Tutti da Tonya, contenti e morbosi di Gian Paolo Ormezzano

Tutti da Tonya, contenti e morbosi Folla e curiosità all'arrivo della Harding, la bionda cattiva del pattinaggio Usa Tutti da Tonya, contenti e morbosi Lm LILLEHAMMER 7 ITALIANA altoatesina Gerda Weissensteiner ha avuto il torto tremendo di vincere il titolo olimpico dello slittino ieri, cioè nel giorno in cui la pattinatrice Tonya Harding è arrivata ai Giochi. Anche gente austera come la norvegese, presunta adoratrice dello sport su tutto, si spampana infatti, qui, nella curiosità morbosa per il caso torbido che sapete. Attesa all'aeroporto di Oslo da una Volvo blu della delegazione statunitense, scortata da un'auto della polizia, in due orette la bionda Harding è approdata ad Hammar, la cittadina del pattinaggio, 50 chilometri prima della capitale dei Giochi. Erano le 13,30 e la sospettata di avere comandato la spranga che ha colpito, il 6 gennaio scorso a Detroit, l'altra pattinatrice Usa, la bruna Nancy Kerrigan, si è presentata al sottocentro per l'accreditamento. Lo sciatore alpino Alberto Tomba arriva oggi nel tardo po¬ meriggio. Accreditamento anche per lui, nel centro principale, poi spostamento nel villaggio sempre principale, a prendere possesso della stanzetta. Serata chissà dove, il giorno dopo conferenza-stampa. Pare che anche il re di Norvegia, rimasto senza le Clinton, Hillary e Chelsea, abbia chiesto impaziente quando arriva il campione italiano. Spiacenti, spiacentissimi, ma l'Olimpiade è anche questo. Ormai ci sono qui due emisferi che faticosamente combaciano: quello delle gare, quello del «resto». Il «resto» ha il sopravvento sui giornali, nelle televisioni. Ogni giorno di più la gara appare come la vacanza, mentre l'impegno vero è quello di stare dietro alle altre vicende. Oggi ad esempio è in programma ad Hammar l'allenamento della Harding e della Kerrigan, della tigre e della cerbiatta. Invano i dirigenti del pattinaggio statunitense hanno chiesto più ore, per dividere le due. Le pattinatrici Usa, cioè la bionda, la bruna e la riserva Mi- chelle Kwan, americana cinesotta, devono allenarsi insieme: dalle 13,25 alle 14,10, poi per altri tre quarti d'ora entro le 16,10. Anche domani e domenica avranno diritto a due sedute, sabato invece ad una sola. Si prevede domani Hammar assalita dal popolo guardone. La seduta è pubblica, il palasport tiene 10.600 spettatori. La polizia di Hammar conta di farcela con dieci agenti extra. Ieri è andata bene, la bionda non è stata notata dal popolo, ma solo dagli specializzati, giornalisti e cameramen. E' apparsa tesa, anche per la notizia del ricovero in ospedale, a New York, di sua madre che si chiama LaVona Golden e che nonostante quel gran nome ha patito un collasso mentre stava davanti al video, dove comunque non andava in onda la figlia. All'accreditamento Tonya indossava già il parka della Nazionale Usa. La scortavano Georges responsabile del villaggio di Hammar (dove le due alloggeranno nello stesso stabile, stesso piano ma in stanzette singole lontane) e Buendorf capo della sicurezza americana. Intorno poliziotti con auricolari. Intanto, aspettando l'incontro di domani, la Kerrigan pattinava con una coreana e riceveva fiori da ammiratori. La Harding che per molti è la cattiva (e sia chiaro che da questo momento tifiamo per lei) ha detto: «Sono contenta di essere qui. Ora voglio pattinare e basta». Pare che oggi fra lei e la Kerrigan, la buona, sia persino in programma un salutino formale, prima del lavoro sul ghiaccio con intorno il top del voyeurismo mondiale, noi compresi. Intanto per un biglietto di una delle due serate di gara delle due, il 23 e il 25, ci sono offerte, al mercato nero, che stanno fra il sardanapalesco e il lubrico. E viene il sospetto che a fare sprangare la Kerrigan siano stati gli organizzatori di questi Giochi. Gian Paolo Ormezzano

Luoghi citati: Detroit, New York, Norvegia, Oslo, Usa