Occhetto: il partito non c'entra di Vittorio Zucconi

IL LEADER IN TV IL LEADER IN TV Occhetto: il partito non c'entra «1soldi? Sono solo questioni personali» OROMA NOREVOLE Occhetto, lei compie 58 anni in marzo ed è da 32 anni dirigente, prima della Figc, poi del partito comunista, ora del pds. Ecco, ma non sono troppi tutti questi anni da professionista "ella politica? «Sono stafi molti diversi tra di loro. Non "ono stato un bonzo che ha gestito costantemente la stessa cosa». Diciamo che per renderla meno noiosa, ha addirittura cambiato il partito... «Sicuramente sono stati anni non noiosi». In una situazione come questa, di quest'Italia drammatica se non quasi disperata, litighiamo su Ferrara, Sgarbi, Santoro e Fede. Le pare una cosa seria? «Effettivamente non è una cosa seria. La questione seria è un'altra: in una società moderna bisogna regolare la possibilità di tutti di avere un'informazione oggettiva». Ma lei crede davvero che la gente, che gli italiani siano così ingenui da votare per uno o contro uno solo perché viene bene in televisione o perché parla un minuto in più o un minuto in meno? «No, penso di no. Probabilmente questo serve per i sondaggi, ma non per le elezioni. Comunque non si può neanche negare che gli schieramenti d'informazione hanno la loro influenza. Un cittadino qualsiasi, che si chiama Larizza, che è nella nostra squadra, qui, che è operaio, che decidesse di mettersi in politica, fa un pochino più fatica a salire nei sondaggi rispetto a Berlusconi...». Lei è un uomo che crede all'attività politica. E' meno leale agli affetti privati, ha avuto tre mogli. E' lì il segno di novità rispetto alla lunga militanza politica. Mi dicono che lei s'innamora facilmente, è vero? «Beh, no, non sono così giovane e quindi tre mogli sono stati affetti lunghi, tutti intensi e con i quali ho sempre avuto, anche dopo, rapporti di grande lealtà». E quindi, insomma, quando si arriva a 58 anni si ha diritto ad avere avuto tre mogli- «Sì, si ha anche il diritto ad avere tre mogli; soprattutto si ha diritto a fare quel che si vuole. Purché non sia contro il Codice Penale». Ma se lei dovesse perdere il posto da deputato, saprebbe guadagnarsi la vita? «Credo che soltanto con la capacità che ho di scrivere, raddoppierei sicuramente lo stipendio». Ma una persona come lei fa la fila, va a prendere i moduli, vive la vita del cittadino? O c'è sempre il compagno che fa una cortesia? «Siamo un po' più staccati per forza, perché basti pensare che giriamo con la scorta». Ma lei, il dramma di trovare un Ietto in ospedale, per esempio, che affligge milioni di italiani, non lo conosce. Se ne avesse bisogno, certamente le verrebbe trovato un letto... «Io ritengo che bisogna trovare il letto e gli ospedali per tutti». Onorevole Occhetto, perché è reato aver preso soldi dalla Montedison, dall'Eni e non dall'Unione Sovietica? «Innanzitutto il rapporto con l'Unione Sovietica è avvenuto in una certa fase storica in cui gli altri partiti li prendevano dall'America. Tra l'altro non era tanto un reato in sé, era la testimonianza del fatto che c'erano due schieramenti e due mondi». Ma non è questa anche la giustificazione di quelli che davano le tangenti ai partiti del regime? «No, io distinguo tra il finanziamento illecito da Tangentopoli. Tangentopoli è stato il fatto che un gruppo di uomini estremamente prepotenti ha cambiato le regole del mercato e ha ricattato metà della società civile. Per ciò che riguarda il pds si tratta di un solo conto in Svizzera con 621 milioni, che tra l'altro non è del partito». Senta Occhetto, ma non sono un po' sospetti questi conti di comunisti in Svizzera? «Non lo trovo affatto sospetto. Greganti aveva un suo conto in Svizzera ed è un fatto suo con la giustizia. Noi non siamo una Chiesa». Ma lei ha definito Craxi «quell'uomo nero che si aggira per le aule a diffondere calunnie». Ma lei non se n'era accorto prima? Doveva proprio aspettare Di Pietro e BorreHi per sapere che era un uomo nero? «A dir la verità questo lo dicevamo, c'era un'accusa, c'era una critica molto profonda. Quando si sollevò da parte nostra la questione morale mi chiedo perché non s'indagò in tempo. Certo, purtroppo si è aspettato troppo a lungo Di Pietro. Quando si diceva: c'è una questione morale, dicevano: quel Berlinguer è un bacchettone, non è all'altezza dei tempi, della modernità». Dicono che lei sia un formidabile imitatore. E' vero? «Lo ero, da ragazzo». Ma Ingrao lo sa fare ancora, però, non l'ha imparato da ragazzo. «Ingrao? Sì, lo facevo Ingrao...». Senta, lei non è come Bertinotti che quando vede uno sciopero gioisce tutto? Lei cosa prova quando finisce in un corteo di scioperanti? «Mali, io gioisco di più quando gli operai riescono a ottenere senza neanche fare lo sciopero. Se però è necessario lo sciopero, bisogna farlo». Lei può dire: noi del fronte progressista se andiamo al potere non aumenteremo le tasse ai lavoratori dipendenti. «Sì, noi non aumenteremo le tasse anzi siamo per diminuire le aliquote». Vittorio Zucconi «Berlinguer parlava di questione morale e tutti gli davano del bacchettone Dicevano che era un uomo fuori dai tempi» Il leghista Roberto Maroni

Luoghi citati: America, Ferrara, Italia, Mali, Svizzera, Unione Sovietica