«Sì ero pronto a piantare tutto» di Paolo Guzzanti

Il prelato: fare il possibile perché la vittoria della destra o della sinistra non sia storica 'm IL LEADER REFERENDARIO «Sì, ero pronto a piantare tutto» «Ma che fatica dialogare con chi vuole svicolare» SROMA EMBRA stremato. Ma è anche felice. Sudato, assediato, sfinito. Mario Segni ha stretto l'accordo con Martinazzoli, ha affrontato la muraglia umana dei giornalisti che hanno fatto ressa per tutto il giorno a largo del Nazareno, dove abita, armi e bagagli, in un clima di sobria provvisorietà, il «Patto per l'Italia». Riesco, a cose fatte, a sequestrarlo per qualche minuto. Il telefono suona in continuazione, siamo interrotti cento volte, le stanze sanno di fumo e di stanchezza. Allora, è stato oggi il giorno più lungo? «Uno dei più lunghi. Non il solo, non il primo». Soddisfatto? «Dell'accordo? Sì. Possiamo andare avanti». Verso dove? «Come, verso dove? Verso la vittoria del Patto per l'Italia». Onorevole Segni, sembra stanchissimo. «Lo sono. E' stata una giornata dura e lunga». A tarda mattinata la davano per dimesso: si diceva che piantava tutto, non si presentava alle elezioni. «E' verissimo. Sono stato molto vicino alla decisione». E che cosa gliel'ha fatta cambiare? «Il fatto che alla fine un accordo è stato raggiunto». E la sostanza è che Ciriaco De Mita è fuori dalle liste. «Penso che questa sia una delle conseguenze». Lei ha letto l'intervista che l'onorevole De Mita ha dato alla «Stampa»? «Sì, naturalmente». Sostiene che sarà il suo elettorato a candidarlo. «E probabilmente le cose andranno a finire così: si presenterà per conto suo con una lista sua. Comunque la questione si risolverà più avanti. Il fatto certo è che con noi non ci sarà». In sostanza? «Siamo partiti. Oggi finalmente siamo partiti». Lei si è sentito fragile in questa stretta di eventi? «Fragile? Ma no. Stanco alla fine sì. Non fragile». Si può sapere com'è andata? «La giornata si è svolta nell'attesa di una risposta da parte di Martinazzoli e del partito popolare, insomma. I problemi del resto sono quelli che sappiamo...». Cioè la formazione delle liste: esclusioni e inclusioni... «Esattamente. E adesso penso che siamo in grado di farcela. Gli ostacoli veri e propri sono stati superati, è stato fatto un buon lavoro, c'è stata voglia di concludere e direi che possiamo proprio essere soddisfatti». Che dice dei sondaggi? «Direi molto buoni: ho visto quello di Famiglia Cristiana e vedo che l'interesse per il Centro cresce. Chi ci dava per spacciati ha fatto male i suoi conti, perché il nostro elettorato è molto ben definito e abbiamo tempo, di qui alle elezioni, per completare il lavoro che abbiamo cominciato e per dare battaglia sui temi veri, quelli che la gente si aspetta di discutere». Qual è la cosa che l'ha più rallegrata e quella che l'ha più scorata, reso pessimista? «Quella che mi ha più scorato è la difficoltà di avere davanti persone che sembravano riluttanti a dare risposte precise». Svicolavano? «Un po'. Sì». E la più positiva? «Beh, la condizione di poter andare avanti per creare questa specie di polo per l'Italia». Però è stato a un pelo dal mollare tutto... «Sì, certamente». Era corsa voce che non si sarebbe nemmeno candidato. «Infatti. Ero pronto a piantare tutto. Dovevamo portare a casa un risultato accettabile per tutti e visibile per tutte le persone che hanno creduto e credono nel Patto. Non potevamo accontentarci di un compromesso di basso profilo, di un accomodamento ambiguo. Ma tutto questo richiede pazienza, determinazione, rispetto reciproco e molta decisione nel saper trarre le conseguenze da un eventuale fallimento. Il compromesso in politica può essere uno dei momenti più nobili, ma io non sono certo l'uomo buono per ogni compromesso. Dunque, se le cose avessero seguito la china che sembrava ad un certo punto dovessero seguire, allora avrei piantato tutto e me ne sarei andato a casa. Lo dico in piena lealtà e sincerità, e tanto più adesso che il processo si è svi¬ luppato in modo positivo». E i tentennamenti? Quel tira e molla da Charlie Brown che le rimproverano? «I tentennamenti? Forse la gente del palcoscenico ama vedere spettacoli con esibizioni di forza e di iattanza, verbosità perentorie senza dietro alcun costrutto politico. Io, vede, ho un carattere fatto così, forse anche un carattere sardo: mi piace lavorare e lavorare a lungo sulle difficoltà per essere sicuro che possono essere affrontate, risolte, dissolte. Questo richiede un atteggiamento di dialogo, di pazienza, di fermezza intelligente e non di pregiudizi sciocchi. La forza della ragione ha spesso la veste dimessa del dialogo, dell'esame dei punti di vista. L'importante è restare fermi sui punti che formano la tua identità politica». Come si sente adesso? «Mi lasci andare a casa, la supplico, sono stanco morto». Paolo Guzzanti Ciriaco De Mita (sopra) A destra Mario Segni

Persone citate: Charlie Brown, Ciriaco De Mita, De Mita, Mario Segni, Martinazzoli, Sudato

Luoghi citati: Italia