Preso a Monaco un boia serbo di Emanuele Novazio
Preso a Monaco un boia serbo Preso a Monaco un boia serbo Crimini di guerra, primo arresto in Europa BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'hanno preso mentre usciva di casa, a Monaco: tre poliziotti di una squadra speciale che lo tenevano d'occhio da giorni lo hanno circondato e disarmato mentre un quarto agente, in borghese, fingeva di non vederlo e lo urtava. La sua resistenza è stata breve, inutile, non è riuscito a usare la pistola che aveva subito estratto da una tasca del cappotto. Adesso, il serbo Dusko Tadic è nel carcere della capitale bavarese: è accusato di omicidio, concorso in omicidio, strage, sevizie. Nel campo di concentramento di Omarska, in Bosnia, lo chiamavano «il macellaio» per le atrocità alle quali si abbandonava, il Procuratore federale che lo sta interrogando lo definisce «un fanatico devoto alla causa della Grande Serbia e alla pulizia etnica». Dusko Tadic, ventotto anni, da alcuni mesi residente a Monaco, sarà il primo criminale di guerra serbo a venire processato in Germania, ma la polizia è sulle tracce dei suoi complici. Secondo le testimonianze di molti profughi bosniaci e della «Associazione per i popoli minacciati» di Goettingen, sono decine i «macellai» come lui che si nascondono in Baviera e altrove nel Paese. L'hanno preso sabato, ma gli davano la caccia da un anno: da quando alcune delle sue vittime, scampate a Omarska, l'avevano riconosciuto in un filmato mandato in onda da una rete te¬ levisiva tedesca. Secondo la Procura generale di Karlsruhe, le accuse contro di lui sono molte e ben documentate: la più grave, quella di genocidio, è stata formulala sulla base di prove fornite dallo Nazioni Unite, dal Consiglio d'Europa, dal Tribunale internazionale dell'Aia e dal ministero degli Esteri americano. Tadic, noto anche col soprannome di «Dule», potrà es¬ sere giudicato da un tribunale tedesco per aver violato i cosiddetti «principi del diritto mondiale» ed essere stato catturato in territorio federale. Rischia l'ergastolo. Quando la notizia del suo arresto si è diffusa, ieri mattina, una donna bosniaca sopravvissuta agli orrori di Omarska ha raccontato all'agenzia «Dpa» quel che accadeva nel campo di concentramento, dove dall'estate del 1992 sono raccolti 3500 musulmani bosniaci e dove, concordano i rapporti delle agenzie internazionali, per mesi sono morte ogni giorno almeno quindici persone: seviziate, mutilate, uccise a bastonate e a colpi d'arma da fuoco, o semplicemente vinte dalla fame e dalle malattie, come accadeva in molli Lager nazisti. Tesmija Elezovic - una bosniaca di 44 anni che da alcuni mesi ha trovato rifugio in Germania, a Braunschweig - si ricorda di quel che era costretta a fare ogni giorno: «Quando Tadic aveva finito, dovevamo lavare il sangue, raschiarlo dal pavimento della stanza», racconta. «Costringeva i prigionieri a mordersi i genitali l'un con l'altro, e mentre lo facevano guardava: rideva a sentirli gridare, gli piaceva vederli sanguinare e contorcersi dal dolore». Una volta, in un garage, anche Tadic ha tagliato i genitali a un prigioniero, ricorda Tesmija Elezovic: «Ma non so quante persone abbia ucciso. Di certo le sue vittime sono moltissime», dice. «Dule» arrivava sempre col volto coperto da un passamontagna nero, ma Tesmija ha subito capito che il sanguinario carnefice di Omarska era Tadic: erano vicini di casa, lo conosceva da quando con la sua famiglia mandava avanti un bar sulla strada principale di Kozarac, nella Bosnia meridionale. «Nel campo si è trasformato, è diventato incredibilmente duro, spietato», ricorda la donna scampata all'orrore del Lager: a lei Tadic non ha mai fatto niente di male, «ma passava le giornate a picchiare, a uccidere, a violentare le prigioniere». La drammatica testimonianza di Tesmija concorda con le prove raccolte dal «Centro di documentazione sui crimini di guerra» di Goettingen: in tutte le dichiarazioni rilasciate dai testimoni e dalle vittime che sono riuscite a fuggire da Omarska, Tadic è chiamato «il macellaio». Nell'«elenco degli accusati» stilato dal «Centro» il suo nome compare tre volte. Toccherà alla Procura generale di Karlruhe e poi a un tribunale federale far piena luce. Emanuele Novazio
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