Le Antigoni di Mogadiscio ultima speranza di pace

Le Antigoni di Mogadiscio ultima speranza di pace Le Antigoni di Mogadiscio ultima speranza di pace SFIDA Al CLAN E Al MULLAH E Mpiù di un paradosso, è quasi un miracolo. In un Paese musulmano, spazzato per di più dai sanguinosi cataclismi della guerra civile, che ha immagazzinato l'odio di mille clan e tribù, appena un gradino al di sopra della soglia della carestia, la speranza arriva dalle donne. E non è solo quella, in fondo ufficiale, portata dalla moglie di Ali Mahdi, uno dei protagonisti di questa Somalia degli orrori che affila le armi per una nuova resa dei conti non appena i caschi blu avranno ammainato le bandiere della loro precaria speranza. Oggi a Mogadiscio c'è un solo «partito» che scandisce un radicale antagonismo alla maledizione della legge della tribù e pratica la difficile prova della solidarietà. Ha un nome dolce e antico, fida, che significa «nata in un giorno di festa», e dal 1991, nel silenzio cimiteriale delle stragi e della miseria, muove i cammini della convivenza. L'hanno fondato un gruppo di donne che ha iniziato la loro battaglia aiutando le famiglie degli oppositori del regime, costretti all'esilio o imprigionati da Siad Barre. Poi, quando la guerra civile è arrivata nella ca¬ pitale, hanno lavorato negli ospedali, si sono prese cura degli orfani e dei malati di mente, hanno tolto dalle strade, con l'antica pietà di Antigone, lo scempio dei cadaveri abbandonati. Quando l'Onu si è ricordato che nell'ex Paese delle spezie e degli aromi milioni di persone rischiavano di morire di fame, queste donne hanno lanciato una sfida agli onnipotenti signori della guerra. Tre volte alla settimana 450 di loro, di tutto il clan, senza distinzioni, si riunivano per confezionare il necessario per rimpatriare, con l'aiuto dei soldati italiani della Folgore, 1400 famiglie di profughi nelle zone dove erano stati costretti a fuggire dalla carestia e dalla guerra. Erano migliaia di sudditi indifesi sottratti alla potenza dei capiclan, migliaia di occasioni in meno di rubare e speculare sugli aiuti internazionali. E' solo un esempio di quanto nella lunga notte somala le donne hanno fatto per tenere insieme il filo di una comune identità nazionale. Il merito di quanto è successo, ed è un altro paradosso, spetta anche all'ex dittatore Siad Barre, uno dei padri della tragedia so- mala, ma che alle donne ha regalato un ruolo ed una forza rara in un Paese musulmano. Quando salì al potere Barre scoprì le delizie del socialismo scientifico. In realtà erano parole d'ordine da caserma, semplificazioni intelleggibili per un sottufficiale diventato presidente. Ma tra queste c'era anche la liberazione della donna dai vincoli «feudali» del passato. E allora la «rivoluzione culturale» suggerita dai consiglieri russi e cinesi fece uscire le donne dai vincoli della tradizione e le proiettò nell'esercito, nella politica, in tutti i mestieri. Il «femminista» Barre si fece prendere anche la mano perché a un certo punto fondò un partito delle dorme, ma raggomitolato nel suo potere assoluto non dimenticò mai che era solo pura coreografia. Nella Somalia di «Bocca- larga» le ragazze potevano così sfilare inquadrate nelle forze armate, frequentavano l'università, guidavano gli autobus, affrontavano la modernità ma senza sbarazzarsi dell'antico rito crudele dell'infibulazione. Negli anni della guerra civile le donne hanno poi scoperto che la loro identità era più forte delle differenze tribali. Non avevano forse sposato uomini di clan di¬ versi e non erano diversi i loro figli dal momento che la discendenza è maschile? Oggi però c'è un nuovo nemico, più potente e insidioso della stessa maledizione tribale. Sono i Fratelli Musulmani, anche loro non a caso un'aggregazione di tipo non tribale. I fondamentalisti stanno dando l'assalto alla Somalia, usando la voce suadente dei vecchi mullah e il peso concreto di milioni di dollari. Ai loro confratelli disperati e affamati gli islamici propongono la tentazione di cibo ed aiuti e soprattutto forniscono una speranza nel futuro. Ma esigono in cambio che una società che è sempre stata tollerante nella pratica religiosa si converta al loro medioevo. Il simbolo della nuova paura somala in fondo ha l'aspetto di una ragazza con il volto velato. L'eroe della storia di questo Paese, poeta e guerrigliero che soltanto Churchill riuscì a domare, nel suo testamento scrisse: uomini vi affido le donne, donne vi affido la pace. Lo chiamavano il mullah pazzo. Forse era soltanto un profeta. Domenico Quirico Hanno fondato un'associazione j per seppellire i cadaveri e lottare contro la guerra In alto, Sergio Passadore. uno dei due cooperanti italiani rapiti nei giorni scorsi dai banditi somali A destra, il presidente somalo Ali Mahdi A sinistra, donne somale a Mogadiscio

Persone citate: Ali Mahdi, Barre, Churchill, Domenico Quirico, Sergio Passadore, Siad Barre

Luoghi citati: Mogadiscio, Somalia