Farmacie vaticane meglio le aspirine Ambra e i «loschi matusa»

Tg veri anche all'ora dei pasti lettere AL GIORNALE Farmacie vaticane, meglio le aspirine; Ambra e i «loschi matusa» Studenti attenzione professori in manovra Tutti i ministri, da Ruberti a Colombo, hanno finora impedito alla comunità universitaria di rieleggere il Consiglio Universitario Nazionale (Cun), cioè il massimo organismo di rappresentanza nazionale delle università, secondo quanto prescritto da una legge del 1990. Con quella legge si sono cambiati compiti e composizione del Consiglio universitario, prevedendo, in particolare, l'aumento della rappresentanza degli studenti (dal 5 al 15 per cento) e la sua elezione con la partecipazione diretta di tutti gli studenti. L'attuale ministro sta invece rinnovando i comitati consultivi del Cun, che distribuiscono fondi per la ricerca, con modalità e composizione non più previste dalla legge. Un insieme di illegalità a vantaggio della lobby di potenti professori ordinari, che da sempre gestisce privatisticamente le risorse pubbliche per l'università e che sta riuscendo, con successivi colpi di mano legislativi, a togliere anche formalmente al Cun il ruolo di rappresentante dell'università italiana, trasferendolo alla «sua» Conferenza dei rettori. E non a caso il segretario della Conferenza dei rettori, Luigi Berlinguer, rettore dell'università di Siena e da sempre uno dei massimi «ispiratori» delle scelte del parlamento e dei ministri riguardanti l'università, anziché adoperarsi per consentire agli studenti di eleggere direttamente i propri rappresentanti nel Cun, tenta di convincerli a farsi ingabbiare in appositi sindacatini, per evitare che diano vita a movimenti di lotta che, secondo Berlinguer, sono stati «perlopiù esplosioni, scoppi d'ira, episodi di breve durata, senza un seguito concreto, spesso con leadership e slogans estre- mistici» {Repubblica del 4 febbraio '94). Insomma, cari studenti mettete la testa a posto e non disturbate più le manovre e gli interessi dei professori che contano! Nunzio Miraglia, Palermo Coordinatore dell'Assemblea nazionale dei docenti universitari «Veto ai profilattici alla faccia dell'Aids» A pochi giorni di distanza dall'appello del Pontefice ai farmacisti cattolici di non vendere profilattici (ed anche un po' alla faccia dell'Aids, ma qui non è il caso di iniziare inutili discorsi) mi sembra giusto provare amaro stupore nel leggere che proprio nella farmacia del Vaticano è in vendita un prodotto per la cura dell'impotenza maschile. Considerando che il preparato non è ancora in regolare vendita nel territorio italiano, si può capire che questa occasione possa anch'essa servire a rimpinguare le finanze del Vaticano che in questo periodo dicono essere magre. Ma, tralasciando il fatto peraltro non secondario che, magari in altro contesto, la Chiesa avrebbe detto che curare questa «malattia» significa opporsi alla natura, non si crederà davvero che tutti i beneficati dalla cura si vogliano accoppiare soltanto per avere figli o si fidino di quei pochi giorni «tranquilli» ogni mese! E, non essendo possibile fare l'interrogatorio a tutti gli acquirenti per sapere se e come «lo faranno», in ossequio al motto «in dubiis abstine», meglio e più coerentemente avrebbe fatto il Vaticano a continuare a vendere aspirine, supposte e sciroppi per la tosse. Pia Chiara Pollando Voghera (Pavia) Che «canaio» per una frase Ho letto il 1° febbraio 1994 su La Stampa del canaio suscitato da una frase di Ambra, la ragazzina di «Non è la Rai», e mi è venuto davvero da sorridere perché in un primo attimo ho pensato che qualcuno credesse davvero che quella frase fosse architettata a supporto di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, da