Anche il Nobel finisce sotto inchiesta di Fulvio Milone

Da Napoli alla Svezia, per capire se il re Mida della sanità ha detto qualcosa di vero Da Napoli alla Svezia, per capire se il re Mida della sanità ha detto qualcosa di vero Anche il Nobel finisce sotto inchiesta La lobby dei farmaci influenza la ricerca? NAPOLI. Da Napoli alla Svezia, per capire se il re Mida della sanità Duilio Poggiolini ha mentito per chissà quali oscuri motivi sul caso Levi Montalcini, o c'è qualcosa di vero nelle pesanti accuse lanciate contro i Premi Nobel «pilotati» dalle case farmaceutiche. I sostituti procuratori della Repubblica Miller, Fragliasso, D'Avino e D'Amato, che indagano sulla Tangentopoli che ha sconvolto la sanità italiana, potrebbero avviare sin dai prossimi giorni le pratiche per una rogatoria internazionale. Il loro obiettivo è la sede della Royal Academy di Stoccolma, i cui componenti, se fossero interrogati, potrebbero forse aiutare i giudici a dissipare ogni dubbio sul lavoro di un'istituzione, il «Nobel Foundation», al di sopra di ogni sospetto. I magistrati non hanno ancora deciso se ascoltare come testimone l'altra protagonista di questa incredibile vicenda, Rita Levi Montalcini, che nell'86 ha ricevuto il premio per la medicina. Sul suo conto non esiste alcuna ipotesi di reato, perché nessuna legge vieta a un'industria farmaceutica di finanziare le attività e le ricerche di uno scienziato. Per il momento i quattro sostituti si ritrovano fra le mani uno smilzo verbale di interrogatorio datato primo febbraio scorso. In quel documento Poggiolini, in carcere da cinque mesi, afferma di.aver sentito dire da Francesco Della Valle, direttore del- la «Fidia», che l'industria padovana stanziò 14 miliardi per il Nobel ottenuto dalla scienziata italiana. Poggiolini, però, ha detto qualcosa in più: avrebbe rivelato che i colossi del settore farmaceutico sarebbero il perno di un sistema perverso in grado di orientare le scelte dei candidati al più prestigioso riconoscimento del mondo. Ed è proprio quest'ultima, generica affermazione che ha destato inquietudine nei giudici. La loro mente è volata subito alle confessioni di un altro industriale farmaceutico, Alberto Aleotti, amministratore unico della Menarini, arrestato l'altro giorno per corruzione assieme a Claudio Cavazza, rappresentante legale della Sigma-Tau. Aleotti, già interrogato nei mesi scorsi sul valzer delle Tangenti pagate ai componenti del Cip farmaci, ha raccontato due mesi fa a un giudice una strana storia: un finanziamento di quattro miliardi per le ri¬ cerche di uno scienziato che ambiva al Nobel. L'operazione è naufragata perché l'aspirante al Premio è finito con le manette ai polsi, accusato di corruzione proprio dai giudici di Napoli. Si tratta di Francesco Balsano, nato 65 anni fa a Cortona, docente universitario con un curriculum di tutto rispetto: vice presidente dell'Accademia medica di Roma, consigliere della Società italiana di medicina interna e della Società italiana per il progresso delle scienze. Il finanziamento non avrebbe nulla di illegale se fosse stato destinato ad un privato cittadino che ha dedicato la sua vita agli studi, come Rita Levi Montalcini. Ma Balsano non è, o meglio non era, un «privato cittadino»: prima dell'arresto ha ricoperto gli incarichi di componente della Commissione unica e del Cip farmaci, organismi ministeriali incaricati di decidere sulla revisione dei prezzi dei prodotti e sul loro inserimento nel prontuario. L'in¬ teresse di un'industria di medicinali a finanziare le ricerche di un autorevole funzionario dello Stato, a questo punto, sarebbe stato secondo i magistrati tutt'altro che filantropico. La storia infinita delle tangenti sulla sanità di arricchisce di giorno in giorno di nuovi, sconcertanti capitoli. L'ultimo risale a ieri, e porta ancora una volta la firma di Duilio Poggiolini. Il re Mida del farmaco ha cambiato linea difensiva, scegliendo la strada della collaborazione. Le sue accuse non risparmiano nemmeno la moglie, Pierr Di Maria, in carcere dal 30 ottobre. La signora Poggiolini, infatti, ha collezionato un altro ordine di custodia cautelare per corruzione. A gettarle la croce addosso è stato proprio il marito, il quale ha rivelato ai giudici che la donna ha fatto da collettore per una tangente da quattro miliardi versata dal titolare della società Italfarmaco, Francesco De Santis, anche lui arrestato. In manette sono finiti anche gli imprenditori Paolo Chiesi, a Milano, e Sergio Formenti, a Parma. L'accusa è sempre la stessa: corruzione. Secondo Poggiolini gli industriali hanno entrambi sborsato soldi allo scopo di ottenere una corsia preferenziale per i loro medicinali in sede Cip. A raccogliere le mazzette versate fra l'84 e il '92, sarebbe stata ancora una volta Pierr Di Maria. Fulvio Milone «Neanche mille miliardi possono influenzare la comunità scientifica internazionale» :::::::::::::::::::::..::;:;:::::;::::::::::v:::::;:v:::::v Quattro miliardi per Balsano «aspirante» e membro del Cip Sopra, Duilio Poggiolini Sotto, Claudio Cavazza Rita Levi Montalcini. A sinistra, mentre ritira il Nobel