Somalia gli italiani liberi senza riscatto

I banditi spaventati dai para rilasciano i due volontari, «stiamo bene, avevamo solo freddo» I banditi spaventati dai para rilasciano i due volontari, «stiamo bene, avevamo solo freddo» Somalia, gli italiani liberi senza riscatto Rientreranno a Roma per una licenza «Mapoi torneremo subito in Africa» MOGADISCIO. E' finita nel migliore dei modi la drammatica avventura di Gianfranco Stefani e Sergio Passatore, i due cooperanti del «Cefa» rapiti domenica da una banda di morian (banditi) mentre rientravano a Johar: dopo una notte di trattative fra il nostro ambasciatore Mario Scialoja e Nurta Mahdi, moglie del presidente ad interim Ali Mahdi, venuta apposta da Mogadiscio per ottenere la liberazione degli ostaggi, sequestrati da persone della stessa cabila (clan) della first lady. Lunedi sera la situazione sembrava volgere a! peggio: dopo una giornata trascorsa in una estenuante altalena di speranze e delusioni, all'ennesimo rifiuto dei banditi, che pretendevano un riscatto di 50 mila dollari, di liberare i prigionieri, il generale Fiore aveva minacciato di passare all'azione. Due distaccamenti di incursori del «Col Moschin», specialisti in ogni genere di azioni, erano pronti ad intervenire: il rifugio della banda, in mezzo alla boscaglia, era già stato individuato, un colpo di mano avrebbe potuto avere successo. Sono stati gli anziani, i notabili della zona a scongiurare il comandante del nostro contingente ad aspettare ancora: i somali volevano ad ogni costo evitare uno scontro a fuoco che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche. Dopo un ultimo, concitato contatto, i banditi hanno permesso al nostro ambasciatore ed alla signora Nurta di raggiungere il luogo dove erano tenuti prigionieri i due volontari. Per tutta la notte il diplomatico e la moglie del presidente hanno discusso con i rapitori, «una ventina, tutti giovanissimi, disorganizzati». Proprio per questo la trattativa è andata per le lunghe: dopo la prima richiesta di riscatto, di fronte allo spiegamento di forze da parte dei militari, erano stati colti dalla paura. Durante la notte di soldi non si è mai parlato, quello che premeva loro era di non correre rischi. Ma non si fidavano delle promesse, volevano garanzie: determinante a questo punto è stata la presenza di Nurta Mahdi che li ha rassicurati ma ha anche fatto notare che ogni ora in più che passava peggiorava la situazione. «Abbiamo mangiato un po' di carne di capretto, biscotti ed acqua - ha raccontato Scialoja - Stefani e Passadore quando ci hanno visti si sono tranquillizzati: erano stati trattati bene, nessuna violenza, qualche problema soltanto per il freddo della notte. Alle 2 uno dei capi del gruppo di banditi ha incominciato a mostrarsi più malleabile, da quel momento le cose hanno incominciato ad andar meglio». Così, quando il sole era ormai già alto nel cielo, i rapitori hanno deciso di liberare gli ostaggi e si sono allontanati nella boscaglia, raggiungendo le loro «tecniche» nascoste nella radura. Grande sollievo per tutti, specialmente per i notabili Abgal, felici che la drammatica vicenda si fosse conclusa felicemente e, soprattutto, «senza pagare nessun riscatto. Se si fosse ceduto al ricatto, si sarebbe creato un pericoloso precedente, altri banditi sarebbero stati invogliati a fare dei sequestri». I nostri due connazionali stanno bene, sono in buone condizioni fisiche e sembrano non aver risentito della spiacevole avventura. Nel pomeriggio sono rientrati in elicottero a Mogadiscio e hanno potuto telefonare ai familiari in Italia. Hanno parlato anche col sen. Bersani, presidente del «Cefa», a Bologna: «Li ho sentiti molto pimpanti, su di morale. Mi hanno detto che a Johar e a Mogadiscio hanno trovato una folla enorme di somali in festa per la loro liberazione. Adesso torneranno in Italia per una licenza: non volevano venire, hanno accettato solo quando ho garantito che sarebbero ripartiti per la Somalia dopo pochi giorni». Il senatore Bersani, ricordando l'attività del «Cefa», che opera in una fascia lunga 320 chilometri, dalla capitale a Buio Burti, ha concluso: «Sono soddisfatto per il felice esito di questo storia ma c'è una cosa importante che tengo a sottolineare: il grande impegno di solidarietà del mondo somalo, notabili, anziani, gente comune in questo difficile momento». Francesco Pomari Soldati italiani a Mogadiscio. I para sono stati determinanti per la liberazione dei due italiani

Persone citate: Ali Mahdi, Bersani, Gianfranco Stefani, Mario Scialoja, Moschin, Nurta Mahdi, Passadore, Scialoja - Stefani, Sergio Passatore