«Ho preso 200 milioni per me non per il pds »

1 Roberto Morandina, ex dirigente, sostiene: dalla Fiat compenso di una prestazione professionale «Ho preso 200 milioni per me, non per il pds » II «signor M» si presenta a Di Pietro per confessare MILANO. Non chiamatele tangenti (rosse). Ci tiene a precisare Roberto Morandina, ex dirigente veneto del pds, ieri da Di Pietro. Accanto a lui, un legale: non si sa mai. La vicenda è quella dei 200 milioni pagati dalla Fiat ai referenti veneziani di Massimo D'Alema, il numero 2 di Botteghe Oscure. Ma, a questa tesi di Di Pietro, Morandina contrappone la sua bella spiegazione. Un muro il suo, un argine contro un'indagine che poteva arrivare in alto, molto in alto? Chissà? Morandina intanto spara: «Quei soldi presi dalla Fiat non sono tangenti, solo il compenso di una mia personale prestazione professionale, e (soprattutto) il partito non c'entra». Morandina va anche oltre, tanto per essere sicuro. E mette subito a disposizione del magistrato quei 200 milioni, il frutto del suo lavoro, altro che tangenti. Già sentita, questa storia? Sì, quella di Morandina, il signor «M» delle (presunte) tangenti rosse, è una vicenda simile, molto simile a quella di Primo Greganti, il più noto signor «G», 621 milioni sul conto «gabbietta» pure lui per «affari», in Cina, col gruppo Ferruzzi. Niente tangenti, giura pure Achille Occhetto, Rai 1, alla trasmissione di Lilli Gruber. Dice il segretario: «Noi non abbiamo mai mentito. Quelli sono conti di Morandina e non del pds. La giustizia faccia il suo corso, anche perché Morandina ha detto che i soldi sono suoi». Botteghe Oscure conferma e promette querele a chi sostiene il contrario: «Morandina ha dichiarato la sua assoluta estraneità sia del pei, sia del pds, sia dei suoi dirigenti con questa vicenda». Ci crede Di Pietro? No, per adesso il magistrato non andrà in Svizzera a raccogliere le carte di quei due versamenti Fiat, partiti dal conto «Sacisa», il cosiddetto «tesoretto» della Fiat, e finiti a Venezia. La trasferta, prevista per oggi, è stata rimandata. Non è più necessaria, al momento. Di Pietro doveva solo scoprire a chi appartenevano i conti cifrati «Carassi» e «Accademia 3066» su cui, in due tranche, la Fiat versò 200 milioni. Adesso l'ha scoperto. E' lui, Roberto Morandina, professionista ben retribuito e del tutto casualmente dirigente pds. Un abbaglio, allora? Un clamoroso errore? No, non è ancora stata chiarita tutta la vicenda. In ballo ci sono altri versamenti partiti dal conto «Sacisa» della Fiat e finiti a chissà chi. Per ora non se ne sa nulla, ma Di Pietro indaga. Indaga da tempo. Quei due conti cifrati sono solo la prima tappa. Il primo a parlarne era stato Ugo Montevecchi, un altro manager Fiat. Dai suoi racconti era scattato, nei giorni scorsi, l'arresto per Antonio Mosconi, anche lui ai vertici del Gruppo. Recita l'ordine di arresto per Mosconi: «Nella sua qualità di legale rappresentante della Fiat Impresit, in concorso con i legali rappresentanti della Fiat spa, faceva versare da Montevecchi Ugo la somma di 200 milioni in più occasioni ed in tempi diversi a favore del pei nella persona dell'onorevole De Piccoli (che ha già ricevuto un avviso di garanzia, ndr) finalizzato alla campagna elettorale della corrente politica facente capo a D'Alema». E adesso spunta Morandina. Dice che sì, quei soldi li ha presi ma solo a titolo personale. E i due conti correnti cifrati diventa..o tre: successivamente ai versamenti del '90 e del '92 Morandina ammette di aver trasferito tutti i soldi su un altro conto corrente in Svizzera. «Corte», il nome in codice. Sì, ma quali affari legavano Morandina alla Fiat? Cosa fa il «professionista» ai vertici della Quercia in Veneto? «Ognuno è professionista nel suo lavoro», è la incredibile risposta dell'avvocato Giampaolo Fortunati. Che poi aggiunge: «Morandina ha sottolineato la sua completa estraneità ad ogni ipotesi di reato, pur essendosi dichiarato disponibile alla più ampia collaborazione con l'autorità giudiziaria». Fabio Potetti I giudici esaminano il dossier presentato da Craxi. E Occhetto spara: Quello è un mascalzone 1 Massimo D'Alema (a sinistra' Sotto: Roberto Morandina

Luoghi citati: Cina, Milano, Svizzera, Veneto, Venezia