De Mita l'ora dell'addio di Flavia Amabile
L'ex segretario fuori dal Parlamento dopo trent'anni. I Popolari della Campania insorgono L'ex segretario fuori dal Parlamento dopo trent'anni. I Popolari della Campania insorgono De Mita, Poro dell'addio «Combatterò ancora, vedrò con chi» ROMA. Addio, De Mita, addio. Era il 1963 quando si presentò per la prima volta alla Camera. Ora, dopo aver superato la boa del trentesimo anno tra i velluti del Transatlantico, la decisione dei Popolari di due sere fa lo costringe a mettersi da parte. In realtà si apre un nuovo terreno di scontro a piazza del Gesù. Chi lo ha incontrato ieri mattina, nel suo attico a due passi dalla fontana di Trevi, se ne è reso conto. Erano i fedelissimi: Angelo Sanza, Biagio Agnes, Giuseppe Gargani, Nicola Mancino, Renzo Lusetti, Ortensio Zecchino. La sera precedente si erano lasciati con i propositi battaglieri di una grande lista autonoma, ieri mattina, invece, alla domanda d'obbligo, «e ora?», lui, ha risposto all'inizio con l'amarezza e il disorientamento di chi fino all'ultimo sperava ancora di potercela fare: «Che cosa volete che faccia? Sto fermo, non mi candido... Certo che Martinazzoli avrebbe potuto comportarsi meglio: se la situazione era questa me l'avrebbe dovuto dire prima, un paio di mesi fa. In qualche modo mi sarei or- ganizzato. Ma ormai...». Già, ormai..., ormai per questo giro è andata com'è andata, a questo punto, tanto vale aspettare la conclusione della campagna elettorale e poi ricominciare la battaglia, questo è il piano che De Mita ha spiegato ai suoi. Tutto chiaro, dunque, tranne un punto: la battaglia sarà esterna o interna? De Mita rimarrà con i Popolari o abbandonerà il nuovo partito di Martinazzoli e il nuovissimo partito che dopo le elezioni molto probabilmente verrà guidato dal filosofo Rocco Buttiglione? L'interrogativo e un leggero brivido devono essere corsi lungo più di una schiena dei vertici di piazza del Gesù a giudicare dalle dichiarazioni che si sono affrettati a rilasciare alle agenzie di stampa: «L'intelligenza e la cultura sono componenti forti del modo di es¬ sere di Ciriaco De Mita. Sono sicura che continuerà a metterle generosamente a servizio della collettività», ha detto il presidente del Ppi, Rosa Russo Jervolino. «Comprendo le amarezze, ma nessuno degli ex segretari è stato ripresentato, ad iniziare da Martinazzoli. Non è un prezzo pagato ad altri, ma un sacrificio reso necessario dalla nostra scommessa di cambiamento. Fin qui l'abbia¬ mo portata avanti con De Mita. E mi auguro che continueremo a farlo insieme», è stato il messaggio lanciato da Pierluigi Castagnetti, capo della segreteria politica dei Popolari. L'unica voce diversa risuonata in Transatlantico ieri è stata quella dell'ex segretario Arnaldo Forlani: «Secondo me si dovrebbe candidare. Non può essere cacciato così». Tutti, insomma, si rendono conto che se accadesse, l'abbandono di De Mita rappresenterebbe un forte indebolimento per il partito. Si tratterebbe della quarta scissione in quella che una volta era la grande De, dopo Leoluca Orlando, Mario Segni e il gruppo di Mastella e Casini. E questa volta ad allontanarsi sarebbe uno dei leader carismatici del partito, l'ultimo dei segretari-monarchi. Basti pensare a quello che ha provocato l'annuncio della mancata ricandidatura nel suo territorio. L'intero gruppo dei Popolari della Campania si è dichiarato ufficialmente in stato di protesta. Ortensio Zecchino, il loro coordinatore ha già lasciato l'incarico e si profila una serie di dimissioni a cate- na dei sindaci irpini. Una reazione popolare che ha accompagnato l'uscita di pochi uomini politici. Eppure a dire addio ai palazzi del potere in queste ore sono in diversi. Ieri ha annunciato di non ricandidarsi l'ex ministro delle Finanze, Francesco Forte, socialista, e attuale presidente della commissione Finanze del Senato. Dopo quindici anni di Parlamen¬ to non vuole più «fare il donatore di sangue», ha spiegato. Né si presenterà Augusto Barbera, pidiessino, uno dei padri dei referendum per la modifica della legge elettorale. I progressisti hanno ritenuto impossibile il suo ripescaggio a Bologna e lui ha confermato la sua disponibilità a non candidarsi. Flavia Amabile I giorno più nero per Ciriaco De Mita, ex segretario de ed ex capo del governo
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