Privatizzare fa bene a Iri e Eni di Roberto Ippolito

Business International fa i conti in tasca ai gruppi. In arrivo da 12 a 18 mila miliardi CHI VENDE, CHI TAGLIA Business International fa i conti in tasca ai gruppi. In arrivo da 12 a 18 mila miliardi Privatizzare fa bene a Iri e Eni Bernabò è euforico. Prodi: «Nessuno ci fermerà» ROMA. Felici e contenti. I privatizzatoli esultano. Rivendicano i risultati e guardano avanti. «Mi chiedono spesso - racconta il presidente dell'Ili Romano Prodi - cosa succederà dopo le elezioni. La mia risposta è semplice. La maggioranza delle forze politiche è per le privatizzazioni per cui posso dire che si continuerà, anche perché non vi sono altre possibilità». Prodi è convinto: qualunque sia il risultato delle elezioni del 27 marzo «non vi saranno cambiamenti». Si venderanno altre aziende pubbliche e le uniche novità potrebbero riguardare «forse le tecniche» delle operazioni. Alle spalle c'è già il bilancio dei passi compiuti: «Nel primo anno sono state realizzate vendite per 7-8 mila miliardi, un livello notevole» si appassiona Franco Bernabò, amministratore delegato dell'Eni. Così l'ennesimo convegno sulle privatizzazioni, promosso dalla società di servizi Business International, diventa la piccola festa di chi smantella le ex partecipazioni statali. Managers che trasferiscono le imprese verso i privati e i risparmiatori ma anche uomini di finanza pronti ad agevolare il processo fanno il punto sul cammino compiuto. Credito Italiano, Imi, Nuovo Pignone, due terzi della Sme e Siv non hanno più lo Stato come padrone. Le prossime scadenze vengono proclamate con precisione: a fine mese è sul mercato la Banca Commerciale, a giugno l'Ina, «da agosto in poi» come dice Prodi la Stet e al più presto come vuole Bernabò la Superagip (cioè attività Eni per petrolio e gas). Il ministero del Tesoro e i gruppi controllati, Iri e Eni, possono ricavare nel 1994 dalla nuova ondata di privatizzazioni da 1?. a 18 mila miliardi, come si legge in una ricerca di Business International. Si prosegue con la Comit (un affare da oltre duemila miliardi) per la quale Prodi pronostica un altro «successo perché i risparmiatori italiani stanno cercando un'alternativa al risparmio tradizionale» e hanno scoperto le azioni delle grandi società. Cambiano gli italiani e si registrano miglioramenti nell'andamento dei gruppi pubblici. «L'utile operativo del gruppo Eni per il 1993 - annuncia Bernabò - supererà di mille miliardi quello registrato nel '92», pari 3480 miliardi, e «la crescita dell'indebitamento si è fortemente ridotta». Bernabè ricorda che l'Eni ha ceduto 40 aziende delle 80 messe in vendita «con un incasso che presto toccherà i 2500 miliardi». Dopo la liquidazione di «buona parte dei settori in crisi» e gli interventi per la disastrata Enichem dove si vedono «i primi risultati», si guarda alla quotazione in Borsa della «nuova caposettore energetica» (nota con il nome provvisorio di Superagip). Il futuro governo dovrà però affrontare il problema dell'esclusiva per il gas in Val Padana, inammissibile per la Cee. Le premure di Prodi, dopo la Comit, sono invece tutte per la Stet: «Dal 31 agosto in poi, data in cui saranno portate a termine le procedure per il collocamento, ogni momento può essere quello buono». L'Iri non ha deciso se privatizzerà in una sola fase o in due e attende dal governo indicazioni per i consulenti. Prodi nega contrasti sulla definizione del progetto e sorride a chi gli chiede se esiste un asse fra lui, il presidente dell'Olivetti Carlo De Benedetti e il pds sull'assetto della Stet: «Queste sono le sciocchezze che però fanno piacere, sanno di avventura, di drammi». La ricerca presentata da Business International ipotizza poi che Tiri possa ricavare un migliaio di miliardi vendendo l'ultimo troncone della Sme (Gs e Autogrill). Poi c'è l'Uva per la quale «l'interesse è superiore alle aspettative». E infine Prodi inizia a lavorare su Aeroporti di Roma e Autostrade. Al di fuori dell'Iti, le attenzioni del Tesoro si dirigono verso l'Ina. Il presidente Lorenzo Pallesi avverte che «l'attesa dei mercati è che si venda almeno il 51%» chiedendo «che non ci siano limiti statutari alla circolazione delle azioni». In pratica non vuole il bis dell'Imi, nel quale lo Stato ha ancora una grossa quota. Se non si vendesse la maggioranza dell'Ina, secondo Pallesi, «per i mercati sarebbe una delusione». Roberto Ippolito Alla fine di febbraio toccherà alla Comit A giugno seguirà l'Ina dopo agosto la Stet E sarà venduta anche SuperAgip Il presidente della commissione Ue Jacques Delors. Scadrà a giugno e al suo posto, forse, verrà nominato Leon Brinati Il ministro Pagani

Luoghi citati: Autostrade, Iri, Roma