Era una tenebra insondabile
Era una tenebra insondabile COME NASCE UN KILLER Era una tenebra insondabile » Un libro: questa storia è la metafora dell'Urss B ARBABLU' della foresta» (dai giornali russi). «Un uomo solo» (lo psicologo che lo ha fatto confessare). «Il diavolo» (un parente di una delle sue 54 vittime). «Una bestia pazza, un errore di natura» (Andrej Chikatilo di se stesso). Il boia non si è chiesto chi avesse ragione. L'altro ieri un colpo di pistola alla nuca ha messo fine alla vita e alla malattia del mostro di Rostov. Ma forse l'insegnante che ha torturato, ucciso, mangiato donne e bambini, è soprattutto la metafora umana e disumana, il simbolo impazzito, della crisi di un Paese e di un sistema che ha divorato i suoi figli, fino a divorare se stesso. E' la chiave di lettura che ha ispirato un romanzo di uno scrittore italiano, David Grieco, uscito da Bompiani: «Il comunista che mangiava i bambini». Dei drammi del comunismo, Chikatilo è senz'altro figlio. 1934, l'anno della grande fame. La collettivizzazione forzata delle terre, il massacro dei kulaki portano la carestia nelle pianure dell'Ucraina. Il fratello maggiore di Andrej viene rapito, ucciso e divorato da contadini affamati. Lui nasce solo due anni dopo, ma fin da piccolo i genitori gli raccontano di un fratello che scomparve a quattro anni e finì nelle pance di uomini cattivi. Andrej reagisce in modo strano. Prova un cieco terrore, eppure dimostra interesse per la storia, vi ritorna nelle domande e nelle fantasie. 1941, l'anno della grande invasione. Il padre di Andrej parte per il fronte. Cade prigioniero, sopravvive alla furia nazista, ma quando l'Armata Rossa vittoriosa lo libera, nella primavera del '45, lo attende il gulag. Stalin ha definito «nemici del popolo» tutti i vili che si sono arresi alla Wehrmacht. E i figli di un nemico del popolo, nella Russia del dittatore, crescono peggio dei paria in India: picchiati, insultati, maltrattati. La vita di Andrej scorre all'apparenza normale. Una tessera del pcus, una laurea in filologia, una cattedra di lingue, una moglie che lo sovrasta, due figli e tanti colleghi che lo trattano con sufficienza («un buon diavolo, incapace di prendere un'iniziativa», lo ricordano). E un'insana attrazione per i suoi piccoli allievi, che gli costa il posto. Andrej diventa un commesso viaggiatore e un mostro. Individua le sue vittime in treno, sui centocinquanta chilometri che dividono Rostov e Zverevo. Donne, meglio se vagabonde, zingare, prostitute. Bambini, soprattutto. Li seduce, li lusinga, li attira nella fo- resta. Poi li violenta, li tortura, li uccide. Al processo, due anni fa, i magistrati che lo hanno condannato a morte hanno rievocato i suoi 54 omicidi uno per uno. «Chikatilo seviziava le sue vittime vive, mangiando loro la lingua, strappando gli organi sessuali, cavando gli occhi, sventrando». Mentre il giudice Akubzhanov leggeva, la madre di uno dei bambini uccisi non ha retto, è scoppiata a urlare: «Non posso respirare la sua stessa aria, non posso vivere sulla terra se lui vive!» Lui, assente, sorrideva. Offendeva i parenti, sventolava foto porno, faceva strane smorfie. Recitava la parte del pazzo, secondo la giuria, che l'ha definito sano di mente. «E' un impotente, un inibito. Solitario, senza amici, afflitto da un senso di inutilità», ha concluso l'uomo che lo conosce meglio, Aleksandr Bukhanovskij, che di Andrej ha raccolto la confessione. Neppure lui è riuscito però a rispondere alla domanda che viene spontanea. Com'è possibile che un uomo solo uccida 54 persone in dodici anni senza che nessuno lo scopra? Che la polizia arresti tre innocenti, i quali faranno tutti una pessima fine (il primo suicida in cella, il secondo salvato dal secondino, il terzo giustiziato)? Ci dev'es¬ sere qualcosa sotto. Forse un intrigo. Forse soltanto una metafora. Nel vuoto del regime sovietico, la malattia ha occupato sempre più spazio nelle menti, fino a partorire mostri inafferrabili. Quando crollano le ideologie spuntano gli uomini: feriti, malati. Ora un colpo di pistola alla nuca ha tolto dalla circolazione uno dei più pericolosi. Ma, temono i criminologi russi, la miseria e la violenza di questi anni di crisi stanno allevando una nuova generazione di mostri. A metà del '92, nelle carceri russe erano rinchiusi 30 serial-killer. «La crudeltà ha iniziato a apparire - ha detto il professor Bukhanovskij, l'analista di Chikatilo -. Quel che sta crescendo in mezzo a tutto questo darà segno di sé tra 10 anni». Aldo Cazzullo Figlio di un «nemico del popolo» cresciuto tra le carestie
Persone citate: Aldo Cazzullo, Aleksandr Bukhanovskij, Andrej Chikatilo, Bambini, Chikatilo, David Grieco, Donne, Stalin
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