Il bene comune ?«Il mercato» «No la solidarietà »
LO STORICO Incontro ai «Martedìsera» tra l'economista Ricossa e il pro-vicario monsignor Peradotto Il bene comune? «Il mercato», «No la solidarietà » Laici e cattolici a confronto su un tema al centro del dibattito politico «Alla ricerca del bene comune» questo il titolo dell'ormai abituale incontro del ciclo «I martedì sera» organizzato da La Stampa e l'Unione industriale con il contributo della Sai tenutosi ieri sera in via Fanti. Una gran folla per ascoltare una definizione vista da due punti di vista differenti: monsignor Franco Peradotto, pro-vicario generale dell'Arcidiocesi di Torino, e il professor Sergio Ricossa, economista che si è presentato, non senza humor, come un «liberista cattivo». Monsignor Peradotto ha esordito: «La ricerca del bene deve essere compiuta con la ragione, nel rispetto della Costituzione e, per i cristiani, nell'ambito dei valori del Vangelo». Ha aggiunto: «La solidarietà è un elemento fondamentale che deve comprendere non solo i più poveri e fragili che ci vivono accanto, ma quelli di tutto il mondo». Monsignor Peradotto ha parlato di una dimensione planetaria della solidarietà ricordando le indicazioni della «Centesimus annus», la recente enciclica del Papa. Infine ha invitato a educare ai valori della sobrietà «che devono prevedere il consumo dei beni di base per tutti, ma il rifiuto del consumismo». Ila inoltre ricordato che «il capitalismo non deve essere selvaggio, ma un capitalismo che condivide la ricchez¬ za tecnica e economica». Per Ricossa «sarebbe bello identificare il bene comune, così non sarebbe necessario litigare, non ci dovrebbero essere maggioranza e minoranza e forse neppure i partiti». Ma l'araba fenice non si trova e chi ha provato a tentare una proposta di bene comune - come Jean Jacques Rousseau con la volontà generale - «è soltanto un despota illu¬ minato che vuol parlare a nome di tutti, essendo in realtà un truffatore». A metà Ottocento in pieno romanticismo un liberista francese, Federico Bastiat, pensava potesse esistere un'armonia economica dettata da Dio. E l'attuale mercato può identificarsi nel bene comune? Per Ricossa la risposta è «no», soprattutto in Italia «dove mercato ce n'è ben poco». Ma da vecchio liberista non rinuncia a sottolineare: «Il mercato ha qualche giustificazione a tentare di rappresentare il bene comune perché quando c'è concorrenza si difendono i consumatori». Un recente libro del cardinal Biffi - «Commento teologico a Pinocchio» - è servito a Ricossa per illustrare un altro esempio di falso bene comune. Il gatto e la volpe si presentano come portatori di solidarietà, ma in realtà sono truffatori: a loro interessano solo i famosi 5 zecchini d'oro. I due relatori monsignor Franco Peradotto (da sinistra) e il prof. Sergio Ricossa
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