Musumeci Greco spada dei divi
Musumeci Greco spada dei divi E' morto il maestro d'armi Musumeci Greco spada dei divi ROMA. E' morto l'altro ieri, all'età di 83 anni, Enzo Musumeci Greco, celebre maestro di scherma, erede di una lunga tradizione armigera, iniziata con il nonno Salvatore Greco di Chiaromonte e proseguita con gli zii Aurelio e Agesilao. Stella d'oro al merito sportivo del Coni, più che per i risultati sportivi, deve la sua notorietà principalmente all'Accademia d'armi di Roma, intitolata alla memoria dello zio Aurelio Greco, di cui è stato fino alla morte direttore tecnico, e alla sua attività nel mondo del cinema. Enzo Musumeci Greco ha partecipato alla realizzazione di 240 film. Non c'è stata opera mitologica, o di cappa e spada, o televisiva che non abbia utilizzato la sua grande esperienza armigera. Il suo primo film fu «Un'avventura di Salvator Rosa» di Blasetti. Istruì all'uso della spada Gino Cervi, ma con risultati modesti. Ricordò lui stesso l'anno scorso, in occasione del festival del Cinema sportivo che gli rese omaggio: «Era esuberante e generoso. Ma quando prendeva la spada diventava impacciato come un bambino e faceva ridere. Nelle scene più impegnative gli facevo da controfigura». Poi lavorò con Errol Flynn nel «Maestro di Don Giovanni», con Gerard Philipe, con Orson Welles incontrato per «Cagliostro» e per «Il principe delle volpi»: «Quando duellava ci prendeva gusto a fare il cattivo. Sembrava fare sul serio». L'attore che mostrò le attitudini più spiccate fu Tyrone Power: «Aveva studiato scherma. Per ironia del de¬ stino morì d'infarto proprio durante un duello». Non solo divi, ma anche dive. Musumeci Greco istruì alla scherma Gina Lollobrigida in «La donna più bella del mondo» («Era agile, pronta, inventiva: ha surclassato la sua avversaria, Tamara Lee»), Luisa Ferida, Silvana Pampanini. Lavorò con Hawks in «La terra dei Faraoni», con Mankiewicz in «Cleopatra», con Visconti che, caso rarissimo, gli lasciò carta bianca per una scena dell'«Innocente». Doveva partecipare allo «Spartacus» di Kubrick, ma la lettera di convocazione arrivò troppo tardi, impedendogli di andare a Hollywood. Musumeci Greco sapeva organizzare scaramucce perfette, ducili impeccabili, impegnandosi a volte come controfigura e rischiando qualche ferita. Ricordava un'avventura sul set di «Capitan Fantasma», in cui era costretto a fumare sigari toscani: «Ero affumicato, mi girava la testa, vedevo due Frank Latimore e sbagliavo. Avevamo deciso che mi tirasse al fianco, invece mi colpì sulla testa. Fece un rumore terribile. Lui si buttò per terra piangendo, credeva di avermi ucciso: ma il parrucchino mi aveva salvato». Andò peggio sul set delle «Due orfanelle»: «Stavo spiegando i movimenti a Roberto Villa. Lui si è distratto e mi ha infilzato la spada per dieci centimetri in bocca. Per un pelo non mi ha ammazzato». Amava dire che nella scherma non esistono colpi segreti, anzi i colpi sono pochi come i colori di una tavolozza: «Ma se li sai mescolare, puoi affrescare la Cappella Sistina» [s. n.] Enzo Musumeci Greco. Non c'è stata opera mitologica o di cappa e spada, al cinema o in tv, i che non abbia utilizzato ' la sua esperienza armigera
Luoghi citati: Chiaromonte, Hollywood, Roma
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