Millo, la regina umile del Metropolitan di Armando Caruso

Millo, la regina umile del Metropolitan Il soprano californiano protagonista della «Forza del destino», in «prima» stasera al Regio Millo, la regina umile del Metropolitan E' raffreddata ma debutterà. Dice: «Con Verdi mi sento vicina a Dio» TORINO. Conoscere la vulcanica Aprile Millo, californiana d'origine italiana, Leonora di Calatrava nella «Forza del Destino» che va in scena al Regio questa sera alle 20,30, è un privilegio. Di lei si apprezza la spontanea serenità: sa ridere di sé, si racconta con estrema giovialità, comunica con il prossimo e con Dio con la stessa amabile volontà di apparire per quello che è, non soltanto una regina del Metroplitan, ma un'umile cantatrice che s'ispira ad un principio fondamentale: servire la musica con umiltà e intelligenza, cantare per avvicinarsi a Dio che considera insieme Padre e Madre dell'umanità. Aprile Millo, indiscussa primadonna verdiana, parla del compositore con sconfinata ammirazione e sottopone l'interlocutore ad un fiume di parole che hanno la forza d'una terapia: «Cantare Verdi qui in Italia mi onora fino all'emozione, mi fa sentire in Paradiso. "Pace mio Dio" è una preghiera da cantare in ginocchio con gli occhi rivolti al nostro Padre. Quando si canta con il cuore, ci si accosta alla Verità. Oggi purtroppo molti giovani cantano senza sentimento e rendono meno, anche se hanno belle voci. Quando canto male mi sento come una cretina, perché non in grado di trasmettere le mie emozioni». Scanzonata, si comporta in modo giocherellone anche con i colleghi, ma in palcoscenico sfodera una insospettabile grinta. «Ho sempre amato un mondo di sacrificio e di poesia, ma oggi le donne non si sentono più donne e gli uomini non si sentono uomini. Sono tempi di sbandamento morale ed è un gran peccato». Si sente in forma? «Mica tanto. Ho un po' di raffreddore, ma spero passi entro domani. La prova generale ò andata splendidamente. Tutti abbiamo cantato bene, l'orchestra ci aiuta molto, il direttore e il regista vivono ogni nostro palpito. Siamo davvero una famiglia unita». «Già nella culla i miei strilli erano un presagio», dice con orgoglio il soprano. Non per nulla il padre Giovanni Millo, aveva voce «alla Gigli e potenza alla Del Monaco» e la madre Margherita Girosi «cantava come la Muzio». «Amo tutti i personaggi forti di Verdi, ma non mi lascio sfuggire recite di "Andrea Chénier" che sento molto nelle mie corde. Ed anche se la mia voce è dà lirico spinto, spero di poter cantare la parte di Liù, la fanciulla che in Turandot muore per amore di Calaf». Signora Millo, l'America oggi primeggia sull'Italia nella lirica? E cantare al Metropolitan è più prestigioso che cantare alla Scala? «Dipende sempre da chi dirige e dal cast. Alla Scala domina la leggenda, ma io credo Che al Metropolitan si canta sempre con grande professionalità, anche se il palcoscenico così immenso fa pensare ad allestimenti hollywoodiani. Non è così. Personalmente credo che un artista in palcoscenico si trovi davanti a Dio ed allora tutto deve essere ok. Anche se oggi con il diapason a 46 hertz il cantante si sottopone ad uno sforzo fisico notevolissimo che soltanto una grande tecnica può supplire». Armando Caruso Aprile Millo

Persone citate: Andrea Chénier, Aprile Millo, Calatrava, Del Monaco, Giovanni Millo, Millo, Verdi

Luoghi citati: America, Italia, Torino