Specchio dei tempi

Specchio dei tempi Specchio dei tempi «Lo stupratore, condannato fino al '95, era già in libertà» - «Cronaca di una morte ordinaria» - «Ma quali medicine gratis per gli anziani!» «C'è una talpa anche per gli invalidi?» - «In banca, pagare e tacere» Un lettore ci scrive: «Leggo la cronaca dell'ennesima violenza sessuale in un garage di Torino. Mi colpisce il fatto che - come riferisce il cronista - il colpevole era stato condannato a 7 anni per un precedente stupro commesso nell'88. Se la matematica non è un'opinione 88 + 7 fa 95, l'uomo avrebbe dovuto essere ancora dentro e quella donna non avrebbe subito quel che ha subito. Per favore non mi spiegate gli strani meccanismi di sconti di pena, che comunque non dovrebbero essere applicati e chi ha già dimostrato (due precedenti accertati, nel nostro caso) una particolare propensione a ripetere certi tipi di reato. «Quando i vari schieramenti politici avranno smesso di parlare di comunisti ed anticomunisti, di fascisti ed antifascisti e si decideranno a presentare i loro programmi concreti, cercherò se qualcuno avrà scritto nelle proprie promesse elettorali: "Chi viene condannato sconterà la pena per intero", ed a quello darò il mio voto». Segue la firma Una lettrice ci scrive: «Marco sta male, emette dei suoni strani di là, in camera, il papà lo sente, cerca di soccor- rerlo, chiama aiuto, accorrono i vicini, viene chiamata l'autoambulanza tramite il 113, il centralinista chiede la conferma del numero telefonico, la vicina non lo sa, si perdono minuti preziosi, finalmente dopo 20 minuti arriva il soccorso, purtroppo a bordo vi sono solo due volontari alle prime armi, il medico è assente, l'ambulanza parte senza sirena, forse è troppo tardi. I medici non possono fare nulla. «Questo è successo nella notte tra venerdì e sabato, a Torino, 5 febbraio '94 a mio cugino Marco, 33 anni, abitava a due isolati dall'ospedale S. Giovanni Bosco di via Gottardo; dov'era la tanto sbandierata ambulanza superattrezzata? Forse non sarebbe servita a nulla, ma in noi resterà sempre quel piccolo dubbio...». Segue la firma Una lettrice ci scrive: «Mio padre (80 anni) affetto da Morbo di Paget agli arti inferiori e spina dorsale riconosciuto invalido civile al 100% dall'89 al dicembre '93 pagava un ticket di 4000 lire ogni medicinale. A partire dal gennaio '94 essendo i medicinali di cui fa uso in fascia C deve pagarli tutti nonostante l'invalidità e l'età, oppure sospendere le cure. E' vero che fruisce dell'assegno di accompagnamento, ma non mi risulta sia stato dato per pagarsi le cure bensì rjer un aiuto visto che le persone in queste condizioni necessitano di assistenza. «Mia madre (cardiopatica, monorene e diabetica, pensione minima pagata con contributi volontari) si trova anche lei a dover pagare parecchie medicine eppure ha 76 anni compiuti; come spiega il ministro della Sanità questi casi?». Sandra Cavallone Un lettore ci scrive: «Ho seguito, tempo fa, gli articoli riguardo i nominativi di futuri sposi, resi di pubblico dominio prima delle pubblicazioni. Vorrei narrare un altro episodio quasi simile. A metà gennaio ho ricevuto, dall'Usi, l'attestazione di invalidità, con esito molto serio: 85%, dovuto a cinque patologie presenti contemporaneamente. Ai primi di febbraio mi è arrivata una lettera di un'associazione che con tono perentorio mi invitava a passare presso i suoi uffici. Si tratta di un'associazione, che nell'intestazione si definisce ente morale per la protezione degli invalidi civili. «Chi ha dato loro il mio nominativo? Le fonti non possono che essere due: l'Usi II Torino e la prefettura alla quale, d'ufficio, viene inviata la pratica. Ma questi due enti non sono tenuti al segreto d'ufficio? E l'elenco non può rimanere riservato?». Segue la firma Un lettore ci scrive: «Il 13 novembre '93 vado in banca per estinguere un conto corrente pressoché inutilizzato sul quale sono rimasti pochi spiccioli; nessun problema, consegno il carnet, degli assegni e la carta Bancomat e torno a casa convinto che l'estinzione sarebbe avvenuta nel giro di pochi giorni, fatti i dovuti accertamenti. «Invece scopro oggi con tanta amarezza che la banca ha ordinato l'estinzione soltanto il 4 gennaio '94 il che vuole dire altre L. 50.000 da addebitarmi tra spese di mantenimento e chiusura conto '94! «Sono per questo tanto rammaricato di scoprire che siano permessi alla luce del sole simili furti legalizzati; che peccato! Chi difende in questi casi il correntista? Dove è finità la tanto declamata trasparenza bancaria? Agli sportelli non mi hanno dato alcuna speranza. Pagare e tacere!». Segue la firma

Persone citate: Paget, Sandra Cavallone

Luoghi citati: Torino