La seconda Repubblica abolirà il burocratese

r IL CITTADINO La seconda Repubblica abolirà il burocratese T-. Iliill RA le tante riforme che il cittadino si attende dalla Seconda Repubblica una delle più importanti è quella della semplificazione delle leggi e del loro accorpamento in testi unici per materia. Ma sarà, davvero, la volta buona? Tutto lo lascia sperare soprattutto dopo la pubblicazione del «codice di stile» da parte del ministro della Funzione Pubblica Sabino Cassese. Il numero delle leggi tuttora operanti nel nostro Paese oscilla tra le 100 mila e le 150 mila, di cui ben 200 risalgono addirittura al secolo scorso. Nel '90 erano in vigore in Francia appena 7 mila 235 leggi, mentre in Germania 5 mila 587. In Italia una nuova legge non cancella quasi mai esplicitamente la vecchia. Di qui la sovrapposizione delle disposizioni nel corso del tempo. Per di più, ogni legge è scritta in maniera quasi incomprensibile con linguaggio burocratico di difficile interpretazione persino per gli addetti ai lavori. Ecco, quindi, l'assoluta necessità che il nuovo Parlamento modifichi radicalmente il modo di legiferare. Il primo passo dovrebbe essere quello di non approvare più nuove proposte di legge, ma, al contrario, di riesaminare una ad una le norme esistenti, riapprovando quelle ritenute ancora valide ed abrogando, invece, le disposizioni giudicate ormai superate ed inutili. Occorre, insomma, voltare rapidamente pagina e non ripetere più quello che è avvenuto negli ultimi mesi della Prima Repubblica dove sono state approvate leggi e leggine a raffica alle quali si aggiungono anche 64 decreti-legge emessi in via d'urgenza dal governo. Una vera e propria valanga di norme, contenenti anche pesanti nuove sanzioni amministrative e penali. Ogni cittadino dovrebbe abbonarsi alla Gazzetta Ufficiale e studiare a fondo per ore ed ore le principali novità, leggendo centinaia di articoli con decine e decine di commi e capo¬ versi. Ma con quale risultato? Quello di non comprendere fino in fondo la portata delle nuove e spesso incomprensibili disposizioni. Nel «codice di stile», stampato dal Poligrafico dello Stato, c'è la possibile soluzione a questi gravi inconvenienti. Ma sarà seguita la ricetta del ministro Cassese, come si augura il cittadino? Bisognerà vedere se nei programmi dei candidati alle prossime elezioni politiche sarà affrontato questo delicato problema. Un altro suggerimento in vista della Seconda Repubblica è quello di limitare esclusivamente a casi di interesse generale per la collettività la presentazione in Parlamento di interrogazioni scritte ed orali. Nell'ultima legislatura, invece, ne sono state presentate addirittura più di 30 mila tra Montecitorio e palazzo Madama. Spesso le interrogazioni vengono presentate, infatti, da deputati e senatori per fini puramente clientelari e si traducono, quindi, in un inutile spreco di tempo e di denaro per i cittadini anche perché moltissime resteranno senza risposta. Un'altra innovazione da parte del nuovo Parlamento dovrebbe essere l'abolizione degli «Ordini del giorno» con cui oggi la Camera o il Senato possono impegnare il Governo a intervenire su un determinato problema d'attualità. Le statistiche parlano chiaro. Nel 99% dei casi questi «Ordini del giorno» sono rimasti del tutto lettera morta. In pratica, non servono a niente. Pierluigi Franz ,nzj

Persone citate: Cassese, Pierluigi Franz, Sabino Cassese

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia