Preferisce amare o essere amato in un video senza provocazioni? di Alessandra Comazzi
r TIVU'&TBVU' Preferisce amare o essere amato in un video senza provocazioni? SENTIVAMO il bisogno di un altro salotto nella nostra tv, che è quasi tutta salotti, quando non è assemblea permanente, preparatoria alle elezioni? Proprio sentirlo, il bisogno, non lo sentivamo: se caso mai ci pungeva qualche vaghezza, era nei confronti di programmi ben costruiti dove conduttori e ospiti non si limitassero a parlare di se stessi. Magari poi i risultati sono anche buoni, se i protagonisti che si raccontano sono simpatici, però che noia ideale. Sono i programmi, quelli che mancano. Adesso è arrivato «Tunnel», su Raitre, che programma lo è di sicuro, costruito e strutturato, forte della sua satira. E' un varietà parziale? Bene: e perché non dovrebbe esserlo? Non è mica una tribuna elettorale. Vediamo ogni momento, in tv, la parzialità di ciascuno: non è certo agli artisti che si deve chiedere di essere sopra le parti. In ogni modo «Tunnel», se proprio dovesse fare dei danni, li fa limitati, visto che è stato seguito da 3 mi¬ lioni 467 mila persone, molte ma poche in confronto alle adunate oceaniche che richiama «Bucce di banana». Ma si diceva dei salotti in tv: non era proprio indispensabile, però non è una cattiva idea quella lanciata dall'ultimo nato in famiglia, «Donne e guai», che ha debuttato l'altra sera su Raidue, condotto da Antonella Boralevi. Visto che sulle poltrone e sui divani dell'arredo di studio post-moderno (che rappresenta un'isola col mare intorno) siederanno soltanto uomini, subito la semplificazione delle definizioni aveva catalogato «Donne e guai» come Tanti-Harem, e la Boralevi come Tanti-Spaak. Vero, falso? Falso. Falso soprattutto perché, a parte che da una parte stanno le donne e dall'altra gli uomini, non ci sono vere contrapposizioni tra i due talk show. Piuttosto, se proprio vogliamo fare paragoni, c'è un'integrazione. Insomma, se non siamo paghi di quello che pensano le donne, o che davanti alle telecamere dicono di pensare, possiamo accomodarci il giorno dopo a sentire che cosa dicono di pen¬ sare gli uomini. Confusi e indecisi oppure violenti e cattivi? Intorno a questo tema fondamentale si sdipanano le conversazioni degli ospiti, che l'altra sera erano Salvatore Veca, filoso, e Paolo Villaggio, attore. Certo che se prendi Villaggio e lo fai chiacchierare in libertà, su sicurezze e insicurezze, infantilismo e «fichismo», fedeltà e tentazioni, se gli fai raccontare i suoi ricordi e il succo di 42 anni di matrimonio, lui ti fa divertire. Il programma, come d'altronde quasi tutto, sul video, non aggiunge niente alle nostre conoscenze, non influisce sui nostri pensieri, ma è garbato; Antonella Boralevi invita alla sincerità e palleggia con discrezione le domande e gli ospiti, cercando di stanarli dai loro nidi ben strutturati. Non provoca, ma a volte è bello riposarsi anche dalle provocazioni. Infine rassicura nel suo «coté» marzulliano: preferisce amare o essere amato? Alessandra Comazzi
Persone citate: Antonella Boralevi, Boralevi, Paolo Villaggio, Salvatore Veca, Spaak, Villaggio
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