«Bonn copre i criminali» di Emanuele Novazio

«Bonn copre i criminali» I GRUPPI UMANITARI ACCUSANO «Bonn copre i criminali» Nel Paese centinaia di aguzzini serbi BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quanti sono davvero i criminali di guerra serbi che vivono sotto falso nome in Germania, nascosti fra i profughi fuggiti dalle regioni tormentate dalla guerra? Centinaia, rispondono le associazioni umanitarie, che all'indomani dell'arresto a Monaco di Dusko Tadic - il «macellaio del lager di Omarska», com'è noto fra i rifugiati bosniaci - accusano il governo federale: si è mosso troppo tardi, da mesi la presenza di Tadic era nota ai servizi di sicurezza, e non fa nulla per assicurare alla giustizia gli altri come lui. L'«Associazione per i popoli minacciati», con sede a Goettingen, ha raccolto dati su oltre cento serbi sospettati di «genocidio nel nome della pulizia razziale», che da mesi sono residenti in varie città tedesche. In un'intervista alla radio, ieri, il portavoce dell'Associazione, Tilman Zuelch, ha attaccato duramente il governo Kohl: «Siamo profondamente rammaricati per il comportamento del ministero degli Esteri, che ha sem- plicemente ignorato i rapporti sui crimini di guerra inviati alle Nazioni Unite dai rifugiati jugoslavi» nei ventidue mesi del conflitto. Il ministero, ha insistito Zuelch, è stato informato un anno fa della presenza in territorio tedesco di serbi responsabili di atrocità e massacri. Anche un deputato del partito di Helmut Kohl, il democristiano Stefan Schwarz, ha accusato le autorità federali di chiudere gli occhi di fronte a un fenomeno diffuso o addirittura in espansione. In un'intervista, il parlamentare ha detto di avere informato il ministro degli Esteri Klaus Kinkel l'anno scorso, dopo aver raccolto elementi su un centinaio di criminali di guerra serbi nascosti in Germania. Non si è fatto nulla, ha lamentato Schwarz, mentre «i rifugiati bosniaci che sono riusciti a fuggire dai campi di concentramento vivono nel terrore». Secondo Zuelch, ricercatori bosniaci hanno compilato una lista di criminali di guerra serbi nella quale compaiono 1350 nomi, molti dei quali attualmente residenti in Germania: fra loro ci sono anche Dusko Tadic e le altre undici persone che alcune vittime, scampate a Omarska, hanno riconosciuto in un filmato mandato in onda l'anno scorso da una rete televisiva tedesca. Lo stesso elenco fornisce dettali su centoventi fosse comuni e ventimila omicidi commessi nei campi di concentramento serbi e in villaggi bosniaci. Sul destino giudiziario di Ta¬ dic, sul quale è la Procura federale a indagare, restano comunque molte incertezze: il «Tribunale internazionale per i crimini di guerra» dell'Aia non esclude infatti di occuparsi direttamente del caso. In un comunicato, il tribunale istituito dall'Onu sottolinea di avere l'autorità per avocarlo a sé, anche se le autorità tedesche hanno già cominciato le indagini. Secondo il Tri¬ bunale dell'Aia, del resto, il caso di Dusko Tadic è «esemplare» ma «non unico»: da quattro settimane è rinchiuso in un carcere danese un criminale di guerra, che sarà il «Tribunale internazionale» però a giudicare. E la Bosnia ha già condannato a morte un criminale che faceva parte di un gruppo di cinque persone, ben note al «Tribunale» delle Nazioni Unite, e individuate all'estero dove si nascondevano. Anche in Germania molti nutrono dubbi sulla possibilità che il processo a Tadic si svolga davvero davanti a giudici tedeschi. A Bonn si ritiene più probabile che tutto passerà al tribunale dell'Onu. Anche se Tadic dovesse essere giudicato dai giudici tedeschi, il tribunale dell'Aia potrebbe intervenire e riaprire il caso: se il giudizio del tribunale federale venisse considerato dai giudizi internazionali troppo lieve, o se la giustizia tedesca rinunciasse alla condanna per genocidio e si limitasse a quella per omicidio e sevizie. Emanuele Novazio Prigionieri in un campo di concentramento serbo a Ternopolje [foto ansa]

Luoghi citati: Bonn, Germania, Monaco