qualcuno e messa in bocca ad Ambra. Poi il sorriso è sparito, perché mi sono reso conto che si è trattato della solita caccia all'untore; qualcuno ha pensato: «perché non attaccarsi a quella frase per dimostrare che... bla bla bla?». Certo, se io so chi è Ambra è perché qualche volta l'ho vista (e non nascondo che data la sua età la considero davvero notevole!), ma né io negli altri elettori della Repubblica siamo suoi tipici ascoltatori e nessuno può seriamente pen¬ sare che quella frase non sia stata improvvisata lì per lì da una ragazzina, che magari ha personalmente un occhio di riguardo per Silvio Berlusconi, ma che sa di parlare ad un pubblico che non elegge nessuno. Per quanto riguarda il rapporto fra le reti Fininvest e l'elettorato, sapendo benissimo in che direzione andrà il mio voto, non entro nel merito; mi danno solo fastidio, e molto, la creazione ed i rimescolamenti di acque torbide, con il rischio di incrinare la spontaneità di una ragazzina davvero molto brava: probabilmente almeno oggi Ambra dovrà recitare un copione imposto dall'alto e in seguito, pur parlando ai ragazzini, dovrà forse tenere a mente che fra i ragazzini qualche volta si mescolano certi «matusa» che possono sempre romperle le scatole strumentalizzandola per i loro loschi disegni. Valerio Paolucci, Ivrea Droga, esperimento contro la mafia I giornali hanno segnalato un esperimento elvetico di forniture di eroina sotto controllo medico ai drogati incalliti. Ma come? Si vuol privare i drogati del libero arbitrio di prostituirsi e commettere ogni tipo di reato per procurarsi le 400.000 lire quotidiane? Si vuol privare la mafia dei miliardi di entrata che la rendono imbattibile? Si vuol ridurre drasticamente il lavoro della polizia e quello dei reparti ospedalieri? Si vuol privare i direttori dei centri di recupero del piacere di esibirsi come angeli salvatori senza però mai pubblicare statistiche di controlli fatti a 5 e 10 anni dal cosiddetto recupero? Solo Muccioli ha parlato di un controllo fatto a distanza di 3 anni, periodo di tempo non probante. Ben vengano perciò i benpen¬ santi che urleranno il loro sdegno, parlando dei drogati come angeli caduti a cui basta tener le mani e chiacchierare dei loro problemi. Meno male che in Italia la mafia, nella sua lungimiranza, impedirà questo esperimento! Fernanda Bardi Diano Marina (Imperia) Grazie a Dio c'è ancora qualcuno che sogna Durante una mia breve permanenza in Italia, dove ritorno un paio di volte l'anno per pochi giorni, tra le tante notizie di poco interesse, le trasmissioni televisive di giochi e di polemiche, i commenti supersapientoni di «esperti» in tutte le arti del sapere e del fare, ho scoperto con piacere due eccezioni: due articoli pubblicati da La Stampa edizione del giorno martedì 4 gennaio di quest'anno: «Il poeta della valle fantasma» di Maurizio Assalto e «Tra fame e poeti» di Igor Man. Grazie a loro ho scoperto che ci ricordiamo ancora come si sogna e appreso molto sulla relazione complessa tra l'arte e le contraddizioni dello sviluppo e delle rivoluzioni. Questi due articoli mi hanno ricordato i contenuti e lo stile dei grandi giornalisti che negli Anni 70 scrivevano per vocazione e per l'urgenza impellente di comunicare. Quei giornalisti in quegli anni mi ispirarono tanto da farmi pubblicista per pochi anni e occasionalmente. Ho portato con me a Cuba (negli ultimi 16 anni sono stato in altri 12 Paesi nei tre continenti a tentare di contribuire un poco allo sviluppo) questi due articoli che mi sussurrano una lieve speranza. G. Lubatti, L'Avana (Cuba) Direttore di World Food Programme The Food Aid Organization ofthe United Nations System

Luoghi citati: Cuba, Imperia, Italia, L'avana, Palermo, Pavia, Siena