A Sarajevo si rischia un Vietnam di Oreste Del Buono

A Sarajevo si rischia un Vietnam RISPONDE O.d.B. A Sarajevo si rischia un Vietnam Gentile Signor Del Buono. Sono pessimista. A mio avviso i bombardamenti più o meno «chirurgici» sulle postazioni serbe attorno a Sarajevo saranno inutili, se non verranno consolidati da truppe Onu sul terreno. La loro stessa efficacia è discutibile trattandosi di artiglierie medie e pesanti motorizzate e cingolate. Anzi, i bombardamenti daranno finalmente ai serbi la scusa di mettere i Caschi blu, considerati truppe d'occupazione rompiscatole, nel tritatutto col minimo sforzo, visto che i soldati Onu sono pochi e anche privi di precise direttive unitarie... Battista Troverò Caravino (Torino) GENTILE Signor Troverò, lei dice che siamo in grave ritardo, perché per «imporre la pace» in quella che torna ad essere la «polveriera d'Europa», come veniva definita prima della Grande Guerra 1914/1918, sarebbe stato necessario vincere una vera guerra condotta contro un esercito potentemente e modernamente armato. E cita l'esempio della Wehrmacht di Hitler che, per togliersi la spina dei Balcani dal fianco Sud prima di attaccare l'Urss, «pacificò» (le virgolette sono sue) la regione tra il marzo e l'aprile 1941, schiacciandola, con il risultato dell'effetto Tito. Così lei si chiede: «Oggi esiste una tale volontà in questo senso? Per quanto tempo potrebbe durare una pace così imposta? Nessuno lo A Sarsi risun Vie ajevo chia tnam dice, ma le preoccupazioni degli americani e degli europei mi sembrano quelle dei francesi nel 1939 (ero studente ih Francia) quando i giornali scrivevano all'unisono: «Non vogliamo mandare i nostri figli a morire per i Sudeti». Poi, come Sarajevo aveva fatto precipitare l'Europa nel baratro della Grande Guerra, Sudeti e Polonia ingoiati da Hitler portarono all'ancora più sanguinoso Secondo Conflitto mondiale. Vogliamo fare le cose sul serio?». Cosa significa per lei «fare le cose sul serio» oggi? Intervenire, sia pure in ritardo con un grande contingente militare, non solo con bombardamenti «chirurgici» o tener conto degli esempi che ci fornisce la Storia. Oltre a quelli delle guerre mondiali, infatti, sarebbero da ricordare il fallimento degli Usa in Vietnam e quello dell'Urss in Afghanistan, ovvero in regioni altrettanto disposte da una lunga tradizione a sostenere le guerre più atroci. Questa volta, però, né gli americani né i russi si mostrano disposti a mandare uomini al sacrificio. Quanto ai tedeschi, hanno esplicitamente vietato sulla loro Costituzione l'intervento fuori dai confini. Oreste del Buono

Persone citate: Battista Troverò Caravino, Del Buono, Hitler, Sono