« Quel memoriale? Una buffonata» di Ugo Bertone

« « Quel memoriale? Una buffonata» L'avvocato di Carnevale replica all'ex leader MELANO. «Se parla Carnevale il discorso è chiuso. Li tira dentro in dieci minuti». «Ma Carnevale parlerà?». «Io lo mando a Roma Carnevale. Lo mando a Roma. Se lui è fregato vita naturai durante, è disposto a rivedere la sua posizione». Mica si scherza, in quanto a tensione, nel memoriale Craxi. Da una parte lui, il vecchio leone del psi a caccia di prove contro i D'Alema-Occhetto. Dall'altra, nella calda estate romana del '93, l'avvocato Argento Pezzi, vecchia conoscenza dei tempi della Statale. E, sullo sfondo, il povero Luigi Miyno Carnevale, ex comunista, laureato in filosofia come Martelli, vice, fidato, di Natali alla Mm. Il primo a rompere, sul fronte di «Mani pulite», il muro compatto dei pidiessini. Tutto quadra, nel giallo all'italiana, salvo un particolare: le smentite. Immediate. Nette. Nettissime. Cade dalle nuvole l'avvocato Pezzi. «Carnevale, il mio assistito - s'affanna a ripetere dopo la pubblicazione del memoriale non ha mai fatto il nome di D'Alema o di Occhetto. Tra l'altro, non li ha mai visti né conosciuti». Ma l'incontro con Craxi... «Che buffonata senza limite. E' stato solo un incontro innocente tra ex compagni di università». E ai microfoni di Radio Popolare l'avvocato rincara la dose: «Se son tutte qui le prove contro i comunisti...». Già, perché pensare proprio a Carnevale? Forse, tutto nasce dalla rabbia di Massimo D'Alema. E' stato lui a marchiare in maniera indelebile il burocrate di Milano. «Meditate sulla sua terribile infamia» aveva tuonato, a scandalo scoppiato. Era il '92, altri tempi. Primo Greganti era uno sconosciuto. Il signor Morandina pure. E le tangenti rosse erano sì una faccenda un po' torbida, un po' oscura, ma dal sapore provinciale. Un impiccio maturato nelle fogne milanesi, tra gente inquinata dal craxismo. Soprattutto quel Carnevale, il compagno che, prima di consegnarsi a Di Pietro, si era dato alla macchia in Francia. A Eurodisney. Ve lo vedete un comunista puro e duro nascondersi all'ombra di Topolino? Beh, Carnevale l'aveva fatto. Ma lui era un comunista a modo suo, ricco di famiglia, sposato in seconde nozze con Maria Liuba Festa, signora ancor più benestante, figlia di un broker marittimo già vicepresidente dell'Alitalia. Una casa borghese in centro, una «società di progettazioni e gestioni immobiliari», sedi a Milano e New York. Ad un uomo così, iscritto al partito dal '69, il pei aveva affidato missioni sempre più delicate e complesse nel sottogoverno ambrosiano. Una, soprattutto: rappresentare il pei nel meccanismo più ricco e misterioso del rito ambrosiano, la Mm, regno del senatore Antonio Natali, il padre politico di Bettino Craxi. Inevitabile, perciò, che Carnevale finisca presto negli ingranaggi del sostituto procuratore Di Pietro. E non resiste granché: solo 48 ore di detenzione e partono le chiamate di correo a Roberto Cappellini, più l'onorevole Gianni Cervetti, ministro della Difesa nel governo ombra di Occhetto. Un anno dopo sarà la volta di Barbara Pollastrini, già ai vertici della federazione pidiessina. Ma di D'Alema e Occhetto Carnevale, per ora, non ha parlato. Ugo Bertone «Mai mosso accuse ai vertici del pds» Miyno Carnevale, secondo Craxi sarebbe l'accusatore di D'Alema

Luoghi citati: Eurodisney, Francia, Milano, New York, Roma