« L'adozione è soltanto una scusa» di Sergio Miravalle
La mamma: glieVavevamo detto, non era un problema « L'adozione è soltanto una scusa» La mamma: glieVavevamo detto, non era un problema IL DOLORE DEI GENITORI NIZZA MONFERRATO A guardato tutta la notte quel film. Se l'era registrato. Sul tavolo i piani di volo della scuola. I libri e le sue carte aeronautiche. Al mattino mi ha detto "Mamma vado a Torino". Io pensavo che andasse a trovare la fidanzata e invece...». Piange Angiolina Marottoli, non sa darsi pace questa donna semplice. Lucana di origine, è vissuta per anni a Torino, portinaia in uno stabile di corso Vittorio, col marito Lorenzo Ronzana, operaio a Poirino, e quel loro figlio Antonio, adottato all'età di 19 mesi. Ora il suo ragazzo ha quasi 23 anni. E ieri pomeriggio con un'arma giocattolo ha tenuto in scacco per oltre mezz'ora la torre di controllo dell'aeroporto di Caselle. Una scena probabilmente ispirata dalle sequenze del film «58 minuti per morire», mandato in onda lunedì sera da Canale 5. Antonio, da anni appassiona- to di aerei, non se lo era lasciato sfuggire. Aveva frequentato la «Lindbergh Flying School» a Torino, superando i primi anni di corso e accumulando 50 ore di volo. Ma non aveva passato la prova del secondo brevetto. Un dispiacere intenso, che lo aveva rabbuiato. Quando, dal 18 agosto scorso, al servizio militare lo hanno assegnato alla Folgore di Pisa pareva essere tornato felice. «Tra i paracadutisti potrò tornare a volare» aveva confidato in famiglia. Ma la caserma lo aveva accolto con il suo pesante fardello di disciplina e «nonnismo». «Da quando era a militare aveva comimeiato a star male» racconta ancora la madre. «Mi diceva che lo prendevano in giro, di notte lo bagnavano con l'acqua gelata, si doveva coricare tra le lenzuola sporcate per dispetto. Un inferno. E se protestava era peggio». L'equilibrio e il morale del ragazzo ne risentono. Dopo una prima licenza, non vuole tornare in caserma. Lo convincono i carabinieri che minacciano di denunciarlo per diserzione. Altre «fughe» e altri ritorni forzosi. Poi è ricoverato all'ospedale militare «Riberi» di Torino. Telefona tutti i giorni a casa, ma non racconta nulla di ciò che gli accade. Si chiude ogni giorno di più in se stesso. Arriva una licenza di conva- lescenza più lunga. Antonio va a trovare i parenti in Basilicata. Poi torna a Nizza Monferrato, dove la famiglia si è trasferita da poco tempo. «Abbiamo lasciato Torino, la grande città, perchè adesso siamo tutti e due pensionati. Mio marito ha avuto un'operazione al cuore, gli hanno messo una macchinetta, come si dice il... pace maker. A Nizza stiamo be¬ ne, è un paesone. Qui vive già mia sorella. Antonio voleva riprendere gli studi. Continuava a sognare di pilotare gli aerei». Mamma Angiolina comprende le ansie del figlio. Lo rincuora. «Passa il militare, noi continueremo ad aiutarti». E lui la abbracciava. «Mi hai fatto tu, mamma, mi hai fatto tu» le diceva ricordando quell'adozione così lontana. «Lo abbiamo preso che era un fagottino, aveva 19 mesi: quando si è fatto ragazzo glielo abbiamo detto. Ma lui non se n'è fatto mai un problema». E invece, pare che ieri a Caselle, abbia gridato che voleva conoscere sua madre, quella vera. «Ma no, ma no, avrà detto così per giustificarsi. Non sa neppure lui quello che ha fatto. Lasciatelo stare, rimandatemelo a casa il mio Antonio» implora la donna. «Lo giuro su Dio, non lo farà più». Sergio Miravalle Una scena del film «58 minuti per morire» trasmesso lunedì sera Antonio Ronzana ha copiato la trama per organizzare il blitz a Caselle
Persone citate: Angiolina Marottoli, Lindbergh Flying, Lorenzo Ronzana, Mamma Angiolina, Riberi
Luoghi citati: Basilicata, Nizza, Nizza Monferrato, Poirino, Torino
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