Il pds non tasserà i Bot di Francesco Grignetti
6 Occhetto presenta il programma della Quercia: «Non è un libro dei sogni» Il pds non tasserà i Bot «E sul lavoro basta egualitarismo» ROMA. «Non è un libro dei sogni, né un generico container». Parola di Achille Occhetto, alle prese con il serioso compito di illustrare il programma elettorale del pds. Ed ecco, in dieci «opzioni» e quattordici «schede programmatiche», la summa del pensiero pidiessino sull'Italia che verrà. Ieri la cerimonia di presentazione, con l'intero stato maggiore schierato in trasferta, al residence Ripetta. Accanto a lui siedono D'Alema, Visco e Reichlin. In sala, Nilde lotti e Giorgio Napolitano. Achille Occhetto parte subito alla carica. Tanto per non smentire la strategia di sinistra-centro, bandisce subito uno dei miti del passato: «L'obiettivo - dice non è il governo delle sinistre, ma un governo di ricostruzione. Per la prima volta, la sinistra vuole un'Italia sobria e la destra un'Italia di spese». Sinistra contro destra, insomma. O destra contro sinistra. Intanto, già alla prima mossa, Occhetto cerca di battere la Lega sul suo terreno, la polemica contro il centralismo: «Prima di tutto - avverte il segretario del pds - si tratta di riformare lo Stato e di porlo su basi nuove poiché il vecchio Stato centralistico e clientelare non è più in grado di affrontare gli storici squilibri e le profonde debolezze dell'Italia». Si schiera anzi a favore del federalismo, o meglio «un regionalismo forte di ispirazione federalista». Il pds vuole su base regionale la sanità, il fisco, le banche e le agenzie di collocamento. Quindi le promesse: «Riaprire le vie dello sviluppo economico e civile del Paese garantendo il risanamento della finanza pubblica, l'espansione dell'occupazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale». Naturalmente, il tutto, senza dimenticare di unire «l'equità sociale con le ragioni dell'efficienza e del mercato, nel rispetto della compatibilità ecologica». E allora, in concreto, contro le indicazioni di Rifondazione comunista, niente tassa sui Bot. «Sarebbe un boomerang», avverte Alfredo Reichlin. Nuova legge elettorale con riduzione dei parlamentari e doppio turno alla francese. Elevare l'obbligo scolastico a sedici e poi a diciotto anni entro il 2000. Riforma della legge Mammì sulle televisioni, naturalmente in senso anti-Fininvest. Non manca, a sorpresa, un elogio del liberismo che echeggia certi toni berlusconiani, al quale Reichlin però dà del «demagogo e irresponsabile». Scrivono gli esperti del pds: «All'ideologia del garantismo, del livellamento e della mediocrità, va contrapposta una cultura che riconosca e incentivi la capacità creativa, la disponibilità a rischiare, la professionalità e l'impegno nel lavoro. E' inevitabile che ne conseguano disuguaglianze». Ma ancora: riforma fiscale, lotta al riciclaggio, semplificazione delle tasse, lotta all'eva¬ sione. Piano di infrastrutture. Riassetto idrogeologico. E poi la lotta alla disoccupazione: ridimensionamento della cassa integrazione, agenzie regionali del lavoro, «leva del lavoro» in alternativa alla naja, orari ridotti di lavoro, estensione del part-time. Il pds riserva anche un capitolo alla politica delle privatizzazioni. Nessun ostacolo alla vendita delle imprese publiche. Ma ci vuole pure il «rafforzamento delle grandi imprese». E come cura si propone «la "privatizzazione" delle imprese private», nel senso di spingerle verso il mercato dei capitali e l'allargamento del capitalismo a base familiare. Al pds, infine, piacciono molto le public company e i nuovi strumenti finanziari: i fondipensione, il capitale di rischio, gli investitori istituzionali, le Borse telematiche, il mercato obbligazionario, le banche di interesse regionale, i diritti alle minoranze azionarie. E' il capitolo sulla «democrazia economica». Passi obbligati, secondo gli economisti delle Botteghe Oscure. E Reichlin lancia l'allarme: «L'Italia è un Paese che cammina tutt'ora su una sottile lastra di ghiaccio. Potrebbe regredire fino a uscire dal gruppo di testa dei Paesi occidentali. Se dovesse disarticolarsi, si ridurrebbe ad appendice di serie B dell'Europa». Francesco Grignetti
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