardi e gli extraterrestri. A me mi hanno criminalizzato come se gli altri non ne sapessero niente. La verità è che bisognava seguire un'altra strada: un'inchiesta parlamentare sugli ultimi dieci anni. Così tutti potevano mettere le carte in tavola e non si criminalizzava un intero sistema. Visto che lo si è fatto, ora lo si fa per intero». Eccolo là il «Kamikaze», Bettino Craxi, che si è buttato con il suo aero contro la corazzata del pds per affondarla. Finora è riuscito a far iscrivere D'Alema sul registro degli indagati, ma per tutto quello che ha detto si è beccato anche due denunce, una dallo stesso D'Alema e un'altra da Achille Occhetto. Ma al personaggio poco importa: avere un avviso di garanzia in più o in meno non è un problema per lui. Ben più importante è assaporare il gusto forte della «vendetta». Così Craxi continua imperterrito nella sua azione. Senza soste e senza dubbi, confermando di avere le qualità del combattente. Dal suo quartier generale esce fuori di tutto. L'ultima bordata di ieri, quella che gli ha meritato la querela di Occhetto, riguarda il capitolo siciliano. Un paragrafo riguarda «i Salvo»: «indicati come capi mafiosi, erano anche - dice - fornitori dell'Urss di importanti partite di vino con convogli che partivano da Trapani, che passavano attraverso la mediazione di cooperative e società rosse con la benedizione dei dirigenti del partito, o nella loro totale ignoranza». Il secondo paragrafo, invece, si occupa «delle frequentazioni siciliane dell'on. Occhetto»: «Ci sarebbe materia non per accusare Occhetto di essere un mafioso ma quantomeno per mettere in chiaro la natura dei rapporti politico, commerciali, finanziari legati al commercio del vino». E a chi chiede maggiori chiarimenti, Craxi offre una risposta sibillina: «C'è quella storia delle gite. Di barche e barchette». Di «picchiate» del genere, senza ritorno, contro la corazzata pidiessina, l'ex-segretario del psi ormai ne fa una al giorno. E a vederlo lì, nelle ultime basi che gli sono rimaste, la pizzeria Fiammetta e l'hotel Raphael, non sembra preoccupato mentre mangia una frittata o beve un caffè. La foga della battaglia gli fa scordare i suoi guai. E forse il personaggio vuole proprio questo: dimenticare. I suoi occhi si perdono nel vuoto solo quando qualcuno gli rammenta che alla fine del suo mandato parlamentare rischia la galera. «Mah, - risponde - di infamie se ne sono viste tante». Poche parole laconiche su un argomento che lo deve davvero tormentare. «Ho visto Cusani in tv - racconta - mi è sembrato un uomo distrutto, spaccato. Deve essersi rotto qualcosa dentro di lui. Tre giorni dopo aver lasciato il carcere è andato a trovare mia figlia Stefania in campagna. Ebbene ancora tre giorni e i soliti ignoti, quegli strani ladri che non si curano di un Carrier lasciatoa sul comodino, sono andati rovistare la casa: forse cercavano delle carte o magari la maxi-tangente. In cambio hanno lasciato tre passamontagna. E' la decima volta che la mia famiglia è oggetto di queste strane visite». Forse è meglio pensare alla battaglia, ai voli in picchiata che al carcere. «Mi hanno risposto dice - dandomi del delinquente, dell'assassino, dell'Ai Capone, secondo il costume della peggiore scuola comunista. Ma io ho solo raccontato fatti di cui avevo già parlato alla Camera e ai magistrati. Ma che vogliono dimostrare l'indimostrabile, che il loro Finanziamento era in regola? Ma su! La verità è che più facile fare un parto quadrigemellare che mandare un avviso di garanzia al Pds. Ormai questi magistrati li conosco. Riunioni su riunioni, vertici su vertici. E cos'è? A me da quando è morto Balza- mo di avvisi me ne hanno mandati a decine, anche fuorilegge. Perché non me li hanno mandati quando lui non era ancora morto. Vogliono fare un processo D'Alema-Craxi o Occhetto-Craxi? Glielo sconsiglio vivamente». Niente. Quando parla toma ad essere quello di sempre. E' un torrente di parole in cui compaiono segnali o frasi lasciate a mezza bocca che finiscono per essere delle insinuazioni. E ogni tanto nel suo discorso fa capolino una certa carta, un particolare documento. «Mi è arrivata adesso - dice - un'ultima carta. Parla dell'Eumit (la società venduta da Greganti nella Ddr, ndr). Voi sapete cos'è? ...C'è poi una direttiva che riguarda i finanziamenti ai partiti amici, ci sono timbri e da¬ ta, una data che va oltre il '90... Pace ai morti ma ormai è chiaro quanto il pei di Berlinguer, il pei fosse legato all'Urss. Ho una carta del '79 che fa impressione... A proposito stasera vi mando la registrazione del mio colloquio con quell'avvocato smemorato». Ma perché Craxi fa tutto questo? Lui dice solo che vuole la verità. Non si ricandiderà né ora, né alle europee («Sono stato un assenteista cronico»), E allora? C'è solo un dato: tra tanti «bugiardi» e «extraterrestri» l'unico che riceve un complimento prudente dal «Kamikaze» è Berlusconi: «E' stato il più straordinario imprenditore della sua generazione...». Augusto Minzolini La Quercia: «morti» Sama e Cusani e Nordio «di parte»
